52mo Karlovy Vary International Film Festival - Pagina 4

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52mo Karlovy Vary International Film Festival
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0f10-pomegranate-orchard 1Un buon inizio per la sezione East to West che ha proposto un paio di titoli di ottimo interesse. Nar baği (Frutteto di melograni) proviene dall’Azerbaijan, paese della cui cinematografia conosciamo ben poco e che, nel periodo russo, non ha dato vita a film importanti perché molto limitata dalla censura. Lo stesso regista, il quarantaduenne Ilgar Najaf qui alla sua seconda opera, aveva subito da parte del regime pesanti imposizioni che portarono la famiglia ad essere espulsa dal paese alla fine degli anni ottanta. Documentarista di livello, autore televisivo, dimostra grande sensibilità soprattutto nel raccontare il disagio dei più piccoli – nella sua opera del debutto (Buta, 2011), raccontava le fantasie di un bimbo di sette anni – tanto da creare con questo delicato nuovo titolo, presentato qui in prima mondiale, è una magia che dura novanta minuti. Protagonista un quarantenne che ha molte cose da spiegare alla sua famiglia. Gabil torna a casa nella fattoria, circondata da un frutteto di antichi alberi di melograno, dopo un’improvvisa partenza dodici anni prima: da quel momento non era mai stato neppure una volta in contatto con loro. Pensa forse di essere subito perdonato dal vecchio padre che ha mantenuto per quel tempo la nuora ed il nipotino che ora ha problemi di vista. L’uomo ha amici poco affidabili, probabilmente deve del denaro a persone pericolose. La moglie inizia a credere in lui, il figlio cerca di recuperare il suo affetto ma viene ripagato in maniera negativa, ed è l’unica vera vittima di una situazione in cui gli adulti scelgono per lui. È un dramma privato immerso in un paesaggio pittoresco che racconta di ingiustizie che emergono sotto la superficie dell'apparente innocenza, serenità. Il finale lascia pochi dubbi sulla vera rettitudine del uomo. Ottimamente interpretato da attori molto conosciuti e capaci di una recitazione assolutamente naturale, è un piccolo grande film da assaporare scene dopo scena con immagini volutamente senza effetti o preziosismi: quello che conta è la storia.
dedeDede (idem, 2017) è film intenso, drammatico che mette in discussioni tradizioni che non permettono alla società di progredire verso un futuro socialmente più accettabile. Per la ambientazione ed i temi trattati è un film georgiano ma nasce da una complessa produzione internazionale che coinvolge, oltreché la Georgia, Qatar, Irlanda, Paesi Bassi e Croazia. La vicenda narrata inizia nel 1992, al termine di una terribile guerra che aveva distrutto psicologicamente i reduci. La giovane Dina vive in un villaggio di montagna dove la vita è strettamente governata da secoli di tradizione. Ritorna l’uomo a cui è stata promessa ed il suo dovere sarebbe quello di sposarlo, ma lei e innamorata di un altro e non vuole rinunciare a questo sogno d’amore. Dopo grandi scontri va col suo uomo nell’altro villaggio, ha un figlio ma c’è chi non dimentica e fa iniziare una faida da cui tutti escono sconfitti. È possibile sfidare l'ordine stabilmente stabilito? In caso affermativo, quale prezzo deve pagare una persona a farlo? La debuttante regista Mariam Khatchvani ha realizzato il suo primo film a Svaneti, la regione montuosa rigogliosa nella Georgia nord-occidentale dove è nata e ci presenta un autentico ritratto di una serie di costumi e tradizioni associate a questa provincia. La sua sensibilità Le permettono di immedesimarsi nel mondo delle donne per certi versi ancora oggi considerate inferiori agli uomini. È un’occasione per scoprire luoghi ma, soprattutto, costumi a poco noti.
F.F.