52mo Karlovy Vary International Film Festival - Pagina 12

Stampa
PDF
Indice
52mo Karlovy Vary International Film Festival
Pagina 2
Pagina 3
Pagina 4
Pagina 5
Pagina 6
Pagina 7
Pagina 8
Pagina 9
Pagina 10
Pagina 11
Pagina 12
Pagina 13
Pagina 14
Pagina 15
Pagina 16
Tutte le pagine

 

Tieni i restoKeep the change (Tieniti il resto) dell’americana Rachel Israel è una delicata storia d’amore fra due persone diversamente abili, come si deve dire oggi pena l’essere accusati di razzismo. David proviene da una famiglia facoltosa, Sarah ha origini più umili, ma è più spigliata e sensibile. Si incontrano in un gruppo di supporto per persone con i loro stessi problemi, fanno amicizia, si fidanzano, finiscono a letto per iniziativa della donna, partecipano ad una festa della buona borghesia newyorchese dove si rompe il loro rapporto a causa dell’insistenza di lei, che ha una bella voce, a cantare una canzone anche oltre i limiti temporali imposti dalla buona educazione. Si ritrovano, fanno pace e si avviano, finalmente, a una felice convivenza. È un film che la regista ha tratto, ampliandolo, da un suo cortometraggio del 2013 con gli stessi interpreti ed è anche una storia leve, una commedia sentimentale di quelle che strappano qualche lacrimuccia alle persone più sensibili. Il merito maggiore dell'opera è di presentarsi per quello che è, senza pretendere di impartire lezioni di morale o dare il via a pistolotti sociali. La regista si è diplomata alla scuola superiore di design, un dato che traspare dall’eleganza dell’impaginazione e della sensibilità nel tratteggio dei caratteri dei personaggi. Non ci sono momenti di cedimento, né sul versante patetico, né su quello moralistico e la storia procede facendo dimenticare quasi subito che i protagonisti sono due persone con problemi. In questo un contributo fondamentale nasce dai due interpreti principali, l’attrice e cantante Samantha Elisofon e Brandon Polansky, che non cedono neppure per un momento a mossette o a scorciatoie fisiche.
Ralang-RoadQualcuno potrebbe definire Ralang Road (La strada di Ralang), opera prima del regista indiano Karma Takapa, il classico film da festival in quanto complesso nella struttura, non sempre chiaro e destinato a una circolazione per soli addetti ai lavori. Noi preferiamo parlare di un prodotto confuso, a tratti incomprensibile e passabilmente presuntuoso. Stando alle note stampa dovrebbe trattarsi di quattro personaggi le cui vite si incrociano nella regione himalaiana del Sikkim ove capitano o vivono. Uno è un maestro di città in rotta con la moglie che attende un figlio (lo scopriamo da una serie di flash back non del tutto chiari e collocati in maniera quasi casuale), un altro è il proprietario della sala da bigliardo locale con una propensione neppur troppo nascosta a menare le mani. Gli ultimi due sono una coppia di giovinastri locali pronti ogni nefandezza pur di procurarsi denaro. Tutto questo è immerso in lunghe sequenze di non facile comprensione, alternate con immagini di animali in fuga o in caccia. Con un po’ di vergogna dobbiamo confessare che abbiamo capito ben poco anche se siamo rimasti in sala, fra i pochissimi che hanno resistito sino alla fine del film.

U.R.