73ma Mostra Internazionale d'arte Cinematografica di Venezia - Pagina 5

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73ma Mostra Internazionale d'arte Cinematografica di Venezia
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frantz 2Frantz di François Ozon si sviluppa fra una piccola cittadina tedesca e la Francia. Siamo nel 1919 pochi anni dopo la Seconda Guerra Mondiale e un viaggiatore francese arriva nel borgo germanico per incontrare i genitori del soldato tedesco da lui ucciso, più per paura che per spirito bellico, durante il conflitto e fra le cui carte ha trovato una lettera indirizzata alla fidanzata e ai genitori. Nella prima parte le ragioni del francese sono celate così bene da legittimare il sospetto che fra i due ci fosse una relazione omosessuale. Quando il giovane, osteggiato dalla popolazione locale, decide di svelare alla fidanzata del morto la vera ragione del suo viaggio, la donna decise di non dire la verità ai genitori del deceduto che, in questo modo, continuano ad apprezzare la presenza del visitatore come un omaggio al figlio morto. Dopo che il francese è partito lui e la ragazza si scambiano alcune lettere, poi il silenzio. A questo punto sono proprio i genitori del morto a spingere la ragazza affinché vada in Francia per scoprire che cosa sia successo. Viaggio e investigazione che approdano alla triste realtà che l’uomo, non molto saldo di spirito, appartiene a un certo nobiliare e sta per sposare una ragazza apprezzata dalla sua famiglia. La ragazza prende un treno per ritornare a casa, ma si ferma a Parigi e qui incontra, durante una visita al museo del Louvre, un altro giovane con cui, forse, darà vita a una nuova storia d’amore e, con essa, il ritorno alla normalità. È un film solido dotato di un forte impianto sentimental – melodrammatico, girato con grande abilità, ma profondamente inserito nella più classica tradizione del cinema di questo tipo. Il regista utilizza prevalentemente il bianco e nero alternandolo al colore nei pochi momenti di distensione. È una scelta non molto originale e, soprattutto gestita in maniera decisamente discutibile nel senso che non è sempre funzionale alla stesura del testo.
Brimstone 2Brimstone è una produzione franco - olandese diretta da Martin Koolhoven (1969) che si muove sia sul terreno del thriller sia su quello del western e, soprattutto, guardando con imbarazzante sudditanza al cinema di Quentin Tarantino di cui copia (cita?) panoramiche innevate e sequenze grandguignolesche. Il racconto è spezzato in più parti non presentate in maniera lineare. La parte iniziale è, in realtà, è quella prefinale, la seconda è una sorta di sviluppo centrale della storia, mentre la penultima e l’ultima dovrebbero essere messe, all’inizio e alla fine del film. È una scelta decisamente cervellotica che non presenta alcuna ragione espressiva se non quella di stupire e innervosire lo spettatore. Che dire, poi, dei numerosi momenti sanguignoleschi il cui unico scopo, lungi dalla scelta di restituire la violenza dell’epopea della corsa alla frontiera, appare quella di colpire allo stomaco lo spettatore. Rimessa in forma lineare la trama racconta di un predicatore fanatico che frusta e imbavaglia la moglie, violenta la figlia, uccide un cow boy che voleva liberare la ragazza anche se questa riesce a fuggire. Qualche tempo dopo il fanatico la ritrova in un bar – bordello dove è ferito gravemente da una prostituta a cui il padrone del locale ha mozzato la lingua per punizione. Altro passaggio temporale con il religioso folle che insegue la donna, che si è auto mutilata e non parla, la raggiunge mentre si è rifugiata da un anziano parente e tenta di ucciderla. Tuttavia sarà la donna ad ucciderlo. Passano altri anni e la ragazza è raggiunta e arrestata da uno sceriffo, fratello del suo vecchio magnaccia. Piuttosto che essere impiccata preferisce annegarsi in un lago lasciando la figlioletta a gestire una pensante eredità di violenza. In poche parole un bel pasticcio sagomato sulle orme del regista di The Hateful Eight.   
youngpope0002Fuori dal contesto competitivo si sono viste le prime due puntate de The Young Pope (Il giovane Papa) di Paolo Sorrentino, una miniserie articolata in una decina puntate che sarà trasmessa in autunno da Sky Atlantic in Italia, Regno Unito e Germania, da Canal+ in Francia e, a febbraio 2017, da HBO negli Stati Uniti. Valutare un progetto di così ampia portata dalla visione delle sole prime due ore di proiezione è impossibile e inutile. La sola cosa che si può dire è che si tratta di una proposta che non rispetta in nulla le regole base delle miniserie americane. Chi ha parlato di una sorta di Hause of Cards ambientata in Vaticano non ha tenuto conto delle numerose originalità, in primo luogo un forte senso d’ironia, impresse dal regista al suo lavoro.
È stato presentato anche il semidocumentario Safari che l’austriaco Ulrich Seidl ha dedicato al rito crudele della caccia grossa condotta da ricchi borghesi nei paesi africani. Un film per molti versi prevedibile, ma che ribadisce con forza la condanna di una pratica barbara e inutile.