73ma Mostra Internazionale d'arte Cinematografica di Venezia - Pagina 6

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73ma Mostra Internazionale d'arte Cinematografica di Venezia
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Spia mirabilis 1Spira mirabilis (Spirale meravigliosa) porta la firma di Massimo D’Anolfi e Martina Parenti ed è il primo film italiano ad inserirsi nella sezione competitiva della Mostra. Il titolo nasce da nome che il matematico Jakob Bernoulli (1654 –1705) diede alla spirale di crescita o logaritmica descritta la prima volta da René Descartes (1596 – 1650). Il film non ha una vera e propria trama, intesa in senso narrativo, ma assembla due ore d’immagini organizzate attorto a vari temi. Il fuoco (gli indiani d’America che celebrano nel cimitero di Wounded Knee la sconfitta del loro popolo, la stessa cantata da Luciano Ligabue e Fabrizio De Andrè), la terra (il lavoro di continuo restauro delle sculture poste sul tetto del Duomo di Milano), l’aria (la costruzione di un particolare strumento musicale: l’hang), l’acqua (gli studi del biologo giapponese Shin Kubota sulla Turitopsis detta anche la medusa immortale). Tutto questo commentato dalle letture poetiche di Marina Vlady. È un discorso incentrato sulla morte e la rinascita, in altre parole sulla ricerca dell’immortalità. Un tema sviluppato in maniera cinepoetica, come si sarebbe detto un tempo (vedi i film sperimentali dagli anni settanta e le opere videotroniche di Gianni Toti). Sono proprio questi i limiti di un materiale che appare, oltre che eccessivamente dilatato, legato ad una stagione della ricerca cinematografica che pensavamo confinata negli archivi. In altre parole non è una scelta stilistica originale e la decisione dei selezionatori della Mostra d’inserirla nel concorso, appare legata più al favore concesso negli ultimi anni ai documentari dalle maggiori rassegne cinematografiche che non una preferenza precisa per il linguaggio adottato dal film. È un limite che non impedisce di apprezzare l’opera per il rigore con cui porta avanti un discorso oggi del tutto fuori moda.
El ciudadano ilustre 2El Ciudadano Illustre (Il cittadino onorario) porta la firma di due cineasti ed organizzatori televisivi argentini: Gastón Duprat e Mariano Cohn. È un film molto bello e decisamente riuscito, articolato attorno ad uno scrittore, premio Nobel per la letteratura, che da anni non riesce più a trovare un soggetto degno della sua attenzione. Vive a Barcellona e un giorno riceve una lettera del sindaco della cittadina argentina in cui è nato, a qualche centinaio di chilometri da Buenos Aires che gli comunica l’invito a ritornare a casa per ricevere la cittadinanza onoraria. Dapprima rifiuta, poi incuriosito, accetta finendo in un groviglio che lo porteranno a prendere una fucilata dall’uomo che ha sposato la donna che, molti anni prima, era innamorata di lui. Il problema è che, forse, tutto questo non è mai successo e la conferenza stampa in cui, alla fine, lui presenta il suo ultimo libro, lascia aperto ogni dubbio e non risolve affatto il conflitto fra realtà e immaginazione. È un’opera di grande complessità, racconta con una semplicità di linguaggio che rende onore al cinema di maggior livello. Il tutto arricchito dall’interpretazione di Oscar Martínez che definire magistrale è dire poco. Un film che mescola riflessioni tutt’altro che banali su fama e relatività, realtà e immaginazione, ricchezza e origini. Il tutto immerso in una collocazione storico – politica (i ritratti di Isabelita, 1931 – 1952, e Juan Domingo Perón, 1895 – 1974, che campeggiano nell’anticamera dell’ufficio del sindaco) ricca di sfumature che valgono assai più di tante descrizioni saggistiche.
hacksaw-ridge-posterHacksaw Ridge è il nome di un bastione apparentemente invincibile che inchiodò per molte settimane i militari americani durante la battaglia di Okinawa nell’aprile – giugno del 1945. A questo cruento evento partecipò anche Desmond Doss (1919 – 2006), primo obiettore di coscienza americano, apparteneva alla Chiesa cristiana avventista del settimo giorno, a ricevere la Medal of Honor, la più alta onorificenza militare statunitense, per aver salvato ben 75 soldati feriti e dati per morti. Mel Gibson ha dedicato a questo eroe un film magistralmente costruito e ridondante d’amore patriottico e di esaltazione della fede. In altre parole siamo dalle parti del cinema violento e reazionario caro a questo cineasta solito non lesinare simpatie per i movimenti religiosi conservatori e per la destra politica.