53° Semana Internacional de Cine 2008 - Pagina 8

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53° Semana Internacional de Cine 2008
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Culto
Culto

Il film più atteso dell’ultima giornata del SEMINCI 53 era Adoration (Culto) di Atom Egoyan. Previsto inizialmente all’inizio del Festival, era stato portata a questo momento probabilmente per chiudere con un nome importante., ma non sempre un autore acclamato è in grado di realizzare un’opera di buon livello. L’idea iniziale non era malvagia. Un ragazzo, orfano di ambedue i genitori, durante un’esercitazione della professoressa di francese che fa tradurre e discutere la notizia di un terrorista che aveva nascosto una bomba nel bagaglio della moglie incinta per fare saltare un aereo, decide di creare una drammatizzazione dicendo che anche suo padre era un terrorista e che aveva fatto lo stesso con sua madre. D’accordo con l’insegnante, prosegue nell’esercizio di stile inventando sempre nuovi particolari, chattando con centinaia di persone. Tuttavia non tutto è come appare, nemmeno la finzione. Sceneggiato da Egoyan, il film nel finale diventa a dir poco mal sviluppato, con trovate più da telenovela che non da film d’autore, costringendo gli spettatori a sonore risate. Del resto, il film presentato a maggio a Cannes in prima mondiale da quel momento non è stato visto se  non a livello di molteplici festival con risultanti non eclatanti (ha avuto solo una menzione speciale a Toronto come miglior film Canadese...) e arriverà sugli schermi europei a metà di aprile. Dispiace vedere sprecato il suo talento in un film pseudo intellettale in cui l’unico che si salva è il giovanissimo protagonista Devon Bostick con una notevole esperienza (oltre trenta titoli) maturata al cinema e alla televisione.

La buona novella
La buona novella

Sinceramente, de La buena nueva (La buona nuova) di Helena Taberna non se ne sentiva l’esigenza. Siamo di fronte all’ennesima vicenda che si svolge attorno al 1936, coi falangisti contrapposti ai socialisti, con fucilazioni, vigliaccherie, una guerra civile che colpisce solo i poveri. Miguel è un giovane prete in carriera con studi fatti al Vaticano che chiede al suo Vescovo di potere operare in una parrocchia. Il paese dove va è socialista e ben presto avvengono molte uccisioni. Quando si rende conto che la Chiesa appoggia la parte più violenta, si stacca da essa e, con l’aiuto di bella maestra a cui hanno ucciso il marito durante i primi moti, cerca di lottare. Detta così, la storia potrebbe suonare più o meno interessante ma, se si pensa che il fulcro della vicenda è l’interesse del fruttivendolo, figlio della ex perpetua del prete e attivissimo uomo di destra, per la maestrina che sarebbe disposta a sposarlo per il bene della figlioletta, si capisce quale possa essere l’effettivo valore politico e sociale di questa telenovela di lusso decorosamente interpretata da Unax Ugalde, Bàrbara Goenaga e Gorka Aginagalde.

Terribilmente felice
Terribilmente felice

Frygtelig lykkelig (Terribilmente felice) di Henrik Ruben Genz funziona, e fa vedere come anche in Danimarca esista la Polizia corrotta o, quantomeno, poco attiva, che non ha nessun interesse a mettere il naso nei casi di giustizia autogestita da parte degli abitanti di uno sperduto paese dove viene inviato per punizione un agente proveniente da Copenhagen. Lui ha minacciato con una pistola la moglie e qui c’è un incallito e violento ubriacone che riempie di botte la moglie e i figli tutti i giorni. Lei chiede aiuto ma, al momento di denunciarlo, torna sempre sui suoi passi fino a quando, in circostanze non chiare (per la Polizia, non per gli spettatori...) muore. Bello lo spaccato di un paese lontano da tutto e tutti che vive con le proprie regole e che solo formalmente rispetta autorità e giustizia. I posti fissi nell’unico bar a seconda della gerarchia, il consiglio dei saggi che decide sulla vita ma anche sulla morte delle persone, il medico che senza fare domande e mai ponendosi problemi d’etica lavora come meglio può coprendo anche l’operato delittuoso di qualcuno. Jakob Cedergren è molto bravo, ma tutto il cast funziona al meglio in un film di corale bellezza. L’ultimo giorno è d’obbligo un giudizio su questa cinquantatreesima edizione della Seminci che ha visto il direttore artistico Javier Angulo prendere le redini del comando solo a giugno di quest’anno. Non sappiamo se per sua scelta o per esigenze tecniche, forse sono stati un po’ troppi i film spagnoli presentati nelle varie sezioni, e anche nella Giuria Ufficiale era eccessivamente presente la componente iberica. Nonostante questo la macchina ha funzionato bene come sempre, grazie anche al collaudatissimo Tempo de Historia (Il tempo della storia) sezione collaterale dove vengono presentati ottimi documentari e docufilm, ai bei cicli a cui si affiancano sempre dei cataloghi che sono vere e proprie interessantissime monografie, alla valida presentazione di molti corti compresi quelli della ECAM, una scuola di cinema di Madrid. Per la prossima edizione si annuncia l’opera omnia di Carlos Saura, artista a 360 gradi, e il cinquantenario del premio FIPRESCI a Valladolid con un interessante ciclo di film vincitori nelle varie edizioni e un catalogo che racconterà anche di tutti gli sforzi fatti da questa associazione per donare ai Festival di tutto il mondo una giuria composta da veri professionisti della critica che possa fornire un giudizio credibile sulla qualità del film premiato, garanzia che non sempre la Giuria ufficiale è in grado di fornire.