Festival Des Films Du Monde

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Montreal

Ci si può comportare con un coccodrillo come ci si comporta con un animale domestico? La domanda sorge spontanea durante la visione del quinto film del cinese Lisheng Lin, Million dollar crocodile (Un coccodrillo da un milione di dollari), che ha inaugurato il 36nmo Festival des Films du Monde di Montreal. A detta del coriaceo ottantunenne presidente Serge Losique, la scelta di una commedia prodotta da un paese di grande effervescenza culturale come la Cina, della quale era presente in sala una folta delegazione, ha interrotto per una volta il rituale dell’inaugurazione riservata a un film del Québec. E il film ha divertito molto la platea narrando di un esperto allevatore di coccodrilli che, in mancanza di fondi per alimentarli, è costretto a venderli a un borioso proprietario di ristoranti. Senonche’ il piu’ anziano e il piu’ forte degli alligatori sfonda una rete e fuggendo diventa un pericolo per la comunita’. Il regista descrive l’amicizia di un bambino per il coccodrillo al quale era solito gettare cibo. Figlio di un poliziotto bistrattato, il piccolo permette di ritrovare il fuggitivo, di catturarlo e di permettere al padre un comportamento eroico. Tra gli ingredienti comici del film la vicenda di una giovane i cui risparmi di otto anni di lavoro in Italia sono inghiottiti dal coccodrillo spingendola a un affannoso recupero dei suoi averi.

altDopo che l’attrice Greta Scacchi, presidenta della giuria internazionale, ha dichiarato aperto il Festival, il primo film in concorso era firmato da un polacco. Marcin Krzysztalowicz, quarantatré anni, tre film e una serie Tv, ha diretto Oblawa, tradotto Traque (Monitoraggio) in francese, e Manhunt (Caccia all'uomo) in inglese, e che descrive una serrata caccia all’uomo durante l’autunno del 1943 in una foresta, luogo di operazione degli occupanti nazisti e di resistenti polacchi. Il tradimento, piu’ che la guerra, è il tema fondamentale del film. Con una costruzione a puzzle, con scene assortite come in un mosaico, il regista narra di resistenti e di delatori in un film claustrofobico. Si conoscono tutti nella piccola comunita’, ma c’e’ chi si batte e chi spera di trarre vantaggio dalla collaborazione con gli occupanti.alt Ex compagni di scuola, o protagonisti d’innamoramenti non confessati, sono coinvolti nella spirale della guerra che li portera’ tutti a una tragica fine. Non c’e’ scampo neanche per il protagonista, (Marcin Dorocinski), caporale che esegue freddamente gli ordini dell’ufficiale, compie azioni di guerriglia e rende onore ai caduti. In altre parole: nessuno si salva, ma l’onore è salvo. Sono passate tre generazioni dalla fine della guerra, ed è giusto che se ne continui a parlare. Peccato che si parli soltanto di vecchi rancori, odi e tradimenti, ne’piu’ ne’meno come in un film western, senza apportare niente alla conoscenza storica ne’al racconto filmico.