59ma SEMINCI - Semana Internacional de Cine - Valladolid - Pagina 3

Stampa
PDF
Indice
59ma SEMINCI - Semana Internacional de Cine - Valladolid
Pagina 2
Pagina 3
Pagina 4
Pagina 5
Pagina 6
Pagina 7
Tutte le pagine

miss-julie-2348232Dopo Whiplash (Colpo di frusta) e Diplomatie (Diplomazia) ancora un film in concorso basato sul confronto tra due protagonisti. Questa volta ospite del festinal è l’attrice e regista Liv Ullmann con unl nuovo adattamento del famoso dramma di August Strindberg Fröken Julie (1888), qui intitolato Miss. Julie  (La signorina Julie). Musa del grande Ingmar Bergman (1918 –2007), che questo testo utilizò in teatro nel 1985, la regista ha puntato sulla fotografia (Mikhail Krichman), la musica (Arve Tellefsen, Havard Gimse, Truls Morj) e gli attori: Jessica Chastain, Colin Farrell (nei ruoli di Julie e del domestico John) e Samantha Morton, la cuoca. Il film dura 129 minuti e si svolge in Irlanda nel 1880, durante la notte di San Giovanni. La cineasta ha evidenziato lo scontro fra le classi sociali spingendo quasi al parossismo la relazione tra servo e padrona. Luogo di seduzione la cucina dove lei, arrogante, invita John a bere e a ballare. Tra attrazione e repulsione, i due si prendono e si respingono in un continuo scambio dei ruoli. Coscienza dello scontro è la cuoca, promessa dell'uomo, che intuisce ciò che sta accadendo pur rimanendo nella sua camera. E come tutti sanno gli avvenimenti volgeranno in tragedia. Silenzio in sala fino al caloroso e liberatorio applauso finale. Forse un po’ lungo, forse qualche eccesso nel lavoro degli attori, tuttavia il film  ha contribuito a rendere più attuale la figura del servo e a catturare l’attenzione del pubblico.
Marie HeurtinIn concorso anche un'opera che ha vinto il premio del pubblico al Festival di Locarno 2014, Marie Heurtin del francese Jean-Pierre Améris. E ancora uno scontro a due, questa volta dei veri e propri corpo a corpo, ma scontri d’amore tra una ragazza sordocieca, allo stato selvaggio fino a dieci anni, e una suora che si occupa del giardino di un convento. Il regista voleva riproporre sugli schermi il testo teatrale di William Gibson (1914 – 2008) che ispiró Arthur Penn (1922 – 2010) per Anna dei miracoli (The Miracle Worker, 1962) ma a corto di denaro per acquisirne i diritti, ha scoperto un caso analogo nella Francia fine Ottocento. Marie, a quattordici anni, sta per essere rinchiusa in manicomio perché nessuno crede possa essere inserita in societá. Marguerite, suora dell’istituto di Larnay (Poitiers), che si occupa di ragazze disabili, intuisce di poter far qualcosa per lei. Il film segue passo passo durante mesi la problematica riabilitazione dell’adolescente alla quale il linguaggio dei segni deve essere insegnato tramite contatto tattile e spesso anche attraverso momenti di lotta. Film edificante, come si suole dire, dove persone apparentemente sprovvedute si sacrificano per la vita degli altri. E il pubblico ha applaudito perché il racconto è scorrevole e le attrici sono brave (Isabelle Carré, Ariana Rivoire), tuttavia non aggiunge niente di nuovo al repertorio.
00d660616ef7ba5f1fbb1a6a5671c6f096Il film in concorso meno apprezzato è stato quello del belga Gust van den Berghe, Lucifer (Lucifero) che uscirà in Italia col titolo Il diavolo. Non si tratta di un’opera becera o, tantomeno, di un cineasta senza qualità, perché chiude la trilogia con cui il regista ha tentato di studiare il rapporto dell’individuo col mondo. C’é peró una sorta di black out tra le idee dell’autore e la messinscena. Il film è diviso in tre parti (paradiso, peccato, miracolo) e si svolge in una povera contrada del Messico. Un forestiero che si fa passare per un angelo, fa camminare un anziano che per quattro anni ha finto di non potersi muovere. Si grida al miracolo e il giovanotto ne approfitta per mettere incinta una ragazza e dileguarsi. Segue un totale disorientamento. Il film dura 103 minuti e la proiezione non approfitta di tutto lo schermo perché le immagini sono contenute in un cerchio. Forse il regista vuol ricordarci che il mondo è rotondo e che in quel mondo circolano falsi profeti. Il fatto è che la sala si è andata svuotando e gli spettatori rimasti fino alla fine, all’uscita si chiedevano cosa avessero visto.