73ma Mostra Internazionale d'arte Cinematografica di Venezia - Pagina 3

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73ma Mostra Internazionale d'arte Cinematografica di Venezia
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light between oceans xxlgThe Light Between Oceans (La luce sugli oceani) è un film che il regista americano Derek Cianfrance ha tratto dal libro d’esordio della scrittrice australiana M. L. Stedman, pubblicato nel 2012. La storia è ambientata negli anni immediatamente successivi la Prima Guerra mondiale, e prende spunto dalla decisione di un ex militare di offrirsi come guardiano di un faro collocato su un’isoletta in alto mare. Il volontario ha fatto questa scelta disgustato dagli orrori a cui ha assistito durante il conflitto ed ora non ha altro desiderio se non quello di vivere in pace e solitudine. Durante uno dei previsti ritorni fra la gente comune conosce e sposa una giovane che accetta di andare con lui. La donna sogna di avere un figlio, ma per ben due volte la gravidanza è interrotta da aborti spontanei. Un giorno approda sull’isoletta una barca a remi con su il cadavere di un uomo e una piccola di poche settimane ancora in vita. La moglie del guardiano del faro tanto fa che riesce a convincere il marito a tacere del ritrovamento, seppellire in segreto il morto e presentare la piccola come figlia della coppia, cosa possibile visto che la donna ha abortito da poco. Passa qualche anno e l’uomo scopre che la piccola è figlia di una donna del posto che non sa darsi pace della scomparsa del marito, un tedesco fuggito in mare per sottrarsi alle persecuzioni dei paesani cui bastavano le sue origini per classificarlo come nemico della nazione. Travolto dai sensi di colpa, il padre acquisito fa in modo che la storia riemerga del passato, anche se mal gliene incoglie, visto che ora la polizia lo accusa di aver ucciso il padre in fuga per sottrargli la figlia. Tutto si risolve con una blanda condanna quando anche la madre naturale intercede per la coppia. Siamo negli anni cinquanta e le due madri, quella naturale e la sostituta, sono entrambe morte, mentre l’ex guardiano del faro vive in solitudine. Un giorno bussa alla sua porta un giovane con un figlio nato da poco. È la bambina di un tempo che vuole ringraziarlo per averla salvata. È una storia di taglio melodrammatico, resa particolarmente gradevole da una fotografia (i panorami sono in gran parte neozelandesi) da manuale. Tuttavia questo è tutto ciò che resta di un film prefetto nella costruzione professionale, ma povero di autentica originalità espressiva.
les-beaux-jours-daranjuez1Les Beaux Jours d’Aranjuez (I bei giorni di Aranjuez) di Wim Wenders nasce da un testo teatrale scritto nel 2012 dal drammaturgo austriaco Peter Handke. Un uomo e una donna fanno conversazione in un giardino inondato dal sole mentre uno scrittore, in cerca di un soggetto per il suo prossimo lavoro, li spia e ascolta. O forse è il contrario: sono i due personaggi che immaginano il romanziere al lavoro. Parlano di tutto, di sesso, dello scorrere delle stagioni, di esperienze di vita. Il tutto cadenzato dalla musica che sgorga da un vecchio jukebox. Il regista costruisce il film su una proficua contraddizione: l’uso di materiali narrativi molto convenzionali, messi al servizio di una struttura tecnica, il 3D, modernissima. Non si può dire che la sfida sia riuscita e che il film centri gli obiettivi evitando di naufragare in un sottofondo in cui la noia la fa da padrona. Ciò che rimane è la forza di dialoghi apparentemente banali, in realtà densi di significati e di disperazione. Nella sostanza un film più mancato che compiutamente riuscito.
arrival-1Si è visto anche Arrival (Arrivo) mega produzione moral - fantascientifica del canadese Denis Villeneuve. Il film nasce dal racconto Storia della tua vita, incluso nell'antologia Stories of Your Life di Ted Chiang, e ipotizza l’arrivo di una dozzina di astronavi aliene in altrettanti punti della terra. Negli Stati Uniti esercito e servizi segreti ingaggiano una linguista d’eccellenza con la speranza di trovare un terreno di contatto con i nuovi venuti, soprattutto per scoprire quali siano le loro intenzioni. Passano pochi giorni e la paura fa premio sulla prudenza con l’apparato militare che prende il comando avviandosi a uno scontro armato con i nuovi venuti. Se la minaccia del conflitto sarà fermata all’ultimo momento lo si dovrà alla costanza dell’intelligente professoressa che capirà il linguaggio degli alieni e convincerà i militari dell’indole pacifica degli esseri venuti dallo spazio. Un secondo finale, decisamente moralistico, ci informa che gli extraterrestri sono arrivati da noi per insegnarci il segreto della conoscenza del futuro, un futuro che, come la linguista sperimenterà sulla propria pelle, riserva dolori anche terribili, ma la cui consapevolezza non ci esime dal dovere di vivere la vita. Una morale un po’ banale per un film che pretende di sondare nuovi linguaggi anche cinematografici.