11ma Festa del cinema di Roma - Pagina 5

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Il contabileAddirittura quattro anteprime in contemporanea per la stampa, stamattina alle nove, dall’australiano Goldstone (Pietra d’oro) di Ivan Sen al cipriota Boy on the Bridge, (Ragazzo sul ponte) di Petros Charalombous, dall’inglese The Secret Scripture (La scrittura segreta) di Jim Sheridan all’americano The Accountant (Il contabile) di Gavin O’Connor. Sebbene abbia una durata di 128 minuti abbiamo scelto quest’ultimo, e non ce ne siamo pentiti perché si tratta di un film commerciale che a fine mese uscirà in tutta Italia e che riesce a raccontare in maniera credibile storie al limite del verosimile. Gavin O’Connor, poco più di cinquant’anni, e tra cinema e Tivù una dozzina di realizzazioni alle spalle, fa parte della grande macchina hollywoodiana e ha girato un film d’azione, drammatico e con qualche spunto fantastico, ma col proposito di attirare anche l’attenzione su nuovi metodi per affrontare problemi di autismo. Primo intento, tuttavia, resta il divertimento mediante un film complesso, pieno di colpi di scena e di qualche spunto ironico. Christian Wolff è un bambino autistico. Il padre, ufficiale dell’esercito Usa, si serve dei migliori maestri per crescere lui e il fratello sani, forti e istruiti. Christian diventa esperto di arti marziali e maneggia tutte le armi, anche quelle più moderne, ma è soprattutto un genio della matematica. Lo ritroviamo quarantenne, (Ben Affleck), taciturno e controllato, in un ufficio di consulenza fiscale della provincia. In realtà è soltanto una copertura per svolgere attività di commercialista freelance per delle pericolosissime organizzazioni criminali. Senonché Ray King (J.K. Simmons) della Sezione Crimini del Dipartimento del Tesoro inizia a nutrire dei sospetti, e lui accetta un lavoro da un cliente regolare, una compagnia di robotica d’avanguardia dove un’impiegata (Anna Kendrick), ha scoperto un ammanco di milioni di dollari. Quando Christian riesce a spiegare la discrepanza nei conti, la compagnia blocca il suo lavoro, lo paga e lo licenzia. E lui è pronto a farsi da parte, come ha sempre fatto, ma appena intuisce che vogliono eliminare la ragazza con la quale ha analizzato i conti, si getta nella lotta inserendosi in uno scontro mortale che illuminerà il film con qualche fuoco d’artificio.
NaplesStranamente alle 11.30 all’Auditorium c’era solo un film, Naples ‘ 44 di Francesco Patierno. Dal premiato Pater familias del 2003, Patierno ha girato almeno altri cinque film. Questo è l’ultimo, basato sull’omonimo libro di Norman Lewis (1908 - 2003), l’ufficiale inglese che sbarcò a Napoli nel 1943 con la Quinta Armata americana. Impiegando spezzoni di documentari e di film, fotografie e immagini di oggi, il regista, napoletano verace, ha voluto rendere omaggio alla sua città attraverso l’amore che per Napoli ha espresso un ufficiale inglese che è stato testimone dei bombardamenti della città, della popolazione affamata, dell’eruzione del Vesuvio e di altri disastri. Nel documentario di 83 minuti si avvicendano immagini in bianco e nero e immagini a colori, con squarci di Napoli che rimandano all’Aleppo di oggi, e con volti consunti di bambini dagli occhi vispi, piccoli ai quali il militare riconosceva intelligenza e vivacità, come era affascinato dall’intelligenza dei napoletani che riuscivano a sottrarre beni alle truppe alleate per dar vita a un fiorente mercato nero. E alla scoperta della gente si univa il fascino per la storia e per la cultura: dall’impressione suscitata dai templi di Paestum ai numerosi palazzi e alle chiese di Napoli col corredo dei santi protettori, San Gennaro in pole position. Documentario istruttivo per le generazioni che non hanno vissuto la guerra, e riaffiorare di memorie per gli anziani.