37° Festival Internacional del Nuevo Cine Latinoamericano 2015 - Pagina 2

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37° Festival Internacional del Nuevo Cine Latinoamericano 2015
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el-clan-706665 tnLa trentasettesima edizione del Festival de Cine Latinoamericano ha avuto inizio ieri sera, con un tutto esaurito, nel mitico Teatro Karl Marx, un nome che conferma le immutate intenzioni del governo cubano di mantenere viva anche nella era nuova del dopo embargo cultura, tradizione ed idee politiche. Oltre cinquemila persone creano emozioni e atmosfere che si vivono intensamente ma quasi impossibili da raccontare. L’orchestra sinfonica de la Universidad de las Artes de La Habana ha aperto la serata seguita dalla consegna a Geraldine Chaplin - Presidente della Giuria Ufficiale - il premio quale migliore attrice riconosciutole nella precedente edizione e non ritirato, e dalle immagini create con la usuale bravura dal ICCAI, l’istituto cinematografico cubano che festeggia i 57 anni di attività, gli stessi della rivoluzione castrista. Il ricco programma del Festival prevede ben 444 titoli e oltre 1500 proiezioni. Per l’inaugurazione, presente il regista ed il produttore, è stato scelto il film El clan (Il clan) di produzione argentina spagnola diretto dal cinquantaquattrenne Pablo Trapero in cui si parla di uno dei momenti più drammatici e difficili del suo paese dove la violenza e la malavita erano accettate dalle autorità e, forse, addirittura aiutate. Il film ha vari importanti riconoscimenti tra cui la menzione della giuria di Toronto e il Leone d’argento quale migliore regista alla ultima Mostra di Venezia. Il pubblico lo ha gradito tanto da essere il secondo film per incassi di tutta la storia in Argentina, Cile e Uruguay. L’autore ha detto: chi veniva invitato in quegli anni nel quartiere di San Isidro a Buenos Aires, se conosceva Alessandro Puccio pensava che sarebbe stato più che tranquillo. Le persone ricche o con potere erano, invece, a rischio di rapimento, rapimenti e omicidi tanto frequenti che colpirono emotivamente anche il popolo. La Polizia investigò dal 1982 al 1985 e scoprì, con grande difficoltà, i crimini di questa famiglia per bene che per motivi ideologici e, ovviamente, per il denaro, era divenuta una terribile ed incontrollabile minaccia. Il film è molto bene costruito, con alcuni spezzoni documentaristici che danno ancora maggiore veridicità a quanto raccontato. Ci sono tutti gli elementi per essere gradito: dramma, thriller, love story, denuncia, biografia, scene di azione. Argentina, primi anni ottanta. Dietro la facciata perbene di una famiglia tradizionale del quartiere di San Isidro si nasconde un terribile clan che su dedica al rapimento e all'omicidio di persone che conosce e frequenta. Archimede, il patriarca decide ed organizza tutta la parte operativa come in una qualsiasi azienda ottenendo anche ottimi guadagni. Alessandro, il figlio maggiore è molto amato quale campione sportivo noto a tutti per essere il miglior atleta del club Casi e giocatore della squadra de Las Pumas (I puma) usa la sua popolarità per identificare i potenziali candidati senza destare sospetti e segnalarli al padre. I membri della famiglia, tutti complici in misura maggiore o minore non fosse altro per omertà, vivono grazie ai ricchi riscatti pagati dai parenti degli ostaggi. Il soggetto, basato sulla vera storia della famiglia Puccio, è bene inserito negli ultimi anni della dittatura militare e dei primi passi verso la democrazia. La denuncia maggiore la si ha quando nel finale, si scoprono le pene che hanno scontato i vari colpevoli di tanti efferati delitti e rapimenti, crimini che avevano distrutto l’equilibrio di un quartiere sempre ritenuto tranquillo.