73ma Mostra Internazionale d'arte Cinematografica di Venezia - Pagina 7

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73ma Mostra Internazionale d'arte Cinematografica di Venezia
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La region selvajeLa región salvaje (La regione selvaggia) porta la firma del messicano Amat Escalante, ma nato a Barcellona. Un regista che non disdegna l’utilizzo della violenza e della metafisica. In questo caso racconta la storia di due donne, Veronica e Alejandra, e della coppia che la seconda forma con Ángel, un giovane che non disdegna i rapporti omosessuali con il fratello della prima. Quando quest’ultimo viene trovato cadavere e orrendamente mutilato, la polizia incolpa e incarcera il marito di Alejandra che esce di prigione solo grazie ai buoni servizi di suo padre, un uomo importante ammanigliato con magistrati e poliziotti. Tutto questo sullo sfrondo di una casupola abitata da una coppia di santoni – maghi che hanno tratto forza da un meteorite precipitato nei pressi per dare vita ad un essere mostruoso - metà mostro, metà serpente – che incarna le pulsioni sessuali del genere umano e di quello animale, spinge alla copula varie specie viventi e ama entrare negli orifizi delle fanciulle che i suoi ideatori e custodi gli mettono a disposizione. Il catalogo parla di lotta per conquistare l’indipendenza da parte di una giovane donna nata e cresciuta in una cultura fortemente maschilista, misogina e omofobica. Confessiamo che non siamo riusciti a cogliere niente di tutto questo in un film che ci è apparso confuso e compiaciuto, sia dal punto di vista dell’esibizione sessuale sia da quello della violenza. Ciò che abbiamo colto è un gusto per l’iperbