30° Festival Internazionale del Film di Istanbul

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30° Festival Internazionale del Film di Istanbul
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Sito del Festival: http://www.iksv.org/english/

 

Il Festival Internazionale del Film di Istanbul ha aperto la sua trentesima edizione riconfermandosi rassegna molto seguita dal pubblico giovanile e attenta a mettere in risalto autori particolarmente raffinati. Ne sono un esempio due titoli visti in questi primi giorni. Norvegian Wood del francese, d'origine vietnamita, Tran Anh Hung è opera del tutto diversa. Il regista ha portato sullo schermo un romanzo (Noruwei no mori) scritto da Haruki Murakami nel 1987.

E’ a una storia d’amore dagli sviluppi alquanto complessi e, a tratti, tragici, che vedono coinvolti un giovane, l’ex - fidanzata del suo migliore amico, suicida per disperazione legata all’impossibilità di fare l’amore perché colpita da una malformazione sessuale, e un’altra ragazza con cui, nel finale, il protagonista aprirà una nuova fase sentimentale. Siamo negli anni a cavallo della fine del sesto decennio del secolo scorso e lo sfondo è segnato dalla contestazione giovanile e dai fermenti, anche sessuali, che divampano, in modo particolare, nelle ragazze donne. Il regista lascia abbondantemente sullo sfondo questi temi, per concentrare l’attenzione sulle psicologie dei personaggi, su paesaggi stupendamente fotografati e sui triboli di una generazione che si affaccia alla vita con più dubbi di certezze. Ne deriva un ritmo narrativo volutamente lento e un film da contemplare più che amare. Come dire che siamo abbastanza lontani dagli esiti di alcune altre opere di questo cineasta, come Mùi du xanh (Il profumo della papaya verde, 1993) e Xich lo (Cyclo, 1995).

Microphone, esordio dietro la macchina da presa dell'egiziano Ahmad Abdalla, ci porta a esplorare il mondo dei gruppi musicali anticonformisti in quel d’Alessandria. Il pretesto, che tale di tratta, è quello della riscoperta della citta da parte di un giovane, appassionato di musica, che ritorna a casa dopo un lungo e deludente soggiorno all'estero. Puro pretesto, sì e detto, poiché la vicenda in sé non ha spessore e si trascina stancamente al solo scopo di dare modo a cantanti, rapper e musicisti di presentare i loro brani. E’ un documento forse interessante dal punto di vista della conoscenza della musica meno nota, ma è ben poco rilevante da un punto di vista cinematografico.