50° Thessaloniki Film Festival 2009 - Pagina 4

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50° Thessaloniki Film Festival 2009
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I premi
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La non amata
La non amata
Passiamo ora in rassegna gli altri titoli in concorso. In The Unloved (La non amata) la britannica Samantha Morton tratteggia il ritratto di un’undicenne sottratta al padre, cui il tribunale l’aveva affidata dopo la separazione dalla moglie, che finisce in una sorta di casa – famiglia gestita dai servizi sociali dopo che si è scoperto che il genitore la picchiava selvaggiamente. Nel nuovo ambiente la ragazzina fa conoscenza di una sedicenne ladra e ribelle che diventa per lei una sorta di sorella maggiore cui affidarsi. Il film è centrato sulla descrizione dei sussulti e della psicologia di questa non amata che cerca disperatamente qualcuno cui volere bene e che la accetti e curi. E’ un ritratto terribile della condizione dei giovani - un quadro finale ci fornisce le cifre impressionanti di quanti ragazzi sono a carico dei servizi sociali inglesi – e delle lacerazioni che colpiscono il loro animo. E’ un film dal taglio tradizionale ma costruito con grande forza e commozione.
L'ultima estate alla Boyita
L'ultima estate alla Boyita
El ùltino verano de la Boyita (L'ultima estate alla Boyita) dell'argentina Julia Solomonoff è la classica storia di apprendimento e crescita al cui centro c'è una bambina che sta entrando nell'adolescenza. Sua sorella ha avuto le prime mestruazioni, cosa che lei le invidia, suo padre, un dottore, la porta a trascorrere le vacanze estive nella fattoria di famiglia, la Boyita. Qui ritrova un amichetto, poco più grande di lei, figlio del fattore che amministra la tenuta. Il giovane è affetto da una rara forma di ermafroditismo e, per questo, nasconde il corpo. Il padre del giovane vive la malattia come una sorta di peccato vergognoso, picchia il figlio e non lo fa curare. Il ragazzo fugge da casa quando il padre vende il suo cavallo favorito, ma il medico ricompra l’animale e consente al giovane di vincere un’importante gara ippica. Al traguardo il giovane non si ferma e continua a cavalcare sino a perdersi nell'orizzonte. La ragazzina assiste a tutto questo e lo trasforma in esperienza di vita destinata a un ricordo perenne. Il film descrive con misura e tatto un momento difficile nell’esistenza di ciascuno, ne coglie con intelligenza le sfumature, rifugge da pur possibili venature morbose e si afferma come una piccola opera segnata da buon gusto e attenzione.
Il campo del padre
Il campo del padre
Apaföld (Il campo del padre) dell’ungherese Viktor Oszkár Nagy è un bel racconto basato sul difficile rapporto fra un genitore, da poco uscito di prigione, e il figlio che gli rimprovera la relazione con una nuova compagna, sorella della prima moglie. Tutto questo ha per sfondo la volontà dell'ex detenuto di rifarsi una vita costruendo un vigneto, questo in contrasto con il desiderio del giovane di affrancarsi dalla custodia paterna, anche a costo di diventare un delinquente. E' un film formalmente ben costruito e retto da ottimi attori, ma sostanzialmente calligrafico nell'impostazione e nello stile. E', in altre parole, una buona prova di regia ma fine a se stessa.
San Nicola
San Nicola
St. Nick (San Nicola) dell’americano David Lowery racconta di fratello e sorella - lui ha undici anni, lei sei - in fuga da casa di famiglia senza che ce ne sia spiegato il motivo. Si aggirano senza meta nei boschi e nei casolari abbandonati di un Texas visto con sguardo inusuale. Alla fine saranno catturati e ricondotti a casa, ma poche ore dopo il ragazzo è già nuovamente sulla strada. E’ uno di quei film che tanto piacciono al nuovo cinema americano per il modo in cui sposano immagini realiste a un racconto dai connotati quasi surreali. Qui il regista mostra di saper ben guidare i piccoli interpreti e di costruire una storia in cui la tensione fa dimenticare le non poche incongruenze narrative catturando l’attenzione dello spettatore dal primo all’ultimo fotogramma, ma senza rispondere a nessuna delle domande che possono venirgli in mente.