49mo Karlovy Vary International Film Festival - Pagina 5

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49mo Karlovy Vary International Film Festival
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25645-paris-of-the-north(U.R.) Hafsteinn Gunnar Sigurösson fa parte della piccola, a agguerrirà pattuglia dei registi che vengono dal freddo delle terre islandesi. Al festival ha presentato la sua ultima fatica, Paris noröursins (La Parigi del nord), che ruota attorno ai triboli di un insegnante che vive in un paesino dell’est dell’Islanda e che, durante la stagione estiva, riceve l’inaspettata visita del padre che abita da anni in Tailandia. Il docente è in crisi: la fidanzata lo ha lasciato e lui mal sopporta la frequentazione in un gruppo di alcolisti anonimi in cui è finito causa l’abuso di alcol. Sfoga la sua inquietudine correndo in solitario in mezzo a paesaggi da favola, ma che incutono anche non poco terrore. L’arrivo del genitore, bevitore inveterato che ha lasciato a Bangkok un altro figlio avuto da una tailandese, scompagina ancor più la sua vita e lo avvia a ripiombare nell’abuso di bevande alcoliche. Il conflitto fra le due personalità si fa sempre più aspro sino ad esplodere quando l’anziano ha una relazione con un’ex fiamma del figlio. A questo punto la rottura sembra inevitabile, ma un malore del padre, con ricovero in ospedale, sembra segnare la rappacificazione fra i due. Tregua momentanea, in quanto il figlio trova la forza di abbandonare definitivamente una condizione tanto dolorosa e partire verso una nuova vita, almeno così spera. Il film è denso di situazioni e personaggi già visti un numero rilevante di volte e la coppia figlio - grigio e padre - birbaccione non è nuova. Certo il paesaggio è quanto mai suggestivo e la regia ne salda la terribile bellezza al turbinare dei caratteri dei personaggi, ma questo non basta a dare al film un tratto di vera originalità.
25628-nowhere-in-moraviaAnche Díra u Hanušovic (Da nessuna parte in Moravia) dell’attore e regista teatrale Miroslav Krobot che esordisce sullo schermo con un testo che mescola umorismo, violenza e malinconia, muove sulle tracce di un preciso filone del cinema ceco: quello sulle situazioni assurde e terribili ambientate in piccoli villaggi di campagna. Siamo nel nord della Moravia, in un borgo minuscolo popolato da sfaticati, ubriaconi e donne che fanno del sesso un modo per riempire esistenze monotone e vuole. Una di queste è l’ostessa che gestisce un bar frequentato da alcolizzati e nullafacenti, lei concede i suoi favori al sindaco e a un aitante operaio edile, per cui quando si ritrova incinta non è sicura di chi sia il pargolo. Sua madre, oramai in età avanzata, in passato non è stata da meno e sua sorella, per sfuggire al tedio del villaggio, si accompagna con un tedesco benestante che ha il doppio dei suoi anni. In questa vertigine di amplessi e birra irrompe la tragedia quando due fratelli ammazzano la donna che viveva con loro e che entrambi sfruttavano sessualmente. In poche parole siamo dentro una precisa tradizione culturale e narrativa che mette assieme il dolore del vivere, l’alcolismo e il sesso come antidoto alla noia dell’esistenza. Un impasto felice fra malinconia, tragedia e umorismo che, questa volta, manca parzialmente il bersaglio adagiandosi più sul versante della citazione di precedenti illustri che non su quello di una vera originalità.      

25319-kebab-horoscope(F.F.) Kebab & Horoscope (Kebab e Oroscopo) è un opera in cui non tutto funziona per il meglio, lasciando allo spettatore la sensazione di avere riso con trovate intelligenti e poi essere stato abbandonato nel mondo della noia e della ripetitività. Film polacco diretto da Grzegorz Jaroszuk, tratta con ironia il mondo dell’astrologia ma anche quello del marketing che viene visto come un’attività in cui c’è poco di scientifico e tanto d’improvvisazione. Partendo dal presupposto che il destino è imprevedibile, il regista racconta di un credulone che legge l’oroscopo nella sua rivista preferita, The Secret World of Animals (Il mondo segreto degli animali) qui un giorno trova un oroscopo che lo invita a cambiare vita e lasciare il lavoro. Piuttosto che rischiare di contraddire il destino, si licenzia pronto a modificare la propria esistenza, ma subito dopo incontra l'autore del oroscopo, appena licenziato, nel negozio di kebab in cui non lavora più. La delusione è grande perché scopre che le predizioni erano firmate con un nome di donna e si trova di fronte ad un uomo. Cerca conforto in chi per anni ha condizionato la sua vita e viene, invece, irriso. Con la condivisione di insicurezze esistenziali con l’astrologo trova un terreno comune e scopre che il marketing richiede l'intuizione piuttosto che qualsiasi formazione specialistica. Un negozio di tappeti, che non ha mai avuto un cliente, è il luogo ideale per iniziare un business. Lui si presenta come specialista con il compito di creare una squadra da un insieme strampalato di persone, alcune delle quali odiano addirittura i tappeti. Nel suo debutto da regista Grzegorz Jaroszuk offre una prospettiva comica assurda su un gruppo di figure solitarie che cercano, con vari gradi di successo, di fare i conti con la loro vita stranamente dolorosa. A tratti ci riesce, spesso no, dimostrando che per un debutto è forse meglio affrontare un tema più facile.
25330-monument-to-michael-jacksonDivertimento assicurato con Spomenik Majklu Džeksonu (Monumento a Michael Jackson) diretto con bravura dal serbo Darko Lungulov che tiene testa ad una coproduzione fra Serbia, Germania, Macedonia e Croazia. Il tono ricorda Emil Kusturica, ma il regista riesce a mantenere una propria identità. Ben scritta la sceneggiatura, interpretato in maniera piacevole, ha l’apporto anche di un’ottima colonna sonora. Siamo nel 2009, Marko è un barbiere che sogna ad occhi aperti con la testa piena di idee (raramente realizzate) e un matrimonio in crisi. Delusa dalla vita, la moglie si rifiuta di dargli un'altra chance ed è determinata a lasciare il loro paese che offre poche prospettive di crescita. Marko decide di fare un ultimo disperato tentativo per salvare il suo rapporto così logorato ma anche per trovare credibilità con i suoi compaesani. La sua nuova idea è quella di attirare il turismo, sostituendo il vecchio monumento comunista, appena rimosso, con una statua di Michael Jackson. Abbastanza sorprendentemente, ottiene l’appoggio della gente del posto, ma non del sindaco. Mille disavventure, i turisti che arrivano, un finto Jackson che vola su di un elicottero osannato dalla gente, un finale tragico ma ottimistico. Nella commedia agrodolce che racconta le avventure di un barbiere allegro e fuori dal comune, il regista tocca molti problemi sociali: ha grande abilità narrativa e gusto per la creazione di un ambiente efficace, già confermato nel successo ottenuto dal suo film del debutto, Tamo i ovde (Qui è là, 2008) che dove è stato presentato è sempre stato accolto favorevolmente.