75ma Mostra Internazionale d'arte Cinematografica di Venezia - Pagina 2

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75ma Mostra Internazionale d'arte Cinematografica di Venezia
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locandina il primo uomo

Il 20 luglio 1969 l’astronauta americano Neil Armstrong mise il piede, primo uomo della storia, sulla superfice della luna. Alla preparazione e a quel viaggio il regista statunitense Damien Chazelle ha dedicato Il primo uomo, un colossal interpretato, fra gli altri, da Ryan Gosling e Claire Foy che aperto il concorso della 75 edizione della Mostra d’Arte Cinematografica di Venezia. È un colossal con tutte le caratteristiche dei filmoni di questo tipo ma si segnala per due caratteristiche specifiche: l’uso spettacolare del suono e il taglio stilistico da film di famiglia. Il primo aspetto ha il merito di introdurre lo spettatore nel cuore della vicenda – meglio del lavoro degli astronauti – senza far leva su modellini o tecniche computeristiche. Il risultato è tutt’altro che disprezzabile e conduce chi guarda dentro una vicenda di cui non enfatizza i momenti drammatici o le svolte sentimentali. Il secondo elemento di pregio è l’uso di immagini che si richiamano al cinema familiare, a quei filmini casalinghi di cui tutti abbiamo esperienza. La combinazione di questi due elementi contribuisce non poco a dare una patina realistica al film, patina in parte smentita dalla trascuratezza con cui sono affrontati elementi tutt’altro che marginali come la corsa allo spezio quale frutto della competizione politica ed economica fra Stati Uniti e Unione Sovietica. Allo stesso odo appare sottovalutato il quadro generale (le lotte sessantottine, quelle razziali e le battaglie giovanili contro la Guerra in Viet Nam) che segna la vita politica in quegli anni. Ciò che rimane è un filmone professionalmente pregevole, fastidiosamente patriottardo, ma non meno imbarazzante di altri che hanno come obiettivo principale l’esaltazione dello spirito americano.
sulla mia pelleHa preso il via anche la Sezione Orizzonti con un titolo molto atteso e che ha deluso per buona parte le attese del pubblico. In Sulla mia pelle – La storia controversa di Stefano Cucchi di Alessio Cremonini il regista ripercorre il calvario di questo piccolo spacciatore morto il 22 ottobre 2009 in detenzione causa un pestaggio subito alcuni giorni prima da due carabinieri, senza dimenticare l’insensibilità di agenti carcerari, medici e infermieri. Il film è girato sulla base di un copione estratto dagli atti giudiziari e dalle prese di posizione di Ilaria, sorella dell’ucciso, che non ha mai spesso di battersi affinché fossero individuati e puniti i responsabili della morte del suo congiunto. Ciò che manca al film che, sembra più un servizio televisivo che un’opera cinematografica vera e propria, è il coraggio di spingersi oltre indicando con precisione i responsabili e quanti ne hanno coperto il crimine. Qui, tranne un paio di casi, i carabinieri sembrano angeli caduti dal cielo pronti a fare tutto il possibile per aiutare l’arrestato. Colpevole appare, casomai, la burocrazia con le sue regole rigide e inumane, che ha impedito ai familiari dell’arrestato di avvicinarlo anche quando gli rimanevano poche ore di vita. In altre parole un film banale che non sfugge al sospetto di essere stato concepito più per cogliere una facile occasione che non per voler denunciare un esempio di mala giustizia, intesa in senso più che ampio.

(U.R.)