31° Festival Cinéma Méditerranée di Montpellier

Stampa
PDF
Indice
31° Festival Cinéma Méditerranée di Montpellier
Pagina 2
Pagina 3
Pagina 4
Pagina 5
I premi
Tutte le pagine
Sito ufficiale del festival: http://www.cinemed.tm.fr/
31mo Festival du Cinema Méditerranéen
Image
La 31ma edizione del Festival du Cinéma Méditerranée di Montpellier ha coronato in modo particolare tre titoli. Il maggior riconoscimento, l’Antigone d’oro e 47.000 euro da utilizzarsi in maniere diverse, è andato ad Ajami, film che aveva già ottenuto una menzione speciale della sezione Camera d’Or (miglior debutto) al festival di Cannes 2009. L’opera è firmata dall’israeliano Yaron Shani e dal palestinese Scandar Copti che hanno impiegato ben sette anni per portarla a termine. Il quartiere di Ajami, a Jaffa, è uno dei tanti luoghi in cui si mescolano razze e religioni, legalità e delinquenza. Il film è diviso in due parti che corrispondono ad altrettante storie.
La prima racconta la faida che si apre fra una famiglia palestinese e un clan beduino dopo che un palestinese ha ferito gravemente un beduino che si era presentato a riscuotere il pizzo nel ristorante gestito da un membro dell’altro gruppo. La mediazione di un venerabile potrebbe anche portare alla pace fra i due gruppi, sennonché la somma stabilita come risarcimento del torto è talmente alta da non poter essere pagata. A questo punto inizia la seconda storia. Un giovane palestinese lavora in nero in un ristorante per raccogliere il denaro necessario a far operare la madre. Qui incontra un quasi coetaneo che sogna un futuro di pace al fianco della fidanzata israeliana. Un altro personaggio, destinato ad avere un’importanza vitale nel racconto è un poliziotto israeliano che vive nella speranza di vendicare un suo fratello trovato morto nel fondo di una grotta. Queste storie s’incroceranno in un finale dai toni grandguignoleschi in cui, alla maniera dei film di Quentin Tarantino, le sparatorie e il sangue si mescolano sprazzi d'ironia.
Ajami
Ajami
Così raccontato il film, può sembrare persino banale sennonché i due registi s’industriano a mescolare tempi e luoghi, a fare vedere l’oggi prima dello ieri, a trascurare volutamente passaggi normativamente importanti lasciandoli alla fantasia dello spettatore. E’ un processo narrativo non lineare di cui non sempre si comprende la necessità estetica. Allo stesso modo la scelta stilistica di favorire le atmosfere cupe se, da un lato, appare funzionale al sostanziale pessimismo degli autori sulla speranza di una vera pace fra le genti d’Israele, dall’altro affatica lo svilupparsi del racconto rendendo alcune parti più oscure del necessario. In definitiva è un testo a tratti pregevole, sovrabbondante e non sempre lucido.
Ritorno  a Hansala
Ritorno a Hansala
Il secondo titolo che ha attinto al palmares è stato Retorno a Hansala (Ritorno a Hansala) della spagnola Chus Gutierrez che ha portato a casa il Premio della critica e quello per la migliore musica con l’aggiunta di 3,200 euro. Un impresario di pompe funebri di Algésiras, specializzato nel rimpatrio delle salme degli immigrati clandestini annegati nel tentativo di raggiungere la Spagna dal Marocco, assume l’incarico di rimpatriate il cadavere di un giovane, fratello di una bella africana che vive da qualche tempo nella penisola iberica. Il trasporto costa 3 mila euro che la donna non ha, stringe allora un accordo con l’agente funerario: gli da subito un anticipo, viaggerà con lui e il saldo avverrà alla consegna della bara nel piccolo villaggio da lui fratello e sorella sono partiti. Per lo spagnolo il percorso si trasformerà in un’immersione nella consapevolezza delle dure condizioni in cui sono costretti a vivere i marocchini poveri, nella testimonianza della loro umanità e in un forte senso di fierezza. E’ un film generoso, commuovente, lucido nello sguardo delle miserabili condizioni in cui sono costretti questi dannati della terra. La struttura narrativa ha un taglio classico, che assume connotati quasi documentari quando s’immerge nella vita del povero villaggio marocchino. L’andamento del racconto è piano, con molti momenti commuoventi che mettono in ombra il facile lieto fine e la prevedibile, castissima storia d’amore fra i due protagonisti. In poche parole, è un’opera limpida e semplice.