Festival di Salonicco 2005

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Salonicco: cultura fatti più in là

ImageFestival Internazionale del cinema di Salonicco, anno uno. Anche se su catalogo e manifesto la cifra dell’edizione porta il numero 46, questa è stata, a tutti gli effetti, la prima della nuova era, voluta dal governo di destra di Costas Karamanlis, noto ammiratore dell’opera di Silvio Berlusconi. Sono stati messi alla porta il presidente Theo Angelopoulos e il direttore Michael Demopoulos, che avevano portato questa manifestazione ad essere una delle più note del circuito cinematografico.
Al loro posto sono andati Georges Corraface, francese di famiglia greca, che ha partecipato a grandi produzioni internazionali come Cristofolo Colombo – La scoperta (1992) di John Glen e Fuga da Los Angeles John Carpenter (1996) e una nota produttrice, Despina Mouzaki, che ha realizzato l’ultimo gran successo del cinema greco in cui compare anche l’attore – presidente: Un tocco di zenzero (2003) di Tassos Boulmetis. Con il nuovo organigramma sono arrivati anche molti soldi, circa un quarto in più di quelli disponibili in precedenza, tanto che oggi la manifestazione può vantare un sostanzioso bilancio che, considerate tutte le attività svolte dall’ente di cui fa parte il Festival e che comprende anche la gestione annuale di due sale cinematografiche e una rassegna di documentari, arriva a 7 milioni e ottocentomila euro, cinque milioni e ottocentomila dei quali versati dallo Stato, gli altri due raccolti dagli sponsor e dalla vendita dei biglietti. Sono cifre di tutto rispetto, che hanno consentito alla nuova dirigenza di presentare ben 260 titoli e costruire nuove strutture, come la tenda per gli incontri in cui è ospitato anche un modernissimo e funzionale centro video che consente di vedere, su grande schermo televisivo, quasi tutti i titoli in catalogo. Quest’improvvisa ricchezza non si è tradotta, tuttavia, in rilancio qualitativo. Molti dei film presentati facevano parte di miniretrospettive e omaggi dedicati a Hou Hsciao-hsien, Patrice Chéreau, Michael Winterbotton, Nico Papatakis, Antonietta Angelidi, George Panoussopoulos e a Vittorio Storaro che ha presieduto la giuria principale della rassegna. Inoltre c’erano panoramiche dedicate alle cinematografie messicana, danese e irlandese. Il pubblico ha gradito questa vera e propria abbuffata di film rendendo esaurite molte proiezioni. Sul versante, importantissimo, della qualità della competizione, invece, le cose sono andate male, con una scelta complessivamente modesta e spesso di riporto da altri festival. E’ mancata la voglia di trovare piccoli tesori frugando, magari, fra gli scarti miopi delle grandi rassegne.
La giuria principale ha faticato non poco per trovare qualche cosa di buono, finendo col premiare Een Ander Zijn Geluk (La felicità degli altri) della ventisettenne belga Fien Troch a cui è andato il massimo riconoscimento e premi alla protagonista e alla coprotagonista (Natali Broods e Ina Geerts). E’ la storia, stilisticamente cadenzata su un modello tipo Dogma, di una donna che scopre il cadavere di un bimbo vittima di un pirata della strada. Le inchieste che ne seguono mettono in luce la miseria morale, gli intrighi e i molti scheletri negli armadi che segnano una piccola comunità borghese e benpensante. Il film era già stato presentato ai festival di Toronto e San Sebastian senza suscitare grandi entusiasmi critici.