75ma Mostra Internazionale d'arte Cinematografica di Venezia - Pagina 5

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75ma Mostra Internazionale d'arte Cinematografica di Venezia
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Juliette-Binoche-Guillame-Doubles-Vies-Non-Fiction-3763-600x338Double vies (Doppie vite) del francese Olivier Assayas è un film francese che più non si può. Un testo che ruota attorno a una girandola di chiacchiere, situazioni coniugali e di adulterio che ricordano tanti altre opere transalpine. C’è il grande editore che tenta di uscire dalla crisi causata dall’arrivo dell’elettronica (internet, e-book, audiolibri e quant’altro) e che nel frattempo non trova di meglio se non andare a letto con la giovane incaricata di svecchiare la ditta. Lo scrittore in crisi perché si vede rifiutare l’ultimo libro. L’attrice di successo impegnata in serie televisive che non ama e vari personaggi di contorno. Un mondo chiacchierino e chiuso in sé stesso di cui il cinema di quel paese di ha fornito numerosi esempi e che ora questo cineasta rispolvera senza troppa originalità. Sappiamo che Olivier Assayas conta anche da noi su una vasta platea di fan, ma non ci sembra proprio che questo testo aggiunga qualche cosa se non di fondamentale, almeno d’originale al suo cinema e a quello di molti suoi colleghi. I dialoghi, come il solito, sono sovrabbondanti e brillanti, ma non servono a dare al film un reale spessore che è poi quello di una piccola borghesia intellettuale in continuo dibattito fra lenzuola e i grandi temi filosofici. In poche parole un film dalla confezione accurata e dalla presentazione affascinante, ma piuttosto polveroso come stile.
jamesfranco-theinstituteJoel e Ethan Coen hanno colpito ancora una volta con The Ballad of Buster Scruggs (La ballata di Buster Scruggs), una raccolta di sei storie brevi tratta da un libro immaginario e dedicata al mito del far west. Si parte con il pistolero damerino - quasi infallibile, si prosegue con il condannato all’impiccagione che finisce davvero appeso dopo una serie di vicende che facevano pensare a una sua salvezza, si prosegue con l’imbonitore che esibisce ai poveracci per poche monete un moncone umano che recita versi aulici per poi affogarlo non appena trova un’occasione più redditizia in un pollo che si dice sappia fare di calcolo, si va avanti con il cercatore d’oro che ammazza il bandito che aveva tentato di derubarlo e via di seguito sino ad approdare ai tre viaggiatori di una carrozza sperduta nella notte che può anche lettere letta come l’ultimo traghetto perso aldilà. Ciò che caratterizza il film, internazionalmente distribuito dalla società di programmi televisivi Netfix, è l’ironia con cui i due cineasti americani inanellano trovate su trovate, anche in parti di sapore decisamente drammatico. Qui ci sono gag di grande spessore, ne citiamo una a mo’ d’esempio: l’indiano che spara al conduttore di carovana e quando si accinge a scotennarlo credendolo morto si prende una pallottola in corpo dal falso defunto. In altre parole un film in pieno stile di questi ironici e mefistofelici cineasti capaci di guardare alla cultura profonda del loro pase con ironia. Lo hanno già fatto in numerosi film ad iniziare da Sangue facile (Blood Simple, 1894) sino a No Country for Old Men (Non è un paese per vecchi, 2007). Dal loro lavoro emerge uno sguardo disincantato, ironico e, allo stesso tempo, spietato sul paese in cui vivono e amano anche senza cessarne di vedere le storture.
a-star-is-bornFuori concorso si è visto A Star is Born (È nata una stella) opera prima dell’americano regista e cantante Bradley Cooper che ne è anche interprete assieme a Lady Gaga. È una nuova versione della commedia trasferita in film da George Cukor nel 1954 che si era rifatto al melodramma, del 1937, A che prezzo Hollywood? (What price Hollywood?) da cui anche William Wellman aveva tratto un film. Per la verità il regista di oggi ha guardato in modo particolare è al film del 1976 di Frank Pierson, interpretata da Barbra Streisand e Kris Kristofferson. Inutile cercare grandi novità in questa nuova versione se non nell’apparato musicale che sostituisce quello teatrale nel testo originale. È l’ascesa e la caduta di una cantante stilisticamente dotata che, in questo caso, ama visceralmente l’uomo che la lancia nel mondo della musica, al punto che la sua ascesa coincide con la caduta di lui. È un film molto ben costruito, pieno di musica che ha il pregio di rivelarci una Lady Gaga attrice di talento oltre i lustrini con cui è solita adornarsi. Una bella anteprima ma che c’entra veramente poco con il cinema d’arte di cui si fregia la Mostra.

(U.R.)