54mo Karlovy Vary International Film Festival - Pagina 3

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54mo Karlovy Vary International Film Festival
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PREMI
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La serata inaugurale della cinquantataquatresima edizione del KVIFF di Karlovy Vary ha voluto preparare alla magia di un festival che si prospetta interessante sia quale proposta cinematografica che attraverso vari incontri con addetti ai lavori dei vari attori che questo mondo aiutano a crearlo. Oltre ai bellissimi effetti visivi che da anni caratterizzano l’inaugurazione, quest’anno si sono aggiunti i ballerini acrobatici che hanno creato splendide coreografie appesi a trapezi. Ma il momento maggiormente atteso era la consegna del  Globo di cristallo a Julianne Moore per il suo contributo al Cinema Mondiale, un premio alla carriera meritato. Terminata questa parte più mondana, è stato presentato l’ultimo film dell’attrice, il primo coprodotto col marito e regista Bart Freundlich. After the Wedding (Dopo il matrimonio, 2019) è il remake del ben riuscito dramma Dopo il matrimonio (Efter brylluppet, 2007) della danese Susanne Bier e dimostra subito di avere un fin troppo elevato livello di sudditanza con quanto realizzato dalla cineasta. In questa occasione si segue  la responsabile di un orfanotrofio indiano sull’orlo della bancarotta, che viene a sapere che la sua organizzazione è in lizza per ricevere una grande donazione da una ricca imprenditrice americana, costringendola a tornare a New York, dove si trova ad affrontare quel passato che aveva cercato di dimenticare. Cambiano il sesso del direttore (nell’originale uomo), lo sfondo (da Copenhagen a New York) ma null’altro, con una certa spiacevole sensazione del già visto. Il matrimonio della figlia della ricca signora è occasione per un insieme di scene fin troppo melodrammatiche, con uno sviluppo che tende più alla telenovela da piccolo schermo che non al dramma esistenziale. Le scene realizzate in India sono molto convenzionali e non riescono a creare vere emozioni, anche la scelta del ragazzino affezionato alla direttrice che continua con lei a dialogare oltreoceano non funziona come dovrebbe: poco si intende dell’orfanatrofio, della sua vita, del messaggio di speranza. Non è il caso di dire quale sia il segreto che viene alla luce e, tutto sommato, è anche poco importante per lo sviluppo del film. Julianne Moore è come sempre molto brava e dimostra grande capacità nel porsi in ombra della vera protagonista, la donna coraggiosa che deve affrontare un capitolo della sua vita per lei doloroso. Michelle Williams non demerita le sue quattro candidature all’Oscar, ma con questo film difficilmente riuscirà ad essere proposta per una quinta statuetta. La sceneggiatura non premia Billy Crudup il cui personaggio è fin troppo marginale nello sviluppo narrativo. Bart Freundlich dimostra i limiti di sempre, non riuscendo a scrollarsi di dosso la sua militanza televisiva che condiziona molto il suo modo di narrare. Film decoroso ma non entusiasmante che nelle interpreti ha il vero punto di forza.

F.F.