02 Luglio 2014
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49mo Karlovy Vary International Film Festival |
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(U.R.) La tirisia del messicano Jorge Perez Solano è il primo titolo, fra quelli presentati sino ad ora in concorso, che meriti appieno la qualifica di opera da festival. Iniziamo dal titolo. La tirisia è una sindrome psicoanalitica il cui nome deriva, alla lontana, da quello di itterizia e individua uno stato di malinconia e tristezza simile alla saudade portoghese. In italiano potremmo tradurlo con: malinconia triste. Ad esserne affette sono un paio di giovani donne che vivono in una regione messicana di montagna ove le acque di dilavamento sono utilizzate da un padroncino per alimentare vasche di essicazione da cui ricavare sale. Entrambe le protagoniste - una la compagna ufficiale, l’altra la moglie di un lavoratore assente da tempo - sono messe incinte dal piccolo imprenditore e stanno per partorire – da sole e in casa – quasi contemporaneamente. Per l’una sarà il terzo figlio, per l’altra il primo. L’amante è quella che dà alla luce il piccolo per prima e lo fa assistita da un omosessuale, unica figura positiva dall’inizio alla fine del film, suo vicino di casa. L’altra abortire in modo artigianale – fa continue immersioni nel sale – ed è terrorizzata dalla prossima maternità. Le cose precipitano con l’arrivo del marito assente che, raccogliendo vari indizi, non ci mette molto a capire che cosa è successo quando era via, questo anche se la moglie si è dolorosamente separata dal fantolino rifilandolo al padre naturale che, a sua volta, lo ha messo nella braccia della compagna ufficiale. La tragedia è evitata per un soffio, ma la giovane primipara, una volta partorito il suo bimbo, va via con lui da casa portandosi dietro i risparmi accumulati dal marito in vista di un ipotetico e sognato viaggio aereo in una qualsiasi città del mondo, come dice la pubblicità. Gli altri personaggi rimangono sul posto vittime di una tirisia che non lascia scampo. Il film è immerso in un clima di violenza, più suggerita che vista, emblematizzata dai molti militari che circolano nella zona creando surreali posti di blocco o trasportando cadaveri di ribelli o banditi. Il tutto segnato, infine, dal continuo sorvolo di aerei di linea che evocano mete irraggiungibili e sconosciute. Il film sfiora il melodramma senza mai cascarvi dento, evoca un clima di sensualità esasperata, ma lo ribalta con le immagini, davvero truci, dei parti solitari e casalinghi, operazioni in cui il corpo femminile soffre un grande dolore che il regista trasferisce direttamente allo spettatore. In altre parole un film molto bello e coinvolgente, magistralmente interpretato, nei due ruoli femminili, da Adriana Paz e Noé Hernández.
(F.F.) Rocks in My Pockets (Rocce in tasca) opera emozionante scritta, disegnata, animata e diretta da Signe Baumane, è una storia di mistero e di redenzione. Il film lettone è basato su eventi realmente accaduti che coinvolgono le donne della famiglia di Signe Baunane e di lei stessa che hanno combattuto le personali battaglie contro la follia. Vengono trattati i problemi di persione che hanno saputo sconfiggere o, meglio, convivere con il proprio DNA. Il film è ricco di metafore visive, immagini surreali e di un contorto ed originale senso dell'umorismo. Si tratta di un racconto animato ricco di arte, donne, strane storie audaci, accenti lettoni, storia, natura, avventura e altro ancora. L’animazione è stata scelta per rendere meglio le immagini surreali in movimento ed è l'unico mezzo che può esprimere pienamente la mente dell’artista baltica. Alcune persone ritengono erroneamente che l'animazione sia solo un mezzo espressivo adatto ai bambini ma può essere un modo di narrazione molto sofisticato, è in grado di rappresentare ciò che nessuno può vedere, i massimi sentimenti interiori e pensieri. Si possono creare astrazioni di problemi che l’uso di attori non puo’ rendere allo stesso livello, accostando mondi interiori con l'universo esterno lamalgamandoli in racconti assolutamente completi. L'animazione può portare umorismo e metafora visiva alla narrazione. Citando Walt Disney, l'animazione può spiegare tutto ciò che la mente umana può concepire. In altri termini, il film di animazione visualizza l'invisibile. L'immaginazione creativa dà vita all’astratto e amorfo. Si parla di depressione perchè è parte importante dell’autrice che spesso pensa di farla finita, anche se elementi esterni le hanno permesso di rinunciare a questo insano proposito. In merito a questo, ha dichiarato: la mia mente continua a tornare ai pensieri di "farla finita" e le modalità con cui farlo. Perché? Perché penso in questo modo? E perché io sono ancora viva, nonostante tali pensieri? Trovo la fragilità della nostra mente affascinante. La vita è strana, imprevedibile, a volte assurdo e cerco di vedere l'umorismo in tutto. Piu’ che a un film d’animazione classico, siamo di fronte a disegni semplici quasi infantili messi in movimento attraverso un montaggio intelligente che crea azione attraverso a tante immagini statiche: bello, interessante, coinvolgente debutto di una artista di sicuro valore.
