52mo Karlovy Vary International Film Festival - Pagina 13

Stampa
PDF
Indice
52mo Karlovy Vary International Film Festival
Pagina 2
Pagina 3
Pagina 4
Pagina 5
Pagina 6
Pagina 7
Pagina 8
Pagina 9
Pagina 10
Pagina 11
Pagina 12
Pagina 13
Pagina 14
Pagina 15
Pagina 16
Tutte le pagine

53a2-the-man-who-looks-likemeMancano pochi titoli alla conclusione della Sezione East to West e già’ si ipotizza chi potrà essere il vincitore. In questa edizione, numero 52, del KVIFF molti sono stati i titoli interessanti e, sicuramente, anche negli ultimi ancora non visionati qualche sorpresa apparirà. È un piacere avere conferma che paesi produttori meno noti come l’Estonia siano in grado di proporre bei momenti di cinema. Sono stati presentati oggi due film estoni che parlano di umorismo ma anche di umanità. Dietro ad un taglio apparentemente comico, vengono presentate situazioni umane, momenti di autentica drammaticità. Minu näoga onu (L'uomo che sembra come me, 2017) è diretto dai fratelli Katrin Maimik e Andres Maimik, che avevano già realizzato il riuscito Kirsitubakas (Tabacco alle ciliege, 2014) su una ragazza di città che s’innamora di uomo molto più adulto di lei. Oggi racconta di un critico musicale che sta attraversando una crisi dopo il divorzio e si concede una pausa per finire di scrivere il suo libro. Quando il padre, un trombonista jazz con una vita fatta di stranezze e stravizi, improvvisamente appare sulla soglia di casa sua, diventa chiaro che la sua vita sta per andare in una direzione diversa. C'è di mezzo anche una psicoterapeuta che, in maniera differente, trasformerà la vita di ambedue. Una storia tragicomica sui genitori, sui figli, sui loro errori e le manie condivise. In questi cento e passa minuti succede di tutto, si ride molto ma c’è anche l'occasione per meditare su argomenti non occasionali.
985a-the-end-ofthechainKeti Lõpp (La fine della catena Keti, 2017) è un film a tratti surreale scritto, diretto e interpretato da Priit Pääsuke, noto autore di Tallinn che ha realizzato questo film anche grazie al Festival di Karlovy Vary ottenendo l'appoggio di Works in Progress, sezione in cui vengono selezionati titoli non ancora realizzati in maniera completa. Il simpatico regista quarantaduenne è molto attivo in varie forme di espressione visiva, per il cinema ha realizzato un paio di corti interessanti. Nella costruzione su una sceneggiatura scritta a quattro mani con Paavo Pilk, mette fin troppe idee ma la scelta di raccontare la storia attraverso brevissimi episodi risulta vincente e riesce a fornire ad ognuno dei personaggi una propria visibilità. La location è un enorme locale di fast - food. L'unica dipendente è molto nervosa e ben presto si capisce la ragione: il locale sta per chiudere i battenti – quella sera stessa – per sempre. Si alterna umana varietà: dai bimbi felici che giocano nel mare di palline che poi vengono utilizzate da un uomo (il regista) non esattamente in buone condizioni psichiche. C'è la coppia che litiga, le due ragazzotte vestite in maniera esagerata che devono andare ad una festa, un anziano probabilmente privo di denaro. A questi si aggiunge un ragazzo greco che cerca lavoro e diventa confidente, aiutante, amico per una notte della ragazza che ha difficoltà a fingere quando le fanno una visita a sorpresa gli orgogliosi genitori (lei è il direttore del negozio senza dipendenti). Si ride moltissimo, ma si pensa ancora di più. L'amarezza che traspare da ognuno non lascia indifferenti, sono non personaggi ma persone vere con problemi che accomunano tanti di noi. Bello, intenso, ben girato, ottimamente interpretato. È una commedia ad alta voce, sul peggio che possa succedere quando si sta servendo dall'alba al crepuscolo. Esamina anche i dilemmi esistenziali, l'egoismo nascosto e l'essenziale desiderio di compassione.
F.F.