Festival di Karlovy Vary 2008 - Pagina 4

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Festival di Karlovy Vary 2008
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Il pozzo
Il pozzo
Dixia de Tiankong (Il pozzo) di Zhang Chi offre un ritratto della vita quotidiana in una città mineraria della Cina Occidentale. Lo fa seguendo la storia di una famigliola composta di un addetto agli ascensori della miniera, la figlia che lavora nella stessa azienda e il figlio più giovane che va, meglio dovrebbe andare, ancora a scuola. La ragazza è fidanzata ad un giovane minatore, ma il loro rapporto si spezza, quando i colleghi l’accusano di aver fatto carriera concedendo favori sessuali al direttore. A questo punto lei sceglie di abbandonare tutto e sposare un ricco emergente che abita in una città vicina. Suo fratello tenta di evitare la vita in miniera organizzando piccoli traffici con un compagno, ma lo mandano in prigione. Uscitone sposa una parrucchiera e finisce anche lui a lavorare per l’azienda estrattiva. Il padre, appena pensionato, scopre di essere seriamente ammalato e, forse come ultimo gesto, parte alla ricerca della ex - moglie che lo ha abbandonato, con i due figli, molti anni prima. Il film ha un tono melanconico, quotidiano, esasperatamente lento e racconta, usando pochissimi dialoghi, storie dai toni banali, ma che contrastano con il trionfalismo dilagante sui miracoli economici conseguiti dal paese. E’ una scelta che non soddisfa del tutto, in quanto rischia di consegnare allo spettatore un’immagine eccessivamente edulcorata della terribile vita cui sono costretti i minatori. La stessa malinconia che sprizza da ogni poro, in particolare dagli sguardi dei personaggi rischia di assumere un tono esistenziale, del tutto separato dalla condizioni oggettive in cui quest’umanità è immersa. Da un punto di vista strettamente stilistico la regia si muove sulla scia del moderno cinema orientale, quello fatto di silenzi più che di parole, rapporti con il paesaggio e notazioni suggerite. Tuttavia, è una scelta che appare più di principio che non realmente sentita come esigenza espressiva collegata a quel tema e a quelle vicende.
L'investigatore
L'investigatore
Assai più interessante A nyomozó (L’investigatore), opera prima dell’umgherese Attila Gigor. Il film affronta il tema dell’uomo solo ed emarginato che, di colpo, ritrova un punto di riferimento, in questo caso attraverso un omicidio. Tibor Malkáv ha 37 anni, lavora come anatomopatologo, ha un buon stipendio e una madre ricoverata in ospedale che sta morendo di cancro e la cui vita potrebbe essere allungata con un’operazione che è fatta solo in Svezia. E’ un solitario senza amici e con seri problemi di comunicazione. Un giorno incontra uno strano personaggio che gli offre una consistente somma di denaro se ucciderà una certa persona. Accetta e ammazza la vittima designata, salvo scoprire, due giorni dopo, che era suo fratello di cui ignorava l’esistenza. Profondamente turbato, inizia una personale indagine per scoprire che cosa c'è dietro l’omicidio che ha commesso. La forza del film è nel ritratto di un uomo banale che cova una ricchezza di voglie e sentimenti pronti ad esplodere alla prima occasione. Un film molto bello, curatissimo nelle immagini, articolato su una storia non facile e non sempre chiarissima, in cui ciò che conta è la descrizione dei personaggi, qui sorretti da un cast di altissimo valore.