33° Festival Internacional de Cine de Guadalajara - Pagina 3

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33° Festival Internacional de Cine de Guadalajara
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6072472970668dde2252d74bd124e5bdC’era molta attesa per Traición (Tradimento, 2018), il nuovo film di Ignacio Ortiz Cruz, uno degli autori più influenti in Iberoamerica che con suoi titoli ha vinto a Karlovy Vary, a Malaga, a Guadalajara, Biarritz ma anche a Trieste e Lima. Nato a Oaxaca, ha inserito un inizio autobiografico per raccontare un mondo che lo ha aiutato ad amare la settima arte. Il suo protagonista lavorava in un cinema ambulante, come ha fatto lui per anni. È questa la parte la più interessante, ricca com’è di umanità ma anche di momenti particolarmente importanti per conoscere un mondo che sembra quasi pura fantasia, anche se in Messico ha resistito in Messico fino gli anni ’90. La vicenda è un po’ nebulosa ed alcune figure, come le prostitute che lavorano in un cabaret, sono presentate senza un minimo approfondimento. Se si pensa che una di loro – madre della ragazza che ama e odia quello che sa non essere il suo vero padre ma che l’ha cresciuta come tale – è la figura attorno alla quale gira la storia, si capisce la debolezza di tutta la narrazione. Prova maiuscola di Juan Manuel Bernal, attore cinquantenne capace di dare credibilità alle varie età dell’uomo tanto positivo quanto negativo, ma lui non è il film, è solo un suo tassello e non può reggere sulle sue spalle il peso di un prodotto interesante ma imperfetto. Felix è un bambino che vive in un paesino di 43 anime che si chiama San Francisco e che da sempre ha sognato di visitare l’omologa città statunitense. Da ragazzino si unisce a un piccolo cinema ambulante che diventa suo dopo la morte dell’anziano proprietario. Ormai adulto, conosce una ragazza in casa di appuntamenti, si ferma lì e l’aiuta anche quando rimane incinta di una figlia di cui non è il padre. La ragazza abbandona sia la neonata sia lui che, dopo anni tranquilli, diventa un boss della criminalità. La figlia, ormai adulta, Misela, ha un sogno che non sarà mai realizzato. Ha ricordi emotivi di situazioni con la madre che mai ha realmente vissuto e vuole sapere dove è sepolta. Ha bisogno dell’uomo anche se teme che lui, a suo tempo, abbia ucciso sua la madre. Finale al sapore di melodramma.
Il meglioLo mejor que puedes hacer con tu vida (Il meglio che tu possa fare con la tua vita, 2018) è un documentario assolutamente riuscito realizzato dalla giovanissima film-maker Zita Erffa mettendo in gioco se stessa e la scelta del fratello prediletto di divenire Legionario di Cristo, da molti considerata una pericolosa setta di cui si è parlato pochi giorni orsono per molestie nel seminario di Gozzano in provincia di Novara: è stato chiesto rinvio a giudizio dell’ex rettore dopo la denuncia di tre studenti della struttura chiusa dal 2016. La congregazione fu fondata da Marcial Maciel Degollado a Città del Messico il 3 gennaio 1941. Le sue Costituzioni furono approvate dalla Santa Sede nel 1983 e, successivamente riviste dopo il Capitolo Generale Straordinario del 2014. Furono nuovamente approvate dalla Santa Sede nel novembre 2014. C’è da dire che Maciel è stato riconosciuto colpevole di violenze su minori e che aveva due famiglie con vari figli. Senza volere giudicare ma denunciando certe realtà, la regista riesce a costruire un documentario molto efficace e, per questo, disturbante. Alla fine della scuola il fratello entra nei Legionari di Cristo per diventare sacerdote e scompare dalla vita della famiglia. Possono vederlo una volta all'anno e i suoi superiori leggono le lettere che gli scrivono. Da bambini andavano nei campi estivi dell'Ordine, ed erano ambedue felici per quei momenti ludici. La ragazza si chiede perché li hai scelti come nuova famiglia. Passano otto anni prima che vada al monastero in Connecticut e vede come pregano, mangiano, prendono lezioni. Incontra il fratello a cui fa ulteriori domande che la rendono conscia di un vero e proprio plagio.