75ma Mostra Internazionale d'arte Cinematografica di Venezia - Pagina 7

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75ma Mostra Internazionale d'arte Cinematografica di Venezia
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peterloo Nel 1819 nella piazza Paterloo, a Manchester, si consumò un feroce massacro in cui reparti della guardia nazionale e dell’esercito caricarono a colpi di sciabola 60 mila persone che stavano manifestando pacificamente per il miglioramento delle condizioni di vita delle famiglie operaie e per la riforma del sistema di potere. Molti furono i morti, moltissimi i feriti fra cui donne e bambini. Mike Leight ha diretto una rievocazione di questo terribile fatto di sangue che ha purtroppo un taglio decisamente televisivo, con lunghi dialoghi e perorazioni in cui, molto schematicamente, si contrappongono le ragioni degli umili a quelle dei padroni della società e delle fabbriche. Il film è molto lungo, oltre due ore e mezzo di proiezione, e indugia a lungo sulle ragioni dei dimostranti. In poche parole una posizione che sceglie apertamente, come è costume di questo cineasta, le parti degli emarginati anche se il risultato finale appare una scelta più politica che storica, con la sconfitta di Napoleone a Waterloo che appare solo in poche sequenze che aprono il film. Ciò che domina è la denuncia della terribile condizione in cui sono costrette le classi operaie che stanno facendo l’esplosione e il rilancio economica britannica. In definitiva un testo di denuncia che getta nuova luce su una condizione umana e lavorativa sinora scarsamente indagata.
suspiria-copiaPoco da dire, invece, per Luca Guadagnino che ha ripreso in mano Suspiria, diretto nel 1977 da Dario Argento, per farne una nuova versione ambientata alla fine degli anni settanta in una scuola di danza che apre i battenti nella Berlino ancora divisa dal muro. È un film di oltre due ore e mezzo che racconta, soprattutto nella parte finale, i demoni evocati una sorta di banda di streghe devote a un misterioso capo che si nasconde nel corpo di una vecchia centenaria che condiziona le adepte a uccidere e mutilare le allieve indisciplinate. Un film balzano, troppo lungo e non troppo chiaro. Un’operazione poco comprensibile e un’opera che annoia e interessa assai poco il pubblico.
Fratelli nemiciDi tutt’altra pasta Frères Ennemis (Nemici fraterni) del francese David Oelhoffen in cui si racconta lo strano legame che si stabilisce fra un poliziotto dell’antidroga e un trafficante accusato ingiustamente di aver ucciso un complice. È un film che non dà allo spettatore un attimo di tregua e che si muove dentro i quartieri periferici di una Parigi tanto lustra di edifici moderni, quanto corrotta dalla malavita. Le sparatorie accadono ad ogni piè sospinto e i contendenti si affrontano senza remore. Un film commerciale, ma di grande qualità espressiva capace di dire qualche cosa di nuovo nell’universo, forse troppo sfruttato, del cinema noir di cui ribadisce vari stereotipi, primo fra tutti quello dei rivali che diventano amici, ma ha il merito di cercare novità di linguaggio e d’azione in un campo sin troppo battuto.

(U.R.)