07 Dicembre 2009
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31° Festival Internacional del Nuevo Cine Latinoamericano 2009 |
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Con sempre maggiore interesse da parte del pubblico cubano, che richiede lintervento della polizia per riuscire a meglio regolare lingresso nei cinema, il Festival prosegue la sua lunga strada che comprende la proposta di opere sia mediocri sia di buon interesse. Un lugar lejano (Un posto lontano) è una coproduzione venezuelano argentino - spagnola diretta dal venezuelano José Ramón Nóvoa. E un film realizzato con buon budget che gioca tra lonirico e la realtà senza mai riuscire realmente a trovare una sua originale line narrativa. Julián, è un famoso fotografo che è arrivato ai quarantanni stanco, disilluso, malato (ha un cancro) e abbandonato dalla sua donna. Fa mostre molto apprezzate, vive in una casa di lusso, è ricco ma non felice. In un sogno ha visto un treno a vapore in mezzo alla neve e sogna di fotografarlo ma non sa dove sia e se esista realmente. Incarica il suo assistente che pensa possa essere in Manciuria. Parte da solo, senza preoccuparsi delle proprie condizioni di salute, e rimane bloccato in mezzo alla neve con il suo camioncino. Si risveglia in una casa di legno ben riscaldata, avendo a fianco una bella ragazza che lo accudisce. Tra i due nasce lamore e lei lo aiuterà a trovare quel famoso treno che, finalmente, potrà fotografare. È ritrovato in mezzo alla neve da una spedizione di soccorso, in ospedale scoprono che non ha più il tumore, ma sembra che la ragazza non esista. Bellissimi gli sfondi, un po ridicola e mal scritta la sceneggiatura.
La invención de la carne (Linvenzione della carne) è stato presentato al Festival di Locarno ed è previsto, non sappiamo quando (si dice novembre 2010) anche in Italia. E un film difficile, a tratti sconcertante, spesso fastidioso, sovente noioso, quasi mai interessante. Diretto dallargentino Santiago Loza, è il classico esempio di come unopera pretenziosa rischi di deludere tutti, pubblico e critica. Una donna non giovanissima lavora alla Facoltà di Medicina offrendo alla visione degli studenti il suo nudo corpo come esempio reale dellanatomia umana. Uno dei giovani allievi, ossessionato da lei e dal suo corpo, la cerca per poterla conoscere meglio. La segue, sincontrano, iniziano a conoscersi, forse tra loro nasce amicizia o complicità. La invita a fare con lui un lungo viaggio in auto, lei accetta pur non sapendo cosa la attende. Il finale è quanto di più assurdo si possa immaginare. Il film vorrebbe raccontare di una relazione profonda tra persone che non si conoscono, che decidono di unire le proprie solitudini. Li unisce un dialogo minimo, i gesti, il mistero, un rapporto che difficilmente potrà durare ma che li fa sentire importante luno per laltro. Nei difficilissimi, diremmo impossibili, personaggi dei protagonisti gli sconcertati Umbra Colombo e Diego Benedetto.
Viaje redondo (Viaggiando circolare) del regista messicano Gerardo Tort poteva essere un film particolarmente interessante, in realtà, sembra quasi composto di due parti che poco hanno a che fare tra loro. Dopo un inizio più che promettente, la vicenda si trasforma in torrida storia damore lésbica per poi tristemente tornare nella convenzionale e trita normalità del lieto fine. Due giovani sincontrano casualmente in una stazione di servizio: una è unartista off che costruisce con la sua Polaroid immagini che poi monta secondo il suo estro, laltra una visagista di Acapulco che col bus affronta un lungo viaggio per raggiungere il fidanzato. La giovane non sale in tempo sulla corriera e laltra, impietosita, le propone di accompagnarla. Così inizia un lungo viaggio, non privo di inconvenienti, che fa vivere a loro esperienze di vario tipo. In realtà lartista vuole arrivare dal suo ragazzo che non vede e non sente da anni sperando che labbia attesa, mentre laltra vuole fare una sorpresa al suo lui che non sa del suo arrivo sperando che la abbia attesa e la voglia sposare. Una notte in motel tra le due nasce un gioco erotico, dipingendosi reciprocamente il corpo, e da qui inizia lescalation verso una conoscenza più approfondita della loro sessualità concedendosi luna allaltra senza ritegno. Interpretato con coraggio ma non con grande bravura da Cassandra Ciangherotti e Teresa Ruiz, il film sconcerta, delude, dallimpressione che nella seconda parte abbia pensato un po troppo a soddisfare il piacere del pubblico. Così facendo, delude il cinéfilo e poco accontenta gli appassionati di un cinema dai nudi espliciti.
Los viajes del viento (I viaggi del vento) è diretto dal giovanissimo regista colombiano Ciro Guerra, autore che dimostra grande bravura e un bellissimo senso della poesia. Coprodotto da Colombia, Olanda, Argentina e Germania, è stato selezionato a Cannes per la sezione Un certain regard ottenendo buon riscontro dalla critica. E un viaggio dellanima attraverso desolate lande colombiane, è la magia del nulla, dellincontro tra sconosciuti che si trasforma in solidarietà, della volontà di un uomo di portare a compimento, anche rischiando la morte, un voto. Ignacio Carrillo per quasi tutta la vita ha girato il nord della Colombia, suonando musica e canzoni popolari con il suo inseparabile acordeon, strumento che, nelle sue mani, sembra emanazione di una forza sovrumana. Sposatosi e trasferitosi in una piccola città abbandona la vita nomade fino quando non muore la moglie e decide di intraprendere un lungo viaggio per riportare lo strumento al maestro che glie lo aveva affidato. Lungo il viaggio l'uomo conosce Fermín, un ragazzo che vuole intensamente imparare a suonare e a vivere lesperienza da nomade. Lanziano musicista cerca di dissuaderlo, ma sarà il destino a decidere per entrambi. Grande film, interpretato da attori non professionisti, girato in condizioni ambientali proibitive, raggiunge rari livelli di intensità emotiva, di poesia, di grande cinema. Il film dovrebbe arrivare in Italia ad aprile.
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