Festival di Karlovy Vary 2008

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Festival di Karlovy Vary 2008
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43mo Festival Internazionale del film di Karlovy Vary
ImageIl festival di Karlovy Vary, nella Repubblica Ceca, festeggia quest’anno la 43ma edizione confermando e migliorando i suoi tratti caratteristici. E’ una manifestazione particolarmente attenta alle cinematografie europee, in particolare a quelle dei paesi ex-realsocialisti. Un’attenzione che si sposa con una particolare sensibilità verso le opere originali e culturalmente consistenti. Il tutto riuscendo a coinvolgere grandi masse di giovani provenienti dall’intero paese, dalla Repubblica Slovacca e dalla vicina Germania. E’ un popolo variopinto, disordinato, piacevolmente travolgente che ha pochi legami con la solita massa di festivalieri professionali.
Il mattino ha l'oro in bocca
Il mattino ha l'oro in bocca
L’apertura della sezione principale, quella competitiva, ha coinvolto anche un film italiano: Il mattino ha l’oro in bocca di Francesco Patierno, già uscito sui nostri schermi. La storia è tratta dal racconto autobiografico Il giocatore di Marco Baldini, socio e complice di Fiorello, che racconta i suoi esordi a Radio DJ, nei primi anni ottanta. Dovrebbe essere un quadro di genio e sregolatezza, entusiasmo giovanile e infausta passione per il gioco d’azzardo, ma la regia non riesce a dare al film una giusta misura oscillando fra la tragedia dostoevskijana, con venature malavitose, e la commedia italiana. In questo modo rimane in mezzo ad un guado che non porta da nessuna parte. Al massimo gli si può riconoscere una simpatia di fondo cui Elio Germano, nel ruolo del presentatore radiofonico e giocatore compulsivo, offre un contributo non trascurabile.
La verità o quasi
La verità o quasi
Assai più solido La veritè ou presque (La verità o quasi) del francese, d’origini egiziane, Sam Karmann. Siamo dalla parti di quel filone familiare che tanto attira il cinema transalpino e di cui abbiamo avuto vari esempi negli ultimi festival. Questa volta l’attenzione del regista prende spunto dal romanzo True Enough (Abbastanza vero) dell’americano Stephen McCauley per disegnare un complesso groviglio di relazioni fra mogli, mariti, ex-coniugi, attuali amanti, amori etero e omosessuali, genitori e figli. Il film è costruito con abilità, sfrutta con gusto il paesaggio urbano di Lione e si avvale, come di consueto, di una pattuglia di attori molto bravi. Un testo piacevole e ben organizzato che ci parla, come la stragrande maggioranza delle altre opere classificabili in questo minifilone, di una borghesia medio – alta che non ha problemi di denaro, guarda più al proprio ombellico che al resto della società e che, anche quando è costretta a fare i conti con il mondo esterno (si veda il fuggevole episodio dell’arresto di uno dei protagonisti per frode fiscale) lo considera più un trascurabile incidente di percorso che un’occasione per fare i conti con l’esterno.
Attraverso il vetro
Attraverso il vetro
Su Iza Stakla (Attraverso il vetro) del croato Zrinko Ogresta c’è ben poco da dire ed è un peccato perché questo regista ha presentato, nel 2003, proprio a Karlovy Vary l’interessante Here (Tu) che vinse il Premio speciale della giuria. Ancora una volta siamo alle prese con un quadro di relazioni familiari e sentimentali in un ambiente medioborghese. Il tutto ruota attorno alla figura di un architetto trentacinquenne che si sta staccano sempre più dalla moglie, che gli ha dato un figlio, per indirizzarsi verso una collega di studio, sua amante di lunga data. La storia corre verso un finale tragico fra genitori ammalati, sanguinolenti aborti spontanei e litigate su ogni versante. La soluzione, se tale si può chiamare, arriverà da un colpo di pistola sparato da un paramedico che uccide accidentalmente l’amante proprio nel momento in cui il protagonista stava decidendo di lasciare la moglie. Un pasticcio mal girato, peggio sceneggiato e sorretto da interpretazioni a dir poco discutibili.