59ma SEMINCI - Semana Internacional de Cine - Valladolid - Pagina 6

Stampa
PDF
Indice
59ma SEMINCI - Semana Internacional de Cine - Valladolid
Pagina 2
Pagina 3
Pagina 4
Pagina 5
Pagina 6
Pagina 7
Tutte le pagine

ParcheggioSulla dirittura d’arrivo, i premi sarano comunicati sabato notte, due film europei in concorso al festival: l’ungherese Parkoló (Parcheggio) di Bence Miklauzic e il turco Kuzu (Il capretto) di Kutlug Ataman, due film che descrivono differenti forme di lotta per la vita: il primo di carattere esistenziale, l’altro sotto forma di favola. Bence Miklauzic, 44 anni, al suo terzo film dopo alcuni corti e un paio di telefilm, scrive e dirige un racconto di novantun minuti che si configura come un duro scontro tra due personalitá opposte. Protagonista un ex legionario che in cittá gestisce uno spazio adibito a parcheggio. Lo controlla dalla sua roulotte, e difende un nido dagli assalti di un gatto. Quando un volatile muore, lo seppellisce sotto l’unica tettoia. Suo antagonista diverrá un ricchissimo magnate i cui uffici si elevano sul parcheggio. Possiede una Ford Mustang del 1968, la cosa che ama di piú, sicuramente piú della bellissima moglie dalla quale si sta separando, e desidera parcheggiarla sotto la tettoia. Il legionario, peró, è irremovibile: nessuno puó mettere la sua auto in quello spazio. E il confronto si trasforma in una lotta senza quartiere. Il magnate mobilita i suoi avvocati per poter cogliere eventuali illegalitá e compra gli amici dell’antagonista per isolarlo e sconfiggerlo. Pur essendo un uomo all’antica, solido e leale, il legionario scoprirá che quello che aveva sempre considerato il suo mondo non gli appartiene piú. Il film assume aspetti da thriller quando la lotta si fa dura, ma il regista, sempre attento a definire i caratteri dei contendenti, mette in evidenza la differenza di classi sociali e scava nelle ragioni dei due lasciando emergere personaggi devastati. Molte le figure di contorno che incidono sul racconto: peccato che i loro destini confluiscano in una sorta di facile happy end per il protagonista.
Il caprettoInfinitamente piú dure le condizioni di vita degli abitanti dello sperduto paese nell’est dell’Anatolia dove si svolge il racconto di Kuzu (Il capretto) ed è piú feroce lo scontro seppure in chiave di favola nera, con qualche spunto umoristico. Medine, 27 anni, vuole offrire un banchetto per onorare la circoncisione del figlio Mert di cinque anni. Suo marito, Ismail, è disoccupato. Per comprare il capretto da arrostire per il paranzo lei, Mert e la figlia Vicdan raccolgono legna da vendere. Vicdan, peró, è gelosa delle cure della madre per il fratello, e lo terrorizza dicendogli che sono poveri e che lui sará sacrificato al posto del capretto. Il bambino scappa. I genitori si preoccupano, ma hanno problemi piú gravi da risolvere anche perché Ismail si lascia ingenuamente truffare da due presunti amici che per saldare un loro debito lo gettano tra le braccia di una cantante e prostituta di passaggio. I soldi della festa finiscono nelle tasche della cantante, che ne sollecita altri. Ismail trova lavoro in un mattatoio, ma sará Medine, intervenendo in maniera risoluta, a raddrizzare la situazione. Tuttavia lei non parteciperá al pranzo, né tantomeno i suoi figli che nessuno sa dove siano andati. Racconto compatto, di ottantacinque minuti, con l’eccellente fotografia di Feza Çaldiran che riprende immagini originali del paesaggio innevato intorno al villaggio rurale. Un film che si propone anche come racconto morale. Kutlug Ataman, cinquantatre anni, artista che ha esposto alla Biennale di Venezia e al Moma di New York, è al quinto lungometraggio che ha diretto con polso sicuro e con attori che meritano almeno una citazione: Nesrin Cavadzade, Cahit Gök, Mert Tastan, Sila lara Cantürk.