54mo Karlovy Vary International Film Festival - Pagina 7

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54mo Karlovy Vary International Film Festival
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PREMI
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LaraLara ha compiuto sessant’anni e ha alle spalle una radiosa carriera di funzionaria pubblica che le ha consentito di far studiare il figlio da pianista concertista, tuttavia è tutt’altro che felice. Nella prima immagine la vediamo mentre sta per suicidarsi gettandosi dalla finestra. È salvata da un intervento della polizia che la vuole testimone per una perquisizione in casa di un suo vicino. Inizia in questa maniera drammatica il film del tedesco Jan-Ole Gerster che radiografa una giornata di questa ex-manager che assisterà, fra le altre cose, al debutto del figlio in un importante recital pianistico. È il classico film per attori che offre alla famosa Corinna Harfouch un’occasione per mostrare la sua arte recitativa. È un quadro psicologico ricco di sfumature e di occasioni per graduare stati d’animo complessi.
Nech je svetlo (Che la luce sia) di Marko Skop è ambientato in un piccolo villaggio rurale Slovacco durante le festività di fine anno. Qui fa ritorno Milan che è andato a lavorare in Germania e, pensano i suoi concittadini, si è fatto una piccola fortuna. Ha cambiato auto e ritorna pieno di regali per la moglie e i tre figli. Le invidie che suscita sono molte e le cose peggiorano quando il suo figlio maggiore risulta coinvolto in un gruppo paramilitare ispirato dal parroco del paese di cui faceva parte anche un giovane morto in circostanze misteriose. La situazione peggiora quando i cattivi decidono di passare all’azione aggredendo l’intera famiglia dell’uomo. Un film di ben scarso interesse se non fosse per la denuncia della connivenza fra religiosi e reazionari, in questo senso si potrebbe anche parlare di posizione antieuropeista della chiesa (Milan ha fatto fortuna in Germania e anche per questo è osteggiato) mentre i paramilitari e il prete che li protegge sono abbarbicati ai valori e le tradizioni nazionali.

Kucuk seyler (La bella Indifferenza) del turco Kivanc Sezer racconta la storia di Onur, manager di un’industria farmaceutica che si stanca del lavoro, si licenzia e farsi una famiglia normale. Rompe con la moglie che non vuole figli, ma dopo si riappacifica. È una storia di una Turchia moderna che ha superato la fase rurale per immergersi in una modernità esagerata che ha ben poco a che fare con le tradizioni del paese. Un film denso di riferimenti e momenti assai poco tipici. 
De Patrick (Patrick) si sviluppa in una location davvero originale: un camping nudista di proprietà del padre del protagonista in cui si alternano ospiti occasionali e persone che vi hanno sistemato roulotte e casette prefabbricate. Patrick è un bravo ebanista che costruisce seggiole e mobili su modelli di famosi architetti. Un giorno scopre che qualcuno gli ha rubato un martello a cui era particolarmente affezionato. Si mette a cercarlo ostinatamente al punto di quasi trascurare la morte del vecchio padre da tempo gravemente ammalato. Il film racconta le vicende di molti ospiti del camping che alternano adulteri, risse furiose a vite senza vestiti. Il film svolta in poliziesco con Patrick che rischia di essere accusato di omicidio, ma è assolto dalla polizia stessa. È un film in cui conta più l’ambiente che i protagonisti, anche se molti di loro presentano psicologie piuttosto originali. Da notare la bella interpretazione di Kevin Janssens che riesce a dare al protagonista uno spessore di grande rilievo. (U.R.)