37° Festival Internacional del Nuevo Cine Latinoamericano 2015 - Pagina 11

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37° Festival Internacional del Nuevo Cine Latinoamericano 2015
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Eva-no-duerme-Seccion-OficialUltimi titoli in competizione all’interno della Sezione Ufficiale, due opere firmate da registi argentini che meritano la massima attenzione e che potrebbero ambire a qualche premio: Eva no duerme (Eva non dorme) di Pablo Agüero e La patota (Paulina) di Santiago Mitre sulla crisi esistenziale di una ragazza borghese che abbandona il suo mondo fatto di serenità per buttarsi anima e corpo nel difficile lavoro di insegnante in una zona campestre. Il primo in ottantacinque minuti fornisce un quadro molto interessante dell'Argentina dal 1952 fino a metà degli anni settanta. Si tratta della travagliata odissea del corpo di Evita Peron attraverso quattro racconti che rappresentano perfettamente il clima e la situazione politica in vari periodi della difficile vita del paese. Il trentottenne regista utilizza uno stile assolutamente particolare proponendo come racconto storico poche immagini documentaristiche di grande impatto intercalate da alcuni momenti delle disavventure subite dalla salma della moglie del fondatore del peronismo, una donna amata, odiata, temuta a seconda del regime che, in quel momento, era al potere. Considerata santa da molti, demone da altri, questa ex ballerina morta a soli trentatré anni ha rappresentato il suo paese nel immaginario collettivo: il marito creatore di stravolgimenti che impoverivano il popolo e arricchivano lui, lei anima della nazione: assieme hanno fatto incredibili danni ma tuttora il partito che si ispira a loro ha un grande seguito. La presidentessa è morta e uno dei migliori specialisti viene incaricato dell’imbalsamazione della salma. Dopo mesi di lavoro raggiunge un risultato perfetto, ma, causa di una serie di colpi di stato e di alcuni dittatori che vogliono cancellare la memoria popolare dell'eredità di Evita, il suo corpo diventa il centro di un confronto che durerà venticinque anni, quando da morta diventerà più potente che da viva. C’è il personaggio del Ufficiale di Marina che ci accompagna in vari momenti per fornire un filo logico, l’imbalsamatore che crea un miracolo estetico non rendendosi conto che fuori dal suo studio vi è la distruzione e la morte per tanti giovani, il trasportatore (è un colonnello fedelissimo ai suoi superiori) che si incarica di trasferire il corpo in un luogo segreto. Durante una fase dittatoriale un generale, rapito dai dissidenti, è interrogato da una ragazza comunista che cerca di scoprire dove sia nascosto il corpo e viene a sapere che, con la complicità del Vaticano, era stato tumulato in un cimitero segreto. Le luci, che rendono i volti degli interpreti ancora più drammatici, sono splendide, i dialoghi dono permeati da una sofferta intensità, la sceneggiatura è perfetta. Questo cineasta si era già fatto notare per la sua opera prima, Salamandra (2009), con cui ha partecipato sia alla Quinzaine di Cannes sia al Festival Toronto. Nel suo lavoro alterna documentari a fiction, in questo caso coniuga i due modi espressivi in maniera più che interessante.
La Patota 2015 filmPaulina è un film intenso che non lascia indifferenti per i temi trattati, tentando di dimostrare che anche nel mondo arido dell’arrivismo e della vita comoda possono esserci persone che si mettono ancora in gioco. Si impara a conoscere la ricca provincia che convive con la povertà delle comunità rurali, si parteggia per una ragazza coraggiosa e determinata sino all’incoscienza che, seguendo un credo cattolico, fa scelte controcorrente. Dirige il trentacinquenne Santiago Mitre prediligendo dialoghi tra padre e figlia ad altri modi narrativi. Un padre giudice che ama profondamente la figlia per cui vorrebbe un futuro di successo nell’avvocatura, una figlia assolutamente sicura delle sue scelte di vita. Paulina, a ventotto anni, abbandona una brillante carriera di avvocato per dedicarsi all'insegnamento in una regione depressa dell'Argentina. Deve affrontare un ambiente ostile, è molto presa dalla sua missione educativa, anche a costo di sacrificare il rapporto col padre. Poco dopo il suo arrivo è aggredita da una banda di giovani, tra cui alcuni dei suoi studenti. Nonostante il trauma e l'incapacità di capire cosa sia successo, rimane fedele al suo credo. E’ stata violentata, ha riconosciuto anche il più invasato degli aggressori ma non li vuole denunciare perché li giustifica con la povertà e le ingiustizie sofferte. Rimane incinta, il fidanzato non accetta di essere padre del bambino, lei non vuole abortire e viene quasi ripudiata dal padre. Film crea emozioni e coinvolge in questo difficile scontro che la giovane ha con se stessa e col mondo che la circonda, Il ritmo è sempre giusto e la regia utilizza i pochi personaggi in maniera perfetta. Il dramma è costantemente nell’aria, ma vissuto con una disarmante serenità che fa perdere alla protagonista l’amicizia delle persone a lei vicine. Dolores Fonzi da un’equilibrata interpretazione, Oscar Martinez nel ruolo del padre è semplicemente perfetto. Il taglio teatrale imposto dalla sceneggiatura aiuta ad apprezzare i dialoghi che sono di rara efficacia. Il regista è uomo mite, sceneggiatore di vaglia che ha debuttato nella regia col più che interessante El estudiante (Lo studente, 2013), presentato con successo in molteplici festival, qui ha fatto tesoro della sua esperienza di documentarista dando verità ad una storia bella, ai livelli dell’autodistruzione.