72ma Mostra Internazionale d'arte Cinematografica di Venezia - Pagina 7

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72ma Mostra Internazionale d'arte Cinematografica di Venezia
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the-endless-river 1The Endless River (Il fiume senza fine) del sudafricano Oliver Hermanus è fra i film più scombinati che siano stati proiettati sugli schermi di una prestigiosa rassegna cinematografica. Un delinquente di colore esce di prigione dopo aver scontato quattro anni per rapina a mano armata. La moglie, che fa la cameriera in una sorta di fast food, lo ha atteso con amore e pazienza. Appena ritorna a casa la suocera vorrebbe si rimettesse sulla retta via e smettesse le vecchie, pericolose compagnie, ma lui non le dà ascolto. Dopo qualche giorno lo ritrovano ritrovato morto per dissanguamento vicino ad una fattoria in cui, poche ore prima tre banditi avevano violentato e ucciso la moglie del proprietario, un sudafricano d’origine francese, e ammazzato i suoi due figlioletti. Il vedovo, distrutto da quanto accaduto, incontra casualmente la vedova del delinquente. Fra i due esplode una torrida relazione sessuale che li porta a girare il paese offrendo alla regia di proporre immagini in perfetto stile: visitate il Sud Africa. Percorso gioioso e riconciliativo interrotto da qualche screzio quando la donna scopre, nel portafoglio del compagno, la scheda segnaletica del marito e inizia a sospettare, forse a ragione, che l’uomo non sia estraneo alla sua morte, visto che la polizia lo sospettava dello stupro e omicidio della famiglia del suo attuale compagno. Nube passeggera, dopo di che i due riprendono il giro turistico. Fine. Francamente c’è poco da dire su un racconto tanto prevedibile quanto aggrovigliato e su un testo aggravato da due interpretazioni tutt’altro che memorabili
rabin, the last day 2Molto più interessante Rabin, the Last Day (Rabin, l’ultimo giorno) in cui l’israeliano Amos Gitai ricostruisce il clima sociale e politico che ha accompagnato l’assassinio del premier, mettendo in luce la tensione politica causata, dopo gli accordi di Oslo del 1993 fra il governo di Tel Aviv e l’Autorità palestinese, dai gruppi estremisti e religiosi legati alla destra israeliana. E’ un esempio perfetto di servizio televisivo da dispiegarsi in più puntate, probabilmente due, che affronta un tema cruciale non nascondendo la posizione di parte dell’autore. In questo il film sottolinea, attraverso la ricostruzione dei lavori della commissione chiamata a indagare sul comportamento dei servizi di sicurezza in occasione dell’omicidio, le responsabilità dell’attuale primo ministro Benjamin Netanyahu (1949). Il film avvince dalla prima all’ultima immagine nonostante duri due ore e mezzo e rivela una brano di storia di cui pochi sanno qualche cosa in modo preciso e dettagliato.
Non essere cattivoNon essere cattivo, presentato fuori concorso, è stato l’ultimo film realizzato da Claudio Caligari (1948 – 2015). Questo regista, la cui opera ha un taglio decisamente pasoliniano, si è spesso dedicato ai problemi dei tossicodipendenti e alle vite dei marginali. Sia Amore tossico (1983) sia L'odore della notte (1998) indagano sulle vite di tossici, delinquenti e disadattati vari. Tali sono anche i due protagonisti di quest’ultimo film, ambientato nel 1995, piccoli spacciatori, imbroglioni da quattro soldi, bulli di quartiere, muratori senza professionalità. Uno dei due riuscirà a rimettersi in sesto e costruirsi un famiglia, l’altro morirà dissanguato causa le ferite patite durante una rapina ad un negozio. L’ambiente è quello del Lido di Ostia, già presente nel primo lungometraggio di questo cineasta, con il mare inquinato, le spiagge ridotte a depositi d’immondizia, i piccoli bar che funzionano anche come basi per il traffico di droga. E’ un film generoso quanto datato, più nello stile che non negli argomenti che affronta, pervaso da un non spiacevole profumo di cinema d’altri tempi.