33° Festival Internacional de Cine de Guadalajara - Pagina 10

Stampa
PDF
Indice
33° Festival Internacional de Cine de Guadalajara
Pagina 2
Pagina 3
Pagina 4
Pagina 5
Pagina 6
Pagina 7
Pagina 8
Pagina 9
Pagina 10
Pagina 11
Tutte le pagine

Mente-RevólverMente revólver (La pistola nella mente, 2017) è primo lungometraggio realizzato da Alejandro Ramirez Corona attivo da oltre dieci anni come regista di corti, documentari e prodotti per la televisione. La realizzazione, tecnicamente, appare più che accettabile ma la debolezza della sceneggiatura e l’incapacità di creare tensione drammatica penalizza il risultato finale. Troppe cose vengono date per scontate, lo sviluppo a tratti appare eccessivamente semplicistico non permettendo di essere coinvolti. La scelta di raccontare varie storie, ma che hanno tra di loro solo pochi contatti, lo aiuta a rimanere nel mondo del corto, che lui meglio conosce ma non gli permette di fare un salto verso un cinema diverso, forse più interessante. Chicali è un killer che guarda in faccia le proprie vittime. Mario, condannato per l'omicidio del candidato presidenziale, lascia la prigione dopo 20 anni di carcere e torna nella città di Tijuana per tentare di ricostruirsi una nuova vita. Jenny è una americana senzatetto che, dopo avere trovato nella spazzatura una pistola decide di attraversare il confine con il Messico per venderla. Le rubano il denaro che ha ottenuto e, per sopravvivere, inizia a fare il corriere della droga. Jenny si è innamorata del giovane Chicali, a cui è stato ordinato di uccidere Mario, e cerca di cambiare il destino di tutti, compreso il suo.
Nadie sabrà nuncaNadie sabrá nunca (Nessuno lo saprà mai, 2018) è opera prima di Jesús Torres Torres che ha scritto anche la sceneggiatura. Lui ha avuto varie esperienze nel corto e qui esprime il desiderio di passare al lungometraggio con un’opera non banale, ma il risultato è poco gratificante. Buona realizzazione ma assoluta mancanza di vero interesse. Brava la protagonista Adriana Paz, gradevoli gli altri interpreti. Lucia e suo figlio di otto anni, Braulio, vivono in un villaggio dove per avere un po’ di svago guardano soap opera e film del passato ma, soprattutto, ascoltano radiodrammi d’amore. Lei desidera una vita migliore in città, un’ambizione a cui Rigoberto, suo marito, si oppone. Una notte, madre e figlio, in assenza del padre, lasciano entrare in casa uno sconosciuto; lo straniero, che ha l'aspetto degli eroi creati dalla loro immaginazione. Realtà o sogno, desiderio di vivere fino in fondo una storia impossibile, il dramma che occhieggia su di loro.
Dove sta¿Dónde estás? (Dove sei? 2017) di Maricarmen Merino è formalmente interessante ma, per l’inesperienza della regista e la sua partecipazione emotiva per quanto racconta (è la figlia minore del protagonista), il risultato è modesto. Si parla di Costa Rica, dell’amato uomo di sinistra José Merino, del sogno di portare il suo partito al governo del Paese, del rapporto che Merino aveva con la famiglia, compreso il rapporto col figlio avuto dalla prima moglie, ma lo fa nella maniera sbagliata, proponendo nell’inizio spezzoni di discorsi del padre per 15 minuti, dedicando altrettanti minuti ad interviste ai fratelli ed alla madre. Il regista non è in grado di dipingere la figura del padre, tanto da definirne meglio le caratteristiche morali e politiche, si limita a proporre immagini che, tutte assieme, non riescono a creare un film. La scelta delle sequenze di repertorio, inoltre, non risulta sempre felice offrendo minuti di riprese che riprendono un nulla di poco interesse. I bagni di folla, l’attesa dell’esito delle elezioni attraverso reiterati primi piani della madre, alla fine stancano. Non manca anche una lunga ripresa che ha come unico protagonista l’amato gatto di casa. Il documentario è una ricerca iniziata cinque anni fa quando José Merino morì: era il più importante leader di sinistra del Costa Rica. Il film è un dialogo tra la vita politica pubblica di un uomo e l'universo intimo della sua famiglia, dove la figlia più giovane decide di vivere il suo dolore accompagnato da una telecamera. Forse a lei sarà stato utile per placare il dolore, ma non riesce a rendere partecipi gli spettatori.