Antalya Film Festival 2009

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Antalya Film Festival 2009
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Sito del Festival: http://www.altinportakal.org.tr/

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Il Festival Internazionale del film è arrivato alla 46ma edizione dopo un travaglio seguito alla sconfitta elettorale del sindaco espresso dal partito religioso e l’arrivo di un nuovo primo cittadino appartenente al partito conservatore kemalista. La prima conseguenza di questo cambiamento, in Turchia i festival di cinema hanno un legame molto stretto con la politica, è stato il licenziamento del gruppo che aveva condotto la manifestazione negli anni precedente segnalandosi per le mire hollywoodiane e, in qual che caso, ridicole. Altra conseguenza è stata il taglio dei finanziamenti ministeriali, il governo è guidato dal partito religioso, e un notevole dimagrimento del bilancio. Nuovo direttore è stato nominato, con un contratto quinquennale, Vecdı Sayar che ha dovuto metter su in pochissimi mesi una macchina complessa. Ha puntato molto sui film nazionali, per cui varrà la pena seguire con attenzione questa parte del programma. Iniziamo dunque parlando proprio di queste opere.

 

Amore in un'altra lingua
Amore in un'altra lingua

 

Başka dilde aşk (Amore in un'altra lingua) di Ilksen Bașarir è una bella storia d'amore fra una ragazza moderna e attiva, guida le proteste sindacali nel call center in cui lavora, e un giovane sordomuto. Dapprima i due incontrano qualche difficoltà a comprendersi, non solo materialmente, ma anche per i differenti mondi in cui vivono. Poi, le cose si aggiustano e la storia si conclude con un lieto fine. Il film non è nuovo, né dal punto di vista stilistico, né da quello dei temi affrontati, ma ha il pregio di raccontare bene un storia già narrata mille volte, ma che riesce ad avere un sapore nuovo. I due interpreti sono molto bravi e la regia, come sii suol dire, non si vede e questo è il miglior complimento che si possa bare ad un autore esordiente. Nulla di nuovo sotto il sole ma raccontato con gusto e misura.

 

Bornova, Bornova
Bornova, Bornova

 

Bornova, Bornova di Inan Temeklkuran richiama sin dal titolo un quartiere popolare di Smirne. Qui vivono, meglio sopravvivono, un gruppo di giovani e adulti profondamente segnati nel morale dalle devastazioni psicologiche innestate dal colpo di stato militare del settembre 1982 che impose al paese tra anni di dittatura. Una situazione di costrizione che ha svuotato queste persone di qualsiasi pulsione etica, sopravvivono alla meno peggio fra piccoli traffici illeciti, lavori umili e improvvisi scoppi di violenza e proprio uno di questi fatti, apparentemente banali (un tentativo di stupro non andato in porto per la mancata erezione del violentatore) ad innescare un omicidio ricercato quasi a freddo e mai punito visto chela polizia se ne disinteressa del tutto essendo avvenuto in un ambiente e su un individuo marginale. E' il ritratto, lucido e freddo di una decadenza, culturale prima ancora che materiale, che sena un'intera generazione e rischia di contaminare anche quelle future. Raramente si era visto un ritratto più freddo e straziante di un lunpenproletariat, per dirla con Marx, dai connotati che vanno ben oltre la Turchia e le sue vicende interne, In questo il film si fa apprezzare come un discorso che ci riguarda da vicino.