50mo Karlovy Vary International Film Festival - Pagina 6

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50mo Karlovy Vary International Film Festival
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626-those-who-fall-have-wingsL’austriaco Peter Brunner porta la piena responsabilità di Jeder der fällt hat Flügel (Quelli che cadono hanno le ali) di cui è sceneggiatore, montatore e regista. Una situazione non invidiabile per un film denso di immagini bislacche, dalla struttura narrativa non facilmente comprensibile e resa particolarmente oscura da alcune citazioni letterarie di Heinrich Heine (1797 - 1856) e  Ingeborg Bachmann (1926 / 1973). La presentazione nel catalogo del festival parla di due sorelle, la più anziana Kati e la giovanissima Pia, che vanno a trovare la nonna e passano alcuni giorni nel grande giardino della casa abitata dall’anziana. Quest’ultima è (forse) ammalata di cancro e coccola in ogni modo le ragazze che si danno da fare con lavori normali come tagliare l’erba o uccidere e cucinare, con l’aiuto dell’anziana, una grossa carpa. Il tutto alternato agli incubi della ragazza più anziana che (forse) ricorda una terribile violenza subita in una porcilaia, stupro perpetrato (forse) da un massiccio uomo di colore che compare completamente nudo nei suoi sogni. Altro intercalare il funerale della nonna morta (forse) a causa del male che la corrodeva o (forse) uccisa dalla giovane che ha sicuramente ammazzato la sorellina, in precedenza colpita da un eczema non meno misterioso, rinchiudendola e abbandonandola preda degli elementi in un container privo di copertura. Abbiamo espresso non pochi dubbi sulla possibile lettura della storia raccontata del film, perplessità che riguardano anche le immagini e il loro concatenamento con sequenze che alternano realismo e onirismo, brani quasi cineamatoriali e parti smaccatamente fantastico – simboliche. In altre parole un testo aggrovigliato e ostico di cui, lo confessiamo, non siamo riusciti a capire né l’utilità, né la ragione della presenza in cartellone.
(U.R.

magicmountainpicAnca Damian ha tutte le caratteristiche per raccontare ne The Magic Mountain (La montagna Magica), visto in concorso, la difficile biografia di Adam Jacek Winkler, attraverso quasi mezzo secolo di storia. Rifugiato polacco a Parigi negli anni sessanta, la sua vita avventurosa prese una svolta radicale negli ottanta immaginandosi cavaliere del ventesimo secolo. Lasciò la Francia per combattere i sovietici in Afghanistan a fianco di Ahmad Shāh Massoūd, detto il Leone del Panjshir, (1953 – 2001). La cinquantatreenne Anca Damian è nata a Cluj, sede del TIFF (Transilvania International Film Festival) e sin da ragazzina ha respirato aria di cinema. Dopo avere studiato direzione della fotografia presso l'Accademia del Teatro e del Cinema di Bucarest, ha conseguito un dottorato di ricerca in Film e Media. Per prepararsi a dirigere la sua opera prima ha lavorato come responsabile di immagine in vari corti, un lungometraggio e documentari. Intalniri incrucisate (Amore attraversato, 2008) è un dramma che ha avuto ottima accoglienza. Crulic - drumul spre dincolo (Il viaggio del signor Crulic, 2011), il suo secondo lungometraggio, è un documentario realizzato con l’animazione selezionato in più di centicinquanta festival internazionali, tra cui Locarno, BFI London, Annecy, Copenhagen, Busan e New Directors / New York. Il film ha ricevuto più di 35 premi internazionali, tra cui il Cristal per il miglior lungometraggio al Animated Film Festival di Annecy. Il suo terzo film, O vara foarte instabila (Era molto turbato, 2013) non ha raggiunto il livello dei precedenti. The Magic Mountain, documentario realizzato con la tecnica del animazione, è il suo quarto lungometraggio, forse il più interessante che abbia fino ad ora realizzato in cui dimostra grande capacità nel raccontare una storia di per sé affascinante. Adam Jacek Winkler, eroe o esaltato, ponendosi spesso ai margini della legge è stato amato e odiato. Era un avventuriero indipendente e coraggioso ma anche un artista e alpinista. Anca Damian ha tenuto a rendere omaggio a lui, donandogli una seconda vita. Foto tratte dagli archivi, suoi disegni e riprese fanno parte di questo documentario animato. Fedele a uno stile che unisce tecnica ad emozioni, li incorpora come collage, acquerelli e fotografie animate in un prodotto costato moltissimo lavoro ma meno di un milione di euro. Indispensabile è stata la collaborazione degli artisti della Scuola di Cracovia che, assieme a Lodz e Varsavia, hanno imposto uno stile unico di animazione con l’utilizzo del tratteggiato per creare fascino, mistero e movimento: senza il loro apporto sarebbe stato impossibile realizzare questo film. Tomek Ducky, responsabile con altri dell’animazione e della direzione artistica, è stato indispensabile come il bulgaro Theodore Ushev a cui si deve la creazione dei personaggi.

11718 349586458575058 6221817497916874193 nIl Forum degli Indipendenti racchiude una dozzina di opere realizzate con budget limitati ma non per questo incapaci di offrire stimoli o privi di professionalità. Viaje (Viaggio) ne è una piacevolissima sorpresa, soprattutto se si pensa che il film è realizzato in Costa Rica dove pochi sono i prodotti autoctoni. Qui al suo secondo film dopo il premiatissimo Agua fria de mar (Acqua fredda di mare), Paz Fabrega firma un’opera particolarmente sentita scrivendo musica e soggetto, producendo e dirigendo. E’ una vicenda credibile, è un momento di vita che potrebbe capitare e che, probabilmente, è un modo di non sentirsi soli anche in assenza del amore della propria vita. Siamo a San Jose, Costa Rica, ai giorni nostri. Due trentenni in crisi esistenziale si incontrano a una festa. Anche se non c'è attrazione fatale, c'è un accenno al fatto che qualcosa sta succedendo tra di loro. Quello che segue è una decisione impulsiva di viaggiare insieme alla base Rincon del vecchio vulcano nel nord-ovest del Paese. Dimenticati i traumi passati, questa storia d'amore senza pretese si concentra sull'importanza e la singolarità del attimo fuggente che deve essere vissuto con intensità.
AmerikaLa Sezione dei documentari che prone quest’anno sedici opere in concorso, questo anno propone alcuni titoli molto interessanti, tra cui il ceco Amerika (America) diretto ed interpretato dal giovanissimo Jan Foukal. In effetti, è difficile definirlo solo un documentario perché ha tutte le caratteristiche narrative della fiction, di una commedia allegramente avventurosa pur avendo ripreso situazione riprese dalla realtà. Nei boschi si raccolgono appassionati dell’America che hanno costruito piccoli villaggi con atmosfere da West in cui giocano a vivere una realtà non loro. Foukal li va a scoprire con una ragazza compagna di viaggio. Potrebbe essere la storia di un insolito road movie o un film sulla contemplazione della natura. Assistiamo alle vicende di una coppia che vaga attraverso la campagna e cerca senza fretta, coi bus ma senza conoscere gli orari, con l’aiuto di viandanti come loro e di personaggi a dire poco originali. La magia la offre una natura splendida, l’allegria i dialoghi e le disavventure di questa improbabile coppia. Non vuole essere il racconto della coppia che apparentemente segue nelle immagini, ma uno studio attento, anche se privo di drammaticità, del vagabondiamo di persone che non sono ancora divenute socialmente adulte.
(F.F.)