52mo Karlovy Vary International Film Festival - Pagina 15

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52mo Karlovy Vary International Film Festival
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a3f5-the-nile-hilton-incidentCome è ormai tradizione dei grandi festival anche la 52a edizione della rassegna di Karlovy Vary ha messo in campo una mole massiccia di titoli, dispersi nelle varie sezioni in cui si è articolato il festival. Citiamo due film che ci sono parsi particolarmente interessanti. The Nile Hilton Incident (L’incidente capitato all’Hotel Nilo Hilton) è una coproduzione del 2016 fra Svezia, Germania e Danimarca firmata da Tarik Saleh. Vi si racconta, sotto la formula del noir, l’investigazione condotta dal maggiore, poi colonnello, Naredin sulla morte di una bella cantante trovata sgozzata in una stanza dell’Hilton, a Il Cairo. L’indagine condurrà alla scoperta dell’assassino, nei panni di un alto funzionario dei servizi segreti che aveva ricevuto l’incarico di eliminare la donna diventata scomoda per il regime dopo che un parlamentare e grande costruttore immobiliare si era innamorato di lei. Lo scenario è quello dei giorni che precedono la caduta del dittatore Iosli Mubarak e nel film sono presenti complicità e fermenti che segarono quei giorni di speranza e, poi, di delusione con la salita al potere di un altro dittatore, il generale Al Sissi. È un film realistico in molti particolari, anche se girato in Marocco, a Casablanca. Vi primeggia la figura del poliziotto tracciata in maniera verista: non è un eroe senza macchia né colpe, deruba sfacciatamente gli arrestati, assiste indifferente alle torture dei fermati, fuma spinelli a tutt’andare. Un agente in carne e ossa che, tuttavia, segue una sua morale, non si piega alle decisioni dei potenti, accetta la promozione, ma non smette per questo di indagare. Sarà proprio lui ad essere travolto dalla protesta popolare, mentre i suoi capi, in prima luogo uno zio che comanda la stazione di polizia in cui lui lavora, troveranno modo di riciclarsi alla luce del nuovo potere. È un film dal taglio classico e dalla struttura professionalmente precisa, forse non innova nulla nel campo del linguaggio, ma apre una finestra abbastanza significativa su fatti di cui sappiamo poco.
U.R.

a-ghost-story-poster-trailer-teased-696x464Uno degli eventi speciali di questa edizione del KVIFF è stato legato all'assegnazione di un premio a Casey Affleck. Presente anche il regista, è stato proposto l'originale A Ghost Story (Una storia di fantasmi, 2017), film che mischia l'ironia, il grottesco a temi dal sapore del horror. Girato in 1.37:1 con un sapore di antico che è ben presente in tutto lo sviluppo del film, è stato realizzato con autofinanziamento utilizzando interpreti praticamente non pagati e tecnici qualificatissimi che hanno lavorato ai minimi contrattuali. Del resto nel mondo standarizzato di Hollywood alcuni che hanno sempre cavalcato questa ricca onda trovano piacere nel tentare vie diverse, dal sapore a tratti goliardico. A dirigere il talentuoso trentasettenne David Lovery, di cui ricordiamo il recente Il drago invisibile (Pete's Dragon, 2016) e Senza santi in paradiso (Ain't Them Bodies Saints, 2013) di cui erano protagonisti Casey Affleck e Rooney Mara, gli stessi che interpretano A Ghost Story. E' stato girato in grande segreto perché sia il direttore/sceneggiatore che gli interpreti  avevano più di un dubbio sul risultato finale, visto che tutto è realizzato come fosse un film di anteguerra, volutamente molto ingenuo in alcune trovate, ad esempio l'esemplificazione visiva del fantama di Affleck coperto di lungo lenzuolo bianco e con due tagli all'altezza degli occhi. In realtà, questa scelta è sia artistica che per esigenze del lavoro del attore che, in questa maniera, appare pochissimi minuti. Il film ha avuto la sua prima mondiale al Sundance Film Festival con ottimo successo di critica, successo che ha confortato i produttori convincendoli a tentare un'uscita ufficiale prevista in questi giorni negli Stati Uniti con un numero di sale limitato. Questo prodotto volutamente ingenuo riesce a divenire una meditazione poetica sul tempo, la memoria e ha argomenti per dimostrare l'esistenza di uno spirito dentro di noi. Musicista in difficoltà vive con la moglie in una semplice casa di periferia. Una notte sentono un pesante rumore provenire dal pianoforte ma non ne riescono a capirne la ragione. Avviene un grave incidente d'auto in cui lui muore, ma si sveglia come un fantasma e, mentre cammina in ospedale, nessuno riesce a vederlo. Torna a casa, osservala la moglie che non si dà pace per la sua dipartita e vorrebbe confortarla. Scopre un altro fantasma all'interno della casa di fronte che sa di dovere attendere qualcuno ma non si ricorda chi. Da questo momento, si trova a vivere a ritroso la propria vita, quella dei suoi avi, la storia stessa della casa che per lui è ragione di speranza di abbandonare lo stato di fantasma per trasformarsi in anima salita in cielo. Il film è poetico, divertente, con situazioni che trovano chiarezza solo nel loro sviluppo tutto ben coordinato da una sceneggiatura in cui nulla è detto che non abbia ragione per lo sviluppo della storia. Difficilmente diventerà un campione di incassi, ma sicuramente merita di essere visto, avendo voglia prima di scoprire quale è lo spirito voluto creare da David Lovery, qui anche montatore. Per chi afferma che Casey Affleck è mono espressivo e non ama i film da lui interpretati, qui il problema non esiste: il suo volto è quasi sempre coperto da un lenzuolo.
F.F.