Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia 2008 - decimo giorno

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Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia 2008
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Venerdì 5 settembre – Decimo giorno
Il seme della discordia
Il seme della discordia
Scrive Pappi Corsicato che l’ispirazione per Il seme della discordia, quarto titolo italiano in cartellone nella sezione competitiva della Mostra, gli è venuta dal racconto La marchesa Von O (1808) di Heinrich Von Kleist (1777 – 1811). Sarà sicuramente vero, ma ciò che ne ha tratto è un film scombinato e stilisticamente frammentario, tanto che i momenti che dovrebbero alzare la tensione fanno ridere, mentre quelli deputati all’ironia lasciano indifferenti. La storia è quella di una bella signora che si scopre incinta dopo un’aggressione notturna e deve vedersela con un marito la cui infertilità è stata modicamente accertata. Il tutto sullo sfondo del quartiere direzionale di Napoli, zona di edifici supermoderni, con abbondanza di bei giovanotti, caste esibizioni di deretani e recitazione da fotoromanzo. Molto probabilmente l’intenzione era proprio quella di irridere o nobilitare la letteratura bassa, dal melò al romanzo popolare, ma il risultato è un film sgangherato, mal girato, indegno di comparire nel cartellone di una grande rassegna cinematografica.
Il lottatore
Il lottatore
The Wrestler (Il lottatore) dell’americano Darren Aronofsky (L'albero della vita, 2006) è uno di quei film che i selezionatori scelgono pensando, soprattutto, ai premi da assegnare all’interpretazione, in questo caso a quella maschile. Randy “The Ram” (L’ariete) Robinson è un combattente di wrestler, sorta di lotta libera ai limiti del puro spettacolo, famoso negli anni ottanta e ora costretto a sopravvivere alternando lavoretti manuali a sporadiche comparse in combattimenti organizzati in scuole o club privati. Un infarto sembra bloccarne la carriera in modo definitivo visto che, ai malanni, si aggiunge la nostalgia per la figlia abbandonata in tenera età, l’amore, che sembra non corrisposto, con una spogliarellista e l’aggravarsi delle difficoltà economiche. La sfida con il fisico è per un ultimo combattimento che lo contrappone ad un’altra vecchia gloria. Accetterà lo scontro e morirà sul ring. E’ il classico ritratto di un perdente che alterna melanconia a sregolatezza, ultime speranze al rifiuto di rinunciare alla vita di un tempo. Mickey Rourke costruisce assai bene un personaggio che ha molti punti di contatto con la sua biografia, gli dà i tempi giusti ed esibisce con sofferenza un fisico disfatto dall’alcool e delle ferite subite negli incontri. E' un’interpretazione di ottimo livello, ma non troppo originale, sagomata su un personaggio estremo e, allo stesso tempo, già rappresentato così tante volte da non costituire un merito particolare.
Pinuccio Lovero – Sogno di una morte di mezza estate
Pinuccio Lovero – Sogno di una morte di mezza estate
La Settimana Internazionale della Critica ha chiuso i battenti presentano, fuori concorso, Pinuccio Lovero – Sogno di una morte di mezza estate. E’ quello che, in gergo, è definito docufilm, come dire un documentario creativo in cui la registrazione della realtà si accompagna a una precisa volontà d’invenzione narrativa. Il film, in verità poco più di un mediometraggio (un’ora circa d’immagini), porta la firma di Pippo Mezzapesa, già autore di pregevoli cortometraggi: Lido Azzurro (2001), Zinanà (2004), Come a Cassano (2006). Questa volta l’obiettivo disegna il ritratto, fra l’ironico e l’amaro, di un precario di Bitonto, città natale del regista, che sogna di fare il guardiano di cimitero. Dopo vari mestieri e un’attesa infinita, ottiene l’incarico (a tempo determinato) presso il camposanto di Mariotto, una frazione della città. Solo che nei primi cinque mesi di lavoro nessuno muore, con grande gioia degli abitanti e crescente disperazione del piccolo mondo che ruota attorno a funerali e inumazioni: fioristi, aziende di pompe funebri, marmisti. La mancanza di lavoro non scoraggia l’entusiasta necroforo che s’ingegna a tenere in ordine le tombe, spazzare colombai, scavare fosse, tanto per portarsi avanti con il lavoro. E’ un’opera in cui il grottesco va a braccetto con uno sguardo acuto sul profondo sud (deliziose le interviste al sindaco e al direttore della banda cittadina) mettendone in luce sia l’inventiva, sia il lato cialtronesco (lavoro nero, precariato, intreccio fra politica ed economia, presunzione di fare ogni mestiere senza studio e preparazione). Un piccolo film che dice davvero mole cose solo che si sappia guardalo andando oltre la superficie delle immagini, ad iniziare dai alcuni fra i molti problemi, economici e strutturali, che affliggono il nostro Meridione.