49mo Karlovy Vary International Film Festival - Pagina 7

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49mo Karlovy Vary International Film Festival
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25655-free-fall(U.R.) György Pálfi è un regista ungherese che ama il cinema non convenzionale. Già al suo film d’esordio, Hukkie (2002), ha dimostrato di amare le sfide difficili realizzando un film quasi senza dialoghi in cui una serie di omicidi sono raccontati seguendo vari personaggi che vivono in un piccolo villaggio, un film che dipana alcune storie in modo limpido e preciso, ma anche con una buona dose d’ironia. Gli stessi ingredienti, ma con dialoghi ben più abbondanti, si ritrovano in Szabadesés (Caduta libera) qui il filo conduttore lo offre una signora anziana e grassa che abita al penultimo piano di una casa i cui inquilini emblematizzano, in varia maniera, aspetti della società moderna. Mano a mano che l’anziana, sposata ad un marito altrettanto in là con gli anni e dal carattere a dir poco bizzarramente aggressivo, sale a fatica le scale - l’ascensore è perennemente guasto - e passa davanti ai vari appartamenti, scopriamo che dietro a quelle porte si svolgono rituali e ci sono situazioni che, appunto, rappresentano altrettanti aspetti, letti in maniera grottesca, della società moderna. C’è il guru che insegna la meditazione trascendentale a un gruppo di allievi predicando il distacco dalla materialità del mondo, ci sono i musicisti riuniti per festeggiare un anziano collega che neppure si accorgono che la giovane fidanzata del padrone di casa gira completamente nuda, c’è il ginecologo specializzato a far rientrare nell’utero materno bambini nati da poco, c’è la coppia ossessionata dalla pulizia e dall’asetticità al punto di fare l’amore solo dopo essersi avvolti nella plastica trasparente e che commette un uxoricidio quando un insetto entra nella donna e fuoriesce dalla sua bocca, c'è la famiglia apparentemente perfetta in cui il padre - padrone tiranneggia il figlioletto, ma neppure sia accorge che in casa c'è una mucca. Queste e altre situazioni richiamano caratteristiche della vita moderna, mettono in piazza manie ed ossessioni che, giunte al parossismo, distruggono gli stessi che le praticano. Nel finale l’anziana protagonista ritorna sul tetto e si lancia nuovamente nel vuoto, ma questa volta, diversamente da quanto avvenuto all’inizio del film, non si rialza. Forse anche lei ha esaurito le possibilità di scontro con la pazzia che la circonda, forse è finito per sempre il suo ruolo – simbolo di proletaria normale e infelice, ma reale. Come tutti i testi a forte valore metaforico anche questo si scontra con i limiti che rendono alcuni episodi, ad esempio quello del ginecologo che rimette il bimbo nel ventre materno, meno riusciti degli altri, ma nel complesso si tratta di un’opera importante e inquietante, un tipo di cinema che interessa, coinvolge e invita a riflettere.
25658-welkome-homeAnche Welkome Home (Benvenuto a casa) della russa, ma residente a New York, Angelina Nikonova ha una robusta componente originale. E’ questa l’opera seconda di una cineasta il cui film narrativo d’esordio, Purtrt v sumerkakh (Ritratto al crepuscolo), ha avuto buona accoglienza in numerose manifestazioni internazionali, fra cui Venezia e Salonicco. Questa volta la regista inanella una serie di storie di personaggi in difficoltà sia con la loro collocazione professionale sia per i rapporti che mantengono con le comunità d’origine. C’è l’attore premiato ai festival (il particolare a quello di Cottbus) che per sopravvivere vende tappeti e deve vedersela con tre figli e una moglie incinta per la quarta volta e per nulla disposta ad assecondare le sue vocazioni artistiche. C’è la bella ragazza che vorrebbe fare l’attrice, ma per sopravvivere spaccia droga e balla seminuda in un night club. C’è il regista alla ricerca di un produttore che finanzi il suo copione ma nel frattempo deve fare i conti con una moglie insospettita dai suoi tradimenti. C’è il transessuale che vuole diventare femmina ed è inorridito dalla prospettiva che il padre e gli altri armeni scoprano la sua condizione. Sono personaggi che appartengono a varie comunità etniche – armena, russa, ungherese – tutte tese nell’impossibile mantenimento dei costumi dei paesi da cui provengono in una situazione del tutto nuova. In questo senso assume un’indicazione precisa l’episodio della pecora che deve essere uccisa ritualmente, ma nessuno sa più come fare. In altre parole un melting pot realistico e multicolore in cui il sorriso si unisce al dramma, la situazione farsesca a quella tragica. Il film è ben realizzato e radiografa una serie di situazioni senza esprimere alcun giudizio, una scelta decisamente opportuna.
25323-corrections-class(F.F.Klass korrektsii (Classe correzionale, 2014) racconta una storia di disagio fisico, morale, esistenziale. Diretto con bravura dal russo Ivan I. Tverdovsky, questa coproduzione russa e tedesca si sviluppa inizialmente quale commedia per poi trasformarsi in breve tempo in storia sentimentale con un finale a dire poco drammatico. Lena è una ragazza solare, disabile e costretta su di una sedia a rotelle che, dopo sei anni passati a studiare a casa con l’aiuto di Internet e della madre, si sente pronta a tornare a scuola. E’ assegnata a una classe speciale per alunni disabili che alla fine dell'anno scolastico devono presentarsi davanti ad una commissione al fine di dimostrare che meritano di essere riportati in una classe tradizionale. Gli insegnanti non sono all’altezza del loro incarico e trattano in maniera gretta diretta i problemi di ognuno dei ragazzi. C’è chi è affetto da nanismo e chi soffre di epilessia o ha un carattere instabile. Mostrano scarsa voglia di motivare gli studenti e di aiutarli a migliorare; al contrario, cercano di annullare fin dall'inizio qualsiasi interesse che Lena ed altri mostrano nelle materie più complesse. La sedicenne presto si inserisce nella vita della sua classe divenendo amica un po’ di tutti, soprattutto di Anton, un bel ragazzo che da subito la mette sotto la sua ala protettiva, la accompagna e la va a prendere a casa, la coinvolge nelle sue folli prove di coraggio, la fa divenire la sua ragazza. La loro felicità non è di gradita da tutti e presto avrà pesanti ripercussioni, dovrà subire anche uno stupro ma, soprattutto, il tradimento del suo primo grande amore. Il taglio narrativo del documentario che questo regista ha utilizzato finora ora come linguaggio narrativo lo aita a raccontare un dramma assolutamente credibile che descrive l'impari lotta dell'individuo nei confronti del torpore istituzionale, dei pregiudizi degli uomini e una società che cerca di mettere in difficoltà le persone che sono ritenute diverse.
25867-norwayNorviyia (Norvegia, 2014) è un film difficile da valutare perché quel modo di raccontare in maniera demenziale con una struttura produttiva a bassissimo budget che costringe, o aiuta, a scelte controcorrente divertenti, intelligenti ma, alla fine, un po’ ripetitive e noiose non sempre gradevoli. Diretto dal greco Yiannis Veslemes, rappresenta in East to West una nazione che fino ad ora non aveva fatto parte di questa sezione competitiva. E' il 1984 e Atene arriva il vampiro Zano, gaudente, gran bevitore, ammiratore di belle donne e con una folta chioma bionda non certo di colore naturale. Al ritmo della musica da discoteca anni ottanta scopre i misteri della città e, apparentemente per caso, finisce in un bar di nome Zardoz, dove è possibile provare ogni droga, con il DJ che porta la gente fino al precipizio dell'oblio. L'incontro con Adonis e la tentatrice Alice annuncia l'inizio di una grande amicizia tra loro. L'avventura raggiunge un livello che lui non avrebbe mai pensato e che lo mette particolarmente in crisi. Insieme la loro vita cambia completamente. Si rende conto che ciò che in un primo momento sembrava una grande festa è in realtà un complotto elaborato e progettato esclusivamente per coinvolgerlo in una no return road. Zano si trova di fronte a una decisione difficile: rinunciare ai suoi ideali e servire il male, o preservare la sua dignità, rischiando la propria vita e quella delle persone che, forse, ama. Utilizzando elementi di punk nella sua stilizzazione artistica, questo film fantasioso potrebbe essere preso sia come un gioco bizzarro o quale commento caustico sulla situazione nella società greca contemporanea. Sicuramente non lascia indifferente e costringe a prendere posizione a favore o contro. Sembra un film goliardico ma, tutto sommato, riesce a far pensare.