Rozkoš (Delizia, 2014) è un interessante film che tratta dell’amore nell’era della tecnologia dove anche coppie consolidate hanno difficoltà a dialogare e a incontrarsi sostituendo il rapporto fisico con anonime e continuative chat. Sulle varie inquadrature passano come firma di una mancanza di rapporto umano la ricorrente domanda che si pongono i due protagonisti: dove sei? Questo perché vivono mondi paralleli che difficilmente si incontrano sia per orari che per interessi, anche se sono convinti di essere una coppia felice. La brava Jitka Rudolfová descrive questo rapporto privo di emozioni vere che coinvolge la giovane montatrice Milena. Lei, amici e colleghi parlano senza la capacità di ascoltare. Le loro menti sono alla ricerca incessante del piacere e della soddisfazione, la perfezione e l’originalità, ma in questa lotta verso il successo nessuno ha tempo di fermarsi e capirne le ragioni. La ricerca approfondita di un rapporto soddisfacente e della pace interiore coinvolge Milena in maniera quasi ossessiva e, alla fine, assolutamente priva di un risultato positivo. Sembra un laconico referto medico dai toni duri che racconta questo dramma psicologico con un ottimo linguaggio cinematografico. Il suo compagno cerca di dimostrare che alla base dell’amore è solo un principio chimico che illustra in varie conferenze e che vorrebbe documentare con elaborati visivi. Sembra il più distaccato dalla vita reale, ma così non è. Il regista per il ruolo della protagonista ha scelto Jana Plodková, che ha fornito una prestazione assolutamente perfetta grazie ad un’espressività che permette di dialogare col pubblico solo col viso. Attrice anche di teatro, regge senza difficoltà quanto scritto per lei dalla sceneggiatura che alle volte può sembrare fin troppo macchinosa.
Kirsitubakas (Tabacco alla ciliegia, 2014) è una commedia sulle prime esperienze sentimentali di una sedicenne che si sente adulta, lontana dai coetanei e che rischia di sbagliare in maniera irreversibile nelle sue scelte. Film estone che sa mescolare romanticismo e temi drammatici con rara leggerezza, segna il debutto di Katrin and Andres Maimik. L'estate sta volgendo al termine e la sedicenne Laura si sente stanca, annoiata e irrisolta. C'è un ragazzo interessato a lei, ma lei trova che lui sia sciocco ed immaturo mentre entrambe le loro famiglie vedrebbero volentieri il loro amore: il suo difetto più grosso è di essere perbenino e senza nessun desiderio di vivere una vita da ricordare. La proposta inaspettata di fare un trekking per un paio di giorni alla scoperta delle meraviglie delle torbiere le offre l’opportunità di sfuggire alla monotonia delle vacanze scolastiche assieme anche alla sua migliore amica. Inizialmente, Laura non è esattamente entusiasta dalla natura così bella ed invasiva nonché del ruvido modo di comportarsi di Josep, la guida naturalistica quarantenne e dal piglio del uomo selvaggio. Tuttavia, il non convenzionale fumatore di tabacco da pipa comincia a suscitare il suo interesse e ha la sensazione di essere ricambiata. Il primo amore prende Laura sprovvista, e in un modo piuttosto insolito. Quando è pronta a donarsi a lui, scopre che è un convenzionale e fedifrago marito con due figlioletti. Il film si occupa del periodo fragile e doloroso dell'adolescenza, il primo amore e la prima delusione. Un’opera sensibile che dimostra con umorismo e compassione che le relazioni umane non sono mai semplici e lineari. Divertente, sentimentale, drammatico avventuroso: il tutto in novanta minuti.
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