33° Festival Internacional de Cine de Guadalajara - Pagina 6

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33° Festival Internacional de Cine de Guadalajara
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cria puercos-906166680-largeCría puercos (Alleva maiali, 2018) gioca con discreti risultati tra sviluppi da commedia e da dramma ben mixati tra loro. Si ride ma sullo sfondo c’è sempre incombente la possibilità che tutto abbia sviluppi meno rasserenanti. Scritto e diretto da Ehécatl García, impegnato anche quale docente in scuole di cinema statali, ha uno sviluppo interessante anche se la sceneggiatura tende ad occuparsi quasi unicamente della protagonista, tratteggiando in maniera sbrigativa l’immagine degli altri personaggi e riducendo l’impatto di quanto raccontato. Brava e credibile Concepción Márquez quale donna anziana in crisi che ritrova la gioia di vivere grazie ad una porcellina di un mese che le viene affidata. La storia non è sempre credibile, ma riesce comunque ad emozionare e coinvolgere. Esmeralda ha perso interesse per la vita a causa della lunga malattia e la morte di suo marito, A questo aggiunge l'assenza di suo figlio che lavora in un call center a Città del Messico e non le telefona mai. Vive da sola in una piccola città, chiusa a chiave in casa rifiutando l’aiuto dei vicini che le vogliono bene come ad una madre. Tutto cambia quando le viene affidata, per portarla all’età adulta, una dolce maialina che per lei diviene figlia e compagna di vita. Tutto bene fino a quando l’animale non viene portato in un allevamento per ingravidarla: torna ma è cambiata, sofferente, incapace di accettare questo ruolo di madre. Quando nascono i piccoli, la donna dovrà prendere una difficile decisione.
Lejos-del-sentidoLejos del sentido (Lontano dal proprio essere, 2018) è un riuscito documentario che coinvolge emotivamente in una storia drammatica ma non tragica diretto da Olivia Luengas Magaña. Una giovane donna, affetta da una malattia che la rende psicologicamente debole, lotta con sé stessa e con gli altri. Il film è stato pensato e realizzato da una giovane fotografa e film-maker nata a Guadalajara che ha una solida preparazione acquisita attraverso studi fatti in Francia, Spagna e Messico. Attualmente è responsabile di Phonocular, uno studio audiovisivo dedicato alla produzione di documentari. Con dolcezza, ironia ma anche drammaticità, coinvolge emotivamente nei patimenti di una persona conscia della sua diversità che cerca di tenere a freno, non sempre riuscendovi. L’opera ci trasporta nel mondo interiore di Liliana, dove le sue emozioni prendono forma e in cui non tutto è coerente. La sua fortuna è stata di avere genitori combattivi come lei e che la hanno sempre trattata alla stregua di una persona completamene normale – viene da domandarsi che cosa sia realmente la normalità – e le permettono di fare una vita soddisfacente messa un po’ in discussione quando la madre è colpita dall’Alzheimer. Tra il 2010 e il 2013 due ospedali psichiatrici sono stati chiusi in Messico: in entrambi la giovane Liliana era stata ricoverata a causa del suo disturbo di personalità borderline. Quando aveva 3 anni aveva sofferto di encefalite virale; 15 anni dopo aveva scoperto che qualcosa non andava nella sua testa. Lei e la sua famiglia cercarono le cause della instabilità emotiva e dei frequenti ricoveri per tentativi di suicidio. Data la minaccia di una ricaduta e senza l'opzione dell'internamento, lei e i suoi genitori affrontano uno schema terapeutico a casa. La famiglia mette in discussione la normalità e pone domande contestando la società che etichetta ogni cosa in maniera semplicistica non permettendo ai diversi di esistere e di potere difendere i propri diritti di esseri umani.