72ma Mostra Internazionale d'arte Cinematografica di Venezia - Pagina 8

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72ma Mostra Internazionale d'arte Cinematografica di Venezia
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ABLUKA (FRENZY) 2Mano a mano che il calendario della Mostra si srotola, ecco arrivare i titoli migliori o, quantomeno i più interessanti. Abluka (Pazzia), opera seconda del turco di Emin Alper, è un film complesso nell’apparente semplicità della storia che racconta. Kadir è un detenuto che sta scontando una pena a venti anni di reclusione, nulla di più preciso ci sarà detto nel corso della vicenda anche se – sulla base del codice penale turco – questa sentenza potrebbe corrispondere alla punizione per un omicidio. Un funzionario di polizia gli offre la libertà vigilata a patto che collabori con le forze dell’ordine travestendosi da netturbino e cercando nell’immondizia le tracce di materiali utilizzabili per possibili attentati. Siamo a Istanbul, nei quartiere più poveri della città, e ogni giorno esplosioni e incendi punteggiano la vita della gente seminando morti e feriti. L’ex galeotto, nei panni di spazzino, annusa e scruta le immondizie contenute nei cassonetti, anche in quelli vicini alla casa del fratello che gli ha trovato un alloggio nei pressi. Di fratelli lui ne aveva due, ma quello di mezzo è sparito nel nulla dieci anni orsono e, gli dice il poliziotto che lo controlla, è diventato uno dei capi delle bande terroriste. L’ossessione degli attentati, unita alla paura di ritornare dietro le sbarre, fanno sì che il falso spazzino s’immagini la creazione di una base terrorista proprio nella casa del fratello, appartamento dove il suo congiunto, che di mestiere fa l’uccisore di cani randagi per conto del Comune, sarebbe relegato. Il fratello, invece, si è chiuso in casa solo perché, disgustato dal lavoro, ha preso con sé un cane da lui stesso ferito che ha curato e nutre con affetto. La segnalazione di Amir fa intervenire la polizia e il fratello, credendo che gli agenti siano venuti per sequestragli animale, spara ed è ucciso dagli uomini delle forze speciali. Durante la veglia funebre arriva (ma è un incubo o la realtà?) l’altro fratello e dà l’ordine che il falso netturbino sia giustiziato. Il film si interrompe a questo punto, con il protagonista inginocchiato e un uomo che gli punta una pistola alla testa. E’ una storia che tratteggia un quadro sociale dominato dalla follia, una situazione in cui tutti sospettano di tutti, le forze di polizia hanno poteri incontrollabili e la povera gente può solo subire le opposte violenze. E’ un testo di grandissimo interesse, uno di quelli di cui è ricco il più recente cinema turco che mostra come la situazione di un individuo possa diventare simbolo di un’intera situazione sociale. Un’operazione in cui quest’opera ha successo grazie alle numerose sfumature che il regista dissemina nel corso della storia: dal mercatino delle cose trovate nell’immondizia (simbolo di una sopravvivenza legata agli scarti dei ceti più ricchi), siano alla mattanza dei cani praticata nella realtà e negata ufficialmente. E’ un’opera di grande complessità che si aggiunge alla scarna lista dei titoli meritevoli di un qualche premio.
Sangue del mio sangue 2Marco Bellocchio ha portato alla Mostra Sangue del mio sangue, un film scarsamente riuscito e dalla struttura tutt’altro che omogenea. Sono due momenti nella vita della cittadina di Bobbio, il primo collocato nel 17mo secolo, il secondo ai giorni nostri. Nel passato un giovane prete guerriero è chiamato a seguire il giudizio a cui è sottoposta una monaca che ha avuto una relazione sessuale con il suo confessore, fratello del religioso appena arrivato. Quest’ultimo dovrebbe perorare la causa della madre che vuole il defunto, morto suicida, sepolto in terra santa e non in un cimitero sconsacrato. La Chiesa lo permetterà se la monaca confesserà di essere stata ispirata dal demonio, per cui il religioso non si è ucciso di propria volontà, ma a seguito delle trame del maligno. Tuttavia la donna si ostina a non confessare, scambia il nuovo venuto per il fratello e supera prove terribili che vanno dall’annegamento alla tortura con il fuoco. Tuttavia tutto è inutile e la religiosa finirà murata viva. Salto ai giorni nostro con la cittadina dominata da una sorte di mafia borghese che consente truffe allo Stato, pensioni ai falsi invalidi, ruberie varie. Il tutto sotto gli occhi di una anziano conte che vive in solitudine proprio nella prigione, per buona parte in rovina, in cui sono avvenuti i fatti del mille e seicento. Dopo che il nobile sventa l’ennesima truffa, tentata da un sedicente ispettore inviato dalla Regione, si ritorna al passato con il cardinale della città che, ricevuta la richiesta di perdono da parte della reclusa, fa abbattere il muro dietro cui ha vissuto per anni e lei ritorna nuda e bella come quando aveva vent’anni. Non è facile trovare un filo logico che leghi queste due parti, assemblate, a dir poco, in modo bizzarro. Una lettura potrebbe essere quella che vede la contrapposizione del passato, in cui ferocia e regole assolute producevano anche miti e leggende a fronte della povertà intellettuale dell’oggi. Se anche così fosse, il film non sfuggirebbe a uno sbilancio totale e a uno sguardo a dir poco semplicistico.
anomalisa 1Terzo film presentato nella sezione competitiva è stato il disegno animato Anomalisa di Charlie Kaufman e Duke Johnson, con le voci di Jennifer Jason Leight e Davis Thewlis, racconta, senza eccessivi pudori, la notte d’amore che vede convolti uno scrittore di manuali di successo, arrivato in città per una conferenza, e una telefonista venuta ad ascoltarlo dalla lontana provincia. Alla fine del congresso carnale entrambi ritorneranno alle vite di tutti i giorni: lui alla famiglia, lei a una grigia esistenza. Dal punto di vista tecnico non ci sono novità straordinarie, a parte quella della presentazione dei due e delle figure che li circondano, come provenienti da un mondo dominato dai robot. L’animazione non ha punte di grande valore, l’unico dato originale è quello di un’esplicitazione del sesso che, solitamente, non trova spazio in questo tipo di produzioni.