37° Festival Internacional del Nuevo Cine Latinoamericano 2015 - Pagina 10

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37° Festival Internacional del Nuevo Cine Latinoamericano 2015
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vuelos prohibidosVuelos prohibidos (Voli proibiti) del sessantasettenne regista cubano Rigoberto López Pego è opera pretenziosa, piena di svarioni e di illogicità raccontando una storia banale che mai riesce realmente ad interessare. Molto noto a Cuba, non è necessariamente il più amato. Ambientato nei primi anni 2000 riprende, a l’Havana, auto di modelli recenti e con contrassegno 2014, fa vedere valige non presenti in quegli anni e descrive il Charles De Gaulle in maniera assolutamente sbagliata. Non solo, Parigi viene vista come in una cartolina datata incapace di essere credibile, con Tour Eiffel, Sacro Cuore e quant’altro di ovvio si possa immaginare. Il Novotel, in cui li alloggia l’Air France dopo che è stato annullato il volo per La Havana, è presentato come quello dell’Aeroporto francese e invece è vicino alla scalinata del Trocadéro, in aggiunta il cameriere del servizio in camera porta un vino da 50 euro già stappato!!!. Il regista ha tenuto a precisare che è film cubano nonostante sia coprodotto coi francesi. Purtroppo è parlato in francese per buona parte ed è stato presentato senza sottotitoli innervosendo molti spettatori. Monique è nata a Parigi, ha trentacinque anni e un padre cubano che non sa di avere messo incinta la madre arrivata sull’isola a seguito del ’68 e tornata a Parigi pochi mesi dopo. Quando la donna muore in un incidente automobilistico, che ha la parvenza di un suicidio, lei decide di andare a conoscere il padre biologico. In aeroporto, aiuta un cubano cinquantenne che non riesce a farsi capire e che è in attesa dello stesso volo per Cuba e che sarà cancellato a causa della situazione metereologica avversa. Arrivano nell’albergo in cui la compagnia li ospita, bevono qualcosa e la donna, forse soltanto per parlare, lo raggiunge nella sua camera. Tra confessioni e sensazioni molto diverse cercano di condividere le loro visioni di Cuba, in un un viaggio tra tempeste sessuali, verità, frustrazioni, dubbi e speranze. Diventano amanti per una intensa notte, si rivedono nell’isola perché l’uomo ha deciso di accompagnare la ragazza dal padre. Nella parte ambientata a Cuba il ridicolo non ha limiti, inserendo situazioni da commedie popolari di basso livello.
El-Abrazo-de-la-Serpiente01El abrazo de la serpiente (L’abbraccio del serpente) è diretto dal talentuoso regista colombiano Ciro Guerra che, a trentaquattro anni, ha accumulato esperienze di ottimo livello nei documentari, nei corti, nell’animazione oltreché in tre lungometraggi ben accolti dalla critica. Questa sua ultima opera richiede dedizione e capacità di concentrazione per non perdere i momenti più importanti immersi in un film di oltre due ore. In bianco e nero, è parlato in cubeo, huitoto, tikuna, spagnolo e tedesco, spesso senza sottotitoli. Racconta con credibilità storica del primo contatto, incontro, approccio, tradimento e una possibile amicizia che trascende la vita tra Karamakate, uno sciamano dell'Amazzonia ultimo superstite della sua tribù, e due scienziati che a quarant’anni di distanza attraversano parte del Rio delle Amazzoni alla ricerca di una pianta sacra che potrebbe curare molti mali. Ispirato ai diari di Theodor Koch-Grunberg e Richard Evan Schultes, primi esploratori che hanno viaggiato in Colombia, il film ha come sfondo l’immensità dell’Amazzonia. Gli incontri con un missionario rimasto solo ad accudire ragazzi orfani che tratta con durezza e quasi sadismo, il ritorno del altro studioso che trova quelli che erano bimbi ora invasati sotto il potere di un uomo che si professa il nuovo Messia. Il regista riesce ad emozionare con un film che appare a tratti quasi immobile: la sua bravura sta nello sfruttare le poche situazioni significative in maniera ottimale.