52mo Karlovy Vary International Film Festival - Pagina 14

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52mo Karlovy Vary International Film Festival
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af6b-unwantedL'ultimo giorno di East to West propone due film dissimili come argomenti e modo di narrarli, ma molto simili per piacevolezza. Temi complessi, atmosfere drammatiche per il primo, piacevolmente grottesche per il secondo. T'padashtun (Non desiderato, 2017) prodotto da Kossovo ed Olanda – i due paesi più importanti per il regista – è un film lineare nello sviluppo che racconta con bravura e sensibilità le atmosfere di tensione che tutt'ora creano non pochi problemi tra popoli che fino all'inizio degli anni '90 erano dichiaratamente nemici. Dirige il kosovaro Edon Rizvanolli che debutta nel lungometraggio con grande esperienza teatrale, documentaristica, di corti: vive nei Paesi Bassi da oltre un decennio. Pur essendo di parte racconta gli scontri tra i suoi compatrioti ed i serbi senza prendere posizione. È vero, il cattivo non è kosovaro, ma questo può essere giustificabile. Tutto si svolge attraverso il sincero amore di due giovanissimi che si incontrano, si piacciono, si innamorano. Lui tende ad essere uno sbandato ma torna nella legalità grazie al sentimento che prova per Ana. Inizialmente, anche la madre che ha cresciuto il figlio senza l'aiuto di un padre, è contenta, ma scopre che il genitore della ragazza è serbo, cerca di dissuaderlo e, addirittura, vorrebbe cambiare città. In questo passaggio, dalla tristezza si giunge alla gioia – Ana, nonostante tutto, è benvoluta dalla donna – e sembra che finalmente siano superati i confini che separano i due popoli. Causa un tatuaggio dell'uomo, crolla la possibilità di un'unione tra i due ragazzi. Bella la frase del figlio della donna: siamo ambedue cittadini olandesi, e il passato non esiste più, ma certe tensioni difficilmente saranno superate in pochi anni. Molto bella la location in Amsterdam, ben lontana da quanto visitano i turisti ma anche da certi racconti drammatici della delinquenza che si vive in certa periferia. Il regista fa sperare in un lieto fine – forse utopistico – per poi imporre quanto la realtà impone.
0b14-how-viktor-thegarlic-took-alexey-thestud-tothenursing-homeJak Víťa Česnek vezl Ljochu Vrtáka do důchoďáku (Come Viktor "l'aglio" ha preso Alexey "il perno" alla clinica Kak , 2017) – è una commedia russa dal sapore agrodolce in cui sono molte le occasioni per sorridere e ridere, ma dove è particolarmente importante la vis drammatica. Il protagonista è esagerato, a tratti improponibile nel suo modo di comportarsi, ma è assolutamente umano e possibile. È simpatico, coinvolgente ma fondamentalmente solo ed infelice. È un uomo che non ama la moglie, non si occupa del figlio e trascorre il suo tempo libero tra il bere e la compagnia di ragazze di dubbia moralità. Piccolino, riesce a stendere i suoi avversari con un gancio micidiale. Il padre ha lasciato la famiglia quando era piccolo, la madre si è suicidata. Con queste premesse, sembra impossibile che l'opera prima di Alexander Hanton possa essere tanto divertente, con un umorismo nero che affascina e coinvolge. Il film offre un insieme di personaggi selvaggi rappresentanti degli strati sociali più bassi, visti attraverso un bilanciamento che trova equilibrio tra la dimensione profondamente umana del racconto e il suo stile ironico che dileggia la società contemporanea. Il padre anziano ed il figlio sono persone fondamentalmente negative, eppure riescono a essere piacevoli per lo spettatore. Quarantenne libertino ha la vita compromessa dall'arrivo del padre che lo aveva abbandonato bimbo. È su di una sedia a rotelle, si impianta in casa sua e lui cerca di trovare una casa di riposo che lo accetti. Questa esiste, ma è lontanissima. I due iniziano un viaggio in cui incontreranno personaggi pazzi e problematici come loro ma, soprattutto, impareranno a conoscersi ed accettarsi per quello che sono.
F.F.