11ma Festa del cinema di Roma - Pagina 7

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Florence Foster Jenkins filmL’ottava giornata della Festa si è aperta con due film di registi inglesi ambientati a New York durante la prima metà del secolo scorso, ambedue ispirati da personaggi reali. Stephen Frears racconta in 111 minuti la vicenda di Florence Foster Jenkins, ereditiera di New York, appassionata di musica classica, generosa mecenate e fondatrice del Club Verdi. Col sostegno del marito inglese, il manager St. Clair Bayfield, organizzò numerose serate musicali riservando per sé le performance canore, soprattutto nel 1944 quando le riuscì di cantare nel celebre Carnegie Hall lasciando entrare gratuitamente centinaia di militari in licenza. Il problema, però, risiedeva nella sua voce, incontrollata e spesso esagerata, che veniva applaudita dagli amici e messa in ridicolo dagli estranei. Era stato il marito, attore di scarso successo, a farle credere di avere una voce stupenda, e si era adoperato affinché noti musicisti gli tenessero il gioco. Inoltre, come fondatrice del Club Verdi, godeva anche dell’amicizia di Arturo Toscanini. E tutto filò liscio fino a quando un critico musicale stroncò la sua performance. Il marito comprò e distrusse numerose copie del giornale, ma gliene sfuggì una che distrusse sua moglie. E’ stata la sceneggiatura di Nicholas Martin a incuriosire il regista che l’ha trovata arguta e divertente e che ha diretto in maniera eccellente tre attori che si direbbero i personaggi originali. La coppia Meryl Streep-Hugh Grant funziona a meraviglia. Appassionati, a volte ridicoli e grotteschi, sembrano vivere dentro un sogno: lei è l’illusa, lui l’orditore di trame, ma devoto e ottimista. Il terzo è una splendida sorpresa, l’attore americano Simon Helberg, famoso per il personaggio di Howard Wolowitz nella serie TV The Big Bang Theory, che qui interpreta un disorientato maestro di piano.
large large 2HjAMSCxHFdOycBKGmIOlMe9sUPInglese anche Michael Grandage, regista teatrale di successo in Gran Bretagna e negli Usa, qui al suo debutto cinematografico con Genius (Genio) su sceneggiatura di John Logan dal libro di A. Scott Berg Max Perkins, l’editor dei geni. Siamo di nuovo nel Biopic soltanto che questa volta non c’è niente di divertente. Si parla di Max Perkins (1884/1947), editore e scopritore di talenti della Scribner’s Sons di New York il quale aveva già lanciato Scott Fitzgerald (1896 – 1940) e Ernest Hemingway (1899 – 1961) quando gli presentarono il manoscritto di Thomas Wolfe Look Homeward, Angel (Angelo, guarda il passato). Malgrado trovasse il testo troppo lungo, e lo scrittore eccentrico ed esagitato, l'editor considerò geniale l’approccio letterario del giovane autore. Diventarono amici e di questo narra il film: il difficile rapporto tra un tranquillo padre di famiglia e un giovanotto irruento e logorroico. Ambientato negli Anni Trenta mette in evidenza la vita disordinata e turbolenta di dello scrittore e il rapporto conflittuale con la moglie, in contrasto con la tranquilla vita di famiglia dell’editore. Ne esce un bel profilo dell’impresario, interpretato da Colin Firth, misurato e determinato, e di quello del romanziere, interpretato da Jude Law, variante moderna di genio e sregolatezza, ma in realtà condizionato da una malattia al cervello che lo stroncherà a 38 anni. In ruoli minori, le due mogli, Laura Linney e Nicole Kidman, Guy Pearce in quello di Scott Fitzgerald e Dominic West nei panni di Ernest Hemingway. In tutto 104 minuti parlando di libri, del ruolo dell’editore e di tagli necessari per la pubblicazione, di uomini con una visione profonda e personale del mondo.