29 Agosto 2006
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6° giorno - lunedì 4 settembre
![Fallen Fallen](http://cinemaeteatro.com/images/stories/cinema/fallen.jpg)
Fallen
I cartelloni dei Festival di cinema alternano spesso opere di grande rilievo a titoli di cui si potrebbe facilmente fare a meno. E ciò che è successo alla Mostra in queste ore. Abbiamo visto un film, The Fountain (La fonte) dellamericano Darren Aronofsky (Pi, Il teorema del delirio, 1998; Requiem for e Dream, 2000) che è un brutto pasticcio in cui si mescolano riflessioni pseudo filosofiche sulla vita e la morte esposte con uno stile pesante, presuntuoso, teso a nascondere sconfortanti banalità sotto un manto di fastidiosi intellettualismi. La storia intreccia due piani: quello della lotta di un ricercatore per trovare una medicina che fermi il tumore al cervello di cui è afflitta sua moglie e visualizzazione del romanzo storco, ambientato nel millecinquecento, che lammalata sta scrivendo. Nulla di straordinario neppure da parte dellaustriaca Barbara Albert (Nordrand Borgo Nord, 1999; Böse Zellen - Radicali liberi, 2004) che mette in scena, con Fallen (Cadere) lincontro di cinque compagne di scuola a quattordici anni dallultima volata che si sono viste. E lovvio bilancio di vite infelici, di percorsi professionali fallimentari, di ricordi strazianti uniti allimpossibile tentativo di fare rivivere oggi ciò che è ormai consegnato alla memoria. Banale e prevedibile. La vera ventata daria pura, stilisticamente parlando, è venuta dal taiwanese dorigine malese Tsai Ming-Liang. Dobbiamo a questo autore alcuni dei titoli più importanti visti in questi anni: da Aiquing wansui (Vive lamour, leone doro a Venezia 1994) a Dong (Il buco, 1998), sino a Ni neibian jidian (Che ore è laggiù? 2001) e allo straordinario Bu san (Arrivederci Dragon Inn, 2003) sofferta metafora della decadenza della società vista attraverso lultimo spettacolo in un grande cinema prima della chiusura definitiva del locale. Il suo penultimo film Tian bian yi duo yun (Il gusto dell'anguria, 2004) è uscito la scorsa stagione anche in Italia.
![Non voglio dormire Non voglio dormire](http://cinemaeteatro.com/images/stories/cinema/nonvogliodormire solo.jpg)
Non voglio dormire
Il film che ha presentato a Vanezia sintitola Hei yanquan (Occhi cerchiati, anche se il titolo inglese è più pregante: Io non voglio dormire solo). Come il solito si tratta di un lavoro dallo stile volutamente lento secondo una filosofia che fa coincidere la rappresentazione con il tempo reale dellazione. Altro elemento fondamentale, la scarsità dei dialoghi in quasi due ore di proiezione si sentono una cinquantina di battute e la raffigurazione metaforica del racconto e della visione di un mondo desolato e distrutto. Al centro del film - ambientato a Kuala Lampur, in Malesia - ci sono due storie damore: quella omosessuale fra, un immigrato dal Bangladesh e un senza tetto e quella di questultimo con la serva cameriera di un bar dinfimo ordine, proprietà di una signora che ha un figlio in coma. La padrona pretende che la ragazza accudisca, anche sessualmente, lammalato e paga i favori dell'homeless. Alla fine i tre emarginati si ritroveranno su uno stesso materasso che ha un ruolo di fondo nella storia a navigare in una pozza dacqua al centro di un palazzo in costruzione abbandonato. E uno di quei film per i quali le parole hanno un senso minimo, ciò che conta è la forza delle immagini e la loro capacità di descrivere i rapporti fra questo grumo di disperati e una società in decomposizione. Sono esseri umani che sopravvivono dimmondizia, il materasso, vivono in condizioni dincredibile degrado, subiscono la violenza di chiunque sia riuscito a salire anche un solo gradino sopra la loro condizione. Cè una scena in cui il senzatetto e la cameriera tentano di fare lamore, gesto di disperazione contro la solitudine non certo atto sentimentale, con maschere rudimentali imposte dallondata dinquinamento che ha coperto la città. E questo un mondo in cui neppure laria è immune da corruzioni e la sola scelta possibile è fra forme diverse di degrado. Il film è pessimista allestremo, tristemente erotico, disperato nella raffigurazione di un mondo in cui lunica speranza è un flebile rapporto interpersonale che supera le preferenze sessuali per farsi ancora di salvezza davanti alla catastrofe. Bellissimo, il nostro candidato più autorevole al Leone dOro.
![Sur la trace dIgor Rizzi Sur la trace dIgor Rizzi](http://cinemaeteatro.com/images/stories/cinema/sul la trace digor rizzi2.jpg)
Sur la trace dIgor Rizzi
La Settimana della Critica ha presentato un film franco canadese, Sur la trace dIgor Rizzi (Sulle tracce di Igor Rizzi) di Noël Mitrani. Jean-Marc Thomas è un ex calciatore francese finito in miseria dopo aver perso tutti i risparmi in un investimento sbagliato. Si trasferisce a Montréal dove sopravvive svaligiando appartamenti in compagnia di un complice che, un giorno, gli propone di uccidere un uomo in cambio di 15 mila dollari. Perennemente turbato dal ricordo della donna della sua vita, una giovane canadese morta da qualche anno, Jean-Marc oscilla fa laccettazione del contratto e i rimorsi per quello che ha fatto e per ciò che sta per fare. E' un precorso tribolato che si chiuderà con una nuova maturità. E un thriller psicologico che pencola più sul versante dellintrospezione che non su quello dellazione. In realtà è un percorso, di elaborazione del lutto e di riconquista dellautostima, mascherato da storia con eventi criminali. Il regista dichiara di essere stato mosso, fra le altre cose, dallidea di rappresentare Montreal, la più europea delle città canadesi, in inverno facendone una sorta di ventre ovattato in cui maturano drammi e lacerazioni nellattesa di una rinascita, che, non a caso, avviene in pieno sole. Lesperimento è interessante, anche se non molto riuscito, compromesso come è dalleccessivo presenzialismo dellinterprete Laurent Lucas, spesso più attento allangolo di ripresa con cui il regista lo inquadra che ai triboli che dovrebbero sconvolgere il suo animo.