73ma Mostra Internazionale d'arte Cinematografica di Venezia - Pagina 10

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73ma Mostra Internazionale d'arte Cinematografica di Venezia
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Rai 1Andrej Končalovskij (1937) è il fratello maggiore del più noto e meno dotato regista russo Nikita Michalkov (Il sole ingannatore - Утомлённые солнцем, 1994 e Il sole ingannatore 2 - Utomlyonnye solntsem 2, 2010). Il lavoro di questo cineasta è sempre stato apprezzato dalla critica anche dopo il suo sbarco a Hollywood, ove firmò testi psicologici (Maria's Lovers, 1984), film d’azione (A 30 secondi dalla fine - Runaway Train, 1985),  e ricostruzioni ambientali di grande valore politico (Le notti bianche di un postino - Belye noči počtal'ona Alekseja Trjapicyna, 2014). Rai (Paradiso) è tra i suoi film più riusciti e forti. Tre morti raccontano le loro storie che ruotano attorno al nazismo e allo sterminio degli ebrei. Il primo è un funzionario di polizia che ha aderito al governo filonazista di Vichy, assiste alle torture dei sospetti di complicità con la Resistenza, vive una tranquilla esistenza borghese, anche se non disdegna di approfittare sessualmente di una russa accusata di aver nascosto alcuni bambini ebrei. Sarà giustiziato, davanti al figlioletto, dai partigiani. La seconda è la donna oggetto delle attenzioni del funzionario. Spedita in un campo di sterminio, sopravvive a stento sino a che un ufficiale inviato personalmente da Heinrich Himmler (1900 – 1945) per un controllo  anti - ruberie scopre in lei una sua antica fiamma, la fa diventare la sua cameriera e sarebbe anche disposto a farla scappare in Svizzera se lei non preferisse salvare la vita ad un’altra detenuta che le permette di avere cura di due piccoli ebrei, gli stessi che lei aveva già salvato in Francia. Il terzo morto che si affaccia sullo schermo per raccontarci la sua storia è l’ufficiale tedesco, un nobile che ha abbracciato nazismo e carriera militare segnando un paradiso perfetto e depurato da ogni male. Si lascerà morire sotto le bombe dei russi, piuttosto che cercare scampo in un mondo privo degli ideali nazisti. È un ritratto terribile e feroce della ferocia umana, un quadro privo di giustificazioni a fronte di un’esplosione di cattiveria che non risparmia nessuno, non i bambini, né le donne o i vecchi.
QuestiGiorni 1Questi giorni di Giuseppe Piccioni è stato il terzo e ultimo titolo della pattuglia nazionale presente al concorso veneziano. Il regista racconta l’amicizia e i problemi di quattro giovani donne che devono affrontare in varia misura il rapporto con la vita. Tre amiche si mettono in viaggio verso Belgrado per accompagnare Caterina, che ha trovato un lavoro da cameriera in un albergo di lusso e spera, in questo modo, di tacitare la sua passione per l’amica Liliana. Quest’ultima ha appena scoperto di dover lottare con un tumore. C’è la ragazza che incinta che ha deciso di tenere il bimbo, ma non è affatto sicura del suo compagno, C’è quella apparentemente più solida delle altre, ma che si rivelerà non meno fragile di loro. È il ritratto di un’intera generazione di ventenni alle prese con le scelte imposte dall’ingresso in una vita che non offre più sicuri punto d’appoggio. Il film racconta bene queste incertezze, anche se patisce di un eccesso di lunghezza e non evita le trappole di una certa ripetitività. Il punto maggiormente dolente, poi, è nella mancanza di una qualsiasi connotazione di queste figure femminili che appaiono sbandate per fragilità personale, più che essere figlie di precise situazioni sociali. Certamente questo è il migliore titolo fra quelli nazionali passati sugli schermi del Lido, ma è non certo un’opera memorabile.