31° Festival Internacional del Nuevo Cine Latinoamericano 2009 - Pagina 3

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31° Festival Internacional del Nuevo Cine Latinoamericano 2009
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Il segreto dei suoi occhi
Il segreto dei suoi occhi
 

Ieri sera inaugurazione della trentunesima edizione del Festival Internacional del Nuevo Cine Latinoamaricano a L’Avana presso l’enorme teatro Karl Marx con un lungo e intenso discorso introduttivo di Alfredo Guevara, l’uomo che ha voluto intensamente questa manifestazione che presiede dalla prima edizione. Ma non solo, Guevara è il cinema a Cuba, ha saputo in cinquant’anni creare un punto di riferimento per il cinema latinoamericano, non necessariamente politico. Tra i temi trattati, l’esigenza sempre più forte di una Cuba quale punto di riferimento per paesi che hanno bisogno dell’esperienza di un paese nato dalla rivoluzione. Il titolo scelto per l’inaugurazione è un film ispano-argentino di Juan Jose’ Campanella, autore tra l’altro de El hijo de la novia (Il figlio della sposa) vincitore del Premio del pubblico del Festival de L’Avana in una passata edizione ed è stato anche candidato all’Oscar. Film in concorso, El secreto de sus ojos (Il segreto dei suoi occhi) è film complesso, con molti sottofinali che rischiano, oltre che a creare attesa, di disorientare lo spettatore; oltretutto, quello scelto per finire la vicenda è anche, probabilmente, il meno convincente. Racconta di un collaboratore del Tribunale cui competevano iniziali indagini sui vari casi trattati da un giudice. E’ appena andato in pensione e in lui scaturisce il desiderio di raccontare (e, forse, di tentare di risolvere), un caso di omicidio di bella ragazza. Propone il manoscritto a una bella giudice di cui era collaboratore ma anche grande innamorato. Con la scusa di questo caso, s’incontrano varie volte e lui troverà anche il coraggio di dichiararsi. Ben diretto dal regista argentino, ottimante interpretato da Ricardo Darin, Soledad Villamil e Pablo Rago, al film, pesa l’eccessiva lunghezza e una sceneggiatura che, insiste troppo nel volere essere imprevedibile per poi esserlo effettivamente.

Zona sud
Zona sud

Molto interesse ha destato anche il film boliviano Zona Sur (Zona Sud), soprattutto per la scarsa produzione cinematografica di quel paese e per i pochissimi titoli la mancanza in Italia, e non solo, della conoscenza di questa cinematografia. Il film è diretto dal figliol prodigo Juan Carlos Valdivia Flores che, dopo avere studiato negli Stati Uniti e avere lavorato vari anni in Messico nella pubblicità e nella televisione, è tornato in Bolivia dove si occupa di una vasta gamma di progetti audiovisivi con la sua casa di produzione Cinenomada. La vicenda è ambientata a La Paz, in una casa dell’alta borghesia in cui risiede madre, figlia lésbica, figlio con fidanzata convivente e figlio piccolo grande sognatore; oltre a loro, il cameriere tuttofare Wilson e Marcelina, di chiare origine indios. La madre mantiene le apparenze ma ha gravi problema finanziari che cerca di nascondere a tutti, ma le mancano i soldi anche per pagare il mangiare e i domestici. La chiave di lettura di un film spesso prolisso nella descrizione della quotidianità è negli ultimi dieci minuti. Brava Ninon Del Castillo come madre capofamiglia ma ancora più di lei Pascual Loayza che sa trasfondere l’orgoglio dei nativi anche attraverso il suo umile lavoro.

Il ragazzo pesce
Il ragazzo pesce

Il film argentino El Niño Pez (Il bimbo pesce) di Lucia Puenzo, (vincitrice della Settimana della critica a Cannes con il discusso e discutibile XXY), non abbandona i temi torbidi del titolo precedente e, anzi, al rapporto sessuale tra le due protagoniste si aggiungono altri temi forti, come cani da combattimento, omicidi, violenze. Il risultato finale è sconcertante, incapace seppure per un momento di avere attendibilità. Interpretato dalla bella cantante Emme, presente al Festival come protagonista anche di un interessante dibattito su musica e cinema in Argentina, e dall’acerba Ines Efron, racconta del rapporto di amore e di assoluta amicizia tra due giovanissime sullo sfondo del più esclusivo quartiere di Buenos Aires. Lola è la figlia dei padroni di casa, Guayi la meticcia paraguaiana che lavora da loro. Hanno il sogno di potere costruire il loro nido d’amore in Paraguay, sulle rive di un lago magico in cui si dice, nuoti un bambino pesce. Per ottenere il denaro rubano e fanno altre cose proibite. Ma il destino non è dalla loro parte.

Natale
Natale

Il film cileno Navidad (Natale) è diretto dal giovanissimo Sebastian Lelio, presente nell’edizione precedente con la sua opera prima, La Sagrada Familia (La Sacra Famiglia). E’ opera minimale, a tratti molto interessante, dei rapporti fra tre giovani che, per vari versi, trascorrono assieme il Natale, lontano dalle famiglie che non hanno o non riconoscono. La più grande ha convinto un giovane amico a seguirla in questo giorno particolare che trascorrono nella casa del padre della ragazza, morto tempo prima. Lei, forse, è lesbica e non riesce ad accettare questa sua realtà. Il ragazzo è in situazione conflittuale con la famiglia e, di fatto, è scappato da casa. Lei cerca di portarlo nei giochi dell’amore, lui è reticente. Alla fine sta per convincerlo ma scoprono nella serra una ragazzina diabetica in grave crisi ipoglicemica. La aiutano, scoprono i suoi drammi, la ricerca di un padre mai conosciuto, il suo desiderio di non prendere atto di una realtà che è evidentemente differente a quella che lei vorrebbe. Nasce un triangolo prima d’amicizia e poi affettivo che aiuta la più adulta ad accettare di essere innamorata di ragazza argentina che raggiungerà a Mendoza. Un film bello ma non compiuto che dice molte cose ma non le spiega. Comunque, è titolo interessante di un autore che è da seguire con attenzione.