31° Festival Internacional del Nuevo Cine Latinoamericano 2009 - Pagina 6

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31° Festival Internacional del Nuevo Cine Latinoamericano 2009
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La Calle 23
La Calle 23

Con incredibili code per assistere ai vari film con cinema che registrano il tutto esaurito, il 31° Festival Internacional del Nuevo Cine Latinoamericano prosegue la proposta dei suoi oltre 400 titoli di cui più di 100 in concorso nelle varie sezioni. Il cinema a Cuba è molto amato ma raramente, escluso i film di produzione nazionale, possono essere visti in trentacinque millimetri per il costo dei trasporti. Ragione per cui i cinefili non si lascia sfuggire questa rara occasione per potere finalmente visionare nelle migliori condizioni pellicole di buon interesse. Anche se, escluso il periodo del Festival, la maggior parte dei titoli proposti sono statunitensi e in DVD, perché con i rapporti inesistenti tra i due paesi, Cuba non riconosce a loro le royalty. Il costo del biglietto è di due pesos nazionali, circa 6 centesimi di euro. Nonostante questo, soprattutto i locali sulla calle 23, sono più che decorosi tutti dotato di Dolby. Il progetto dei cinema di questa via è gestito dall'ICAIC, l’istituto del cinema cubano. E’ bello vedere questa importante arteria in cui si alternano sale da proiezione con teatri, bar e ristoranti con nomi legati al cinema (ci sono anche Nata y chocolate, Cinecittà, Chaplin). Sorprende soprattuto il 23 y 12, un cinema da 500 posti fatto a misura dei bambini (i sedili hanno un sistema che include un rialzo per fare vedere meglio la proiezione ai più piccoli) in cui pareti, ingresso, persino i bagni sono allegri e pensati per il pubblico dei ragazzini.

Francia
Francia

Tornando al concorso, è stato presentato Francia (Francia) del regista uruguaiano Israel Adrián Caetano, già selezionato per Venezia e San Sebastian, dove ha ottenuto una menzione in Horizontes Latinos (Orizzonti latini), ha avuto differenti riscontri da parte del pubblico, con poco entusiasmo da parte della critica. E’ previsto che sia proposto anche in Italia, dopo l’uscita ufficiale in Argentina che sarà all’inizio del prossimo anno. E’ una storia dei nostri giorni, con la separazione di una copia con una bimba di un anno e, a causa della crisi economica, il ritorno del padre come affittuario di parte della casa della moglie. La situazione ricorda l’italiano Separati in casa di Riccardo Pazzaglia che nel 1986 aveva già previsto questo tipo di possibilità. Francia racconta di questa bambina ormai dodicenne che rifiuta il suo nome, si mette le cuffie per non sentire i litigi dei genitori, vive in un mondo suo che le permette di sopravvivere a tutto e tutti. La sceneggiatura spesso non è in grado di giustificare situazioni narrative che appaiono poco connesse tra loro.

Il cortile
Il cortile

El traspatio (Il cortile) è un film messicano duro, che racconta di violenza alle donne e il poco interesse che questa situazione solleva non solo nell’opinione pubblica ma anche nell’impegno da parte delle autorità politiche come lo stesso Governatore dello stato. Autore è un noto regista indipendente del nuovo cinema messicano, Carlos Carrera, e questo suo film è stato già presentato a Toronto con discreto successo. E’ la storia di una poliziotta che giunta dalla capitale a Ciudad Juárez, una cittadina in cui ci sono troppe uccisioni di giovani donne, combatte contro tutto e tutti per riuscire a imporre la giustizia, rischiando in proprio agendo non sempre come vorrebbero i suoi superiori. La sua vicenda è legata a quella di una ragazza di 17 anni che giunge da Tabasco per lavorare in fabbrica e in tre mesi si trasforma in donna emancipata, convinta di potere vivere senza problema la propria vita da adulta; ma così non sarà. Il regista sembra inizialmente volersi occupare più del sociale, raccontando della vita disagiata di questi emigranti che abbandonano la tranquillità dei propri paesini per affrontare una vita molto differente. Ben presto, varia il timbro narrativo e il film diventa d’azione perdendo gran parte del suo interesse. Bravissime le due protagonista, Ana de la Reguera e Asur Zágada.

Alla deriva
Alla deriva

À deriva (Alla deriva) è un film brasiliano del giovane regista Heitor Dhalia selezionato anche dal festival di Cannes per Un Certain Regard. Poco originale il tema trattato, attori spesso poco convinti dei loro personaggi, fondamentalmente un prodotto deludente che, se diretto con maggior vigore, poteva essere quantomeno interesante. Mentre trascorre le vacanze estive con la famiglia a Búzios, Filipa, una ragazzina di 14 anni, scopre con grande dolore il mondo adulto e tutte le sue contraddizioni, mentre si trasforma lei stessa in donna. Quando scopre che l’adorato padre, famoso scrittore, tradisce la madre con una bella statunitense, le crolla il mondo addosso, ma non è questo il peggio: la madre decide di abbandonare il marito, ma non solo lui, anche i figli. La ragione vera è che è innamorata di un uomo di dieci anni più giovane di lei e accetta di abbandonare tutto per questo, forse, impossibile amore. Con i toni più da melodramma che non da dramma, con la sensazione di assistere più a una telenovela che a un film, ogni cosa si stempera nella noia più completa.