37° Festival Internacional del Nuevo Cine Latinoamericano 2015 - Pagina 9

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37° Festival Internacional del Nuevo Cine Latinoamericano 2015
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que-viva-la-musica-confirma-fecha-de-estreno-carlos-moreno opt2 Que viva la música (Evviva la musica) del quarantaseienne colombiano Carlos Moreno è film affascinante ma che divide il pubblico in entusiasti e completamente delusi. Bisogna sapere e volere leggere dietro un’esteriorità un po’ caotica per riuscire realmente a capire il significato di un testo in grado di emozionare come pochi. Si parla della buona borghesia, del problema di ragazzi a cui viene dato tutto dai genitori tranne l’amore, del desiderio di provare emozioni diverse per poi decidere, forse, se proseguire in questi momenti privi di freni inibitori, molto vicini all’autodistruzione, o tornare alla vita senza problemi ed emozioni in cui si erano adagiati. Droga quasi presente ovunque per rispettare l’immagine di una Colombia dove tutto era permesso o sopportato. Siamo nei primi anni ottanta e una bella adolescente, biondissima e molto desiderata sia da uomini che donne, durante una delle tante feste esagera e, dopo avere distrutto il parabrezza di un’auto, è inseguita dagli ex amici particolarmente inferociti. Si trova in una zona popolare che mai aveva frequentato e, attratta dalla musica, entra in un locale con tutta gente che balla apparentante in completa serenità. Diventa il centro dell’attenzione sia perché ha il ritmo nelle vene sia perché si concede facilmente. Continua in queste sue esperienze molto pericolose ma fa coppia con il disc jockey. Non rifiuta nulla in una corsa all’autodistruzione che pare senza fine. Si mette assieme ad un indio che ama uccidere, lei sotto gli effetti della droga sorride fino a quando non elimina in maniera inumana un turista tedesco che ha appena provato i funghi allucinogeni. Salva la compagna del giovane e sembra avere un decisivo ripensamento sulla sua esistenza. Il regista, che come molti cineasti latinoamericani proviene dal documentario, ha già realizzato vari lungometraggi quali Perro come perro (Cane mangia cane, 2007) e Todos tus muertos (Tutti i tuoi morti, 2011) presentati in vari festival. Regista, compositore, musicista, montatore firma opere sempre interessanti e spesso molto discusse.
El-bosque-de-Karadima-MagaZinemaEl Bosque de Karadima (Il bosco di Karadima) del quarantenne Matías Lira è film che ha avuto non pochi problemi in Cile poiché parla di un potentissimo prete, tuttora amato nonostante se ne conoscano le malefatte. Senza mai entrare nella facile pruriginosità, parla di rapporti con minori e di omosessualità. Fernando Karadima, pastore e leader di una parrocchia gradita dall’alta borghesia cilena tra il 1980 e il 2000, è stato considerato da molti un santo, un vero e proprio Dio sulla terra. Qui si racconta la sua storia attraverso quella di Thomas, un diciottenne che studia medicina e che è alla ricerca della vocazione e di cui il sacerdote diviene mentore spirituale. Per venti anni vive in prima persona gli abusi fisici e psicologici dal sacerdote, fino a quando decide di parlare e confrontarsi con le reti del potere, ecclesiastico e no, che proteggono da sempre il parroco. Nonostante le pesanti accuse, confermate da decine di vittime, il sacerdote è rimasto tale pur ricevendo dal Vaticano un ridimensionamento e la perdita della parrocchia milionaria, proprietaria un centinaio di lussuosi appartamenti dieci dei quali erano abitati dal suoi parenti. Thomas, sposatosi con una compagna di corso, non era mai padrone della sua vita poiché il religioso aveva plagiato anche la donna. Decise di denunciarlo quando l’uomo tentò di abusare del loro figlio. Il tema scabrosissimo è trattato con lievità, evitando scene eccessivamente esplicative. Basato su di una storia vera, pare fotocopia di altre che il Vaticano non ha condannato come meritavano.