54mo Karlovy Vary International Film Festival - Pagina 8

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54mo Karlovy Vary International Film Festival
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cover-photo-gold-copyZizotek (idem, 2019) - Grecia – del regista Vardis Marinakis segna il suo ritorno a Karlovy Vary dove era stato presente con Mavro livadi (Campo nero, 2009). Si è laureato alla National Film School di Londra dove ha studiato con il regista inglese Stephen Frears e ama raccontare storie che trattano le emozioni e l'umanità anche più drammatica attraverso immagini e dialoghi rasserenanti. Le sue immagini sono poetiche, molto intime, capaci di fare condividere le emozioni dei suoi personaggi. Non racconta di un mondo felice ma, nello stesso tempo, riesce a non drammatizzare mai quanto mette in scena. Realizza pochi titoli perché di cinema impegnato difficilmente si vive ed il suo lavoro è soprattutto quello di creativo e regista di spot pubblicitari. In questa occasione realizza un’opera riuscita, capace di dialogare col pubblico in maniera bella e diretta. Il giovane protagonista è davvero bravo e, soprattutto, riesce sempre ad essere spontaneo. Dopo che a nove anni Jason viene abbandonato dalla madre a un festival folkloristico, si rifugia in una capanna nel mezzo della foresta appartenente a un solitario. La donna probabilmente è una prostituta e forse non lo ha solamente perso. Sebbene all'inizio l'uomo non lo accolga bene, una serie di circostanze alla fine li porterà a formare una famiglia - qualcosa di cui entrambi sono mancanti da molto tempo. Alla fine il ragazzo potrebbe tornare a casa, ma…
Outside20mood smallTiché doteky (Un certo tipo di silenzio) – Repubblica Ceca, Paesi Bassi, Lettonia – è una coproduzione che include paesi che solitamente non collaborano assieme in progetti cinematografici. È stato  girato in inglese a Riga alla fine del 2017. E’ basato su una storia vera, riguardante sette religiose in cui si uniscono persone anche di primo piano che accettano qualsiasi compromesso morale pur di portare avanti il loro credo. Sceneggiatura particolarmente bene scritta, lascia poco trapelare di quello che sarà lo scioccante finale: solo attraverso l’interrogatorio da parte della Polizia si hanno tracce del segreto che unisce i vari personaggi. Opera prima del dotato Michal Hogenauer, si sviluppa con un taglio teatrale e rende più drammatica la vicenda con momenti di una certa violenza nel confronto del minore. Si parla di rapimenti di un migliaio di bambini, di oltre 100.000 persone coinvolte in vari paesi: il tutto con un completo silenzio legato ai ‘piaceri’ che questa setta riusciva ad ottenere. Mia va a vivere con una famiglia molto ricca come au pair: telefonino ultimo modello, carta di credito per le sue spese, la chiave elettronica che fa funzionare ogni cosa nella sofisticata villetta. Dopo il primo momento di entusiasmo, scopre che dietro un’apparente serenità vi sono regole familiari difficili da accettare: la violazione di una qualsiasi di esse porterà al suo immediato licenziamento. La giovane donna deve decidere se preservare la sua integrità o conformarsi a uno stile di vita che le è completamente estraneo e da cui non può più tornare indietro.

(F.F.)