75ma Mostra Internazionale d'arte Cinematografica di Venezia - Pagina 10

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75ma Mostra Internazionale d'arte Cinematografica di Venezia
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La notte di 12 anniLa noche de 12 años (La notte di 12 anni) di Alvaro Brechner. L’Uruguay, dal 1973 al 1985 è stato retto col pugno di ferro da una feroce dittatura militare, responsabile di una repressione durissima nei confronti di ogni forma di dissenso; forse meno conosciuta e non cosi lunga, rispetto alle dittature militari Cilena e Argentina, tuttavia si è distinta  anche essa per migliaia di casi di tortura e per centinaia di desaparecidos. L’opera dell’uruguayano Alvaro Brechmer è il tributo  a tre superstiti del giogo militare: Mauricio Rosencof, Eleuterio Fernandez Hidobro e l’ex presidente Pepe Mujica, che condividono la terribile esperienza per 12 anni, quanto dura la dittatura in Uruguay e da cui titolo della pellicola, di totale prigionia in condizioni disumane. L’opera, la sesta della sezione Orizzonti, alterna in modo convincente le tre storie, giocando con il mescolare argutamente i particolari più struggenti, come gli incontri sporadici con i familiari, sia reali che immaginati, con quelli più grotteschi, dalle torture disumane dei loro carcerieri, agli espedienti per renderle sopportabili. Allo stesso modo è fatto uso della fotografia e del suono, che rende ancora più intensa la storia, alternando ambienti particolarmente angusti ai pochi ma suggestivi spazi aperti, dal silenzio dell’attesa, carico di paura, al suono assordante degli strumenti di tortura. Un ottimo film, un inno alla vita, alla resistenza che apre gli occhi e travalica i confini ortodossi dell’impegno politico, sintetizzabile con la frase: Ricordatevelo: quando la vita vi colpirà, rialzatevi, andate avanti detta dalla madre di uno dei prigionieri.

la-profezia-dell-armadilloLa profezia dell’armadillo, adattamento cinematografico dell’omonimo libro a fumetti, è l’unica pellicola italiana in concorso, della Sezione Orizzonti. L’opera seconda di Emanuele Scaringi, racconta la storia del ventisettenne Zero (Simone Liberati), un disegnatore squattrinato che vive nella periferia anonima romana e che si arrangia sbarcando il lunario dando ripetizioni di francese e creando illustrazioni per gruppi musicali punk indipendenti. L’esistenza di Zero è una continua rincorsa all’inseguimento dell’occasione buona, del raggiungimento dell’agognata tranquillità economica, cercando tuttavia di rimanere ostinatamente fedele ai suoi principi; a fare da argine a possibili cedimenti e compromessi è un armadillo, personificazione della sua coscienza critica, pronto a conversare sulla vita e i massimi sistemi; ad affiancare il protagonista nelle piccole imprese quotidiane, c'è Secco (Pietro Castellitto), l'amico di sempre. La pellicola si mantiene agile con la stessa impaginazione del libro a fumetti, dove le tante tessere che compongono la storia sono tenute insieme dai continui rimandi all’infanzia del protagonista. Un film, senza pretese, godibile e ben interpretato.

tel-aviv-on-fireLa cinematografia palestinese sta attraversando un momento di particolare felicità creativa, come conferma Tel Aviv on Fire (Tel Aviv in fiamme), terzo lungometraggio del giovane, è nato nel 1975, Sameh Zaobi. La storia  restituisce, in chiave ironica, l’eterno conflitto tra israeliani e palestinesi, attraverso i triboli e le speranze  del trentenne Salam che vive a Gerusalemme e lavora a Ramallah come stagista sul set di una famosa soap opera palestinese. La commedia è un susseguirsi di equivoci, ci sono gag e snodi narrativi sicuramente spassosi e non manca il colpo di scena a lieto fine. Nel complesso un film ben costruito, il cui intento dichiarato è quello di dimostrare che per quanto pessime e inconciliabili possano sembrare le situazioni, il dialogo, a patto di ascoltarsi reciprocamente, è sempre possibile.

(A.S.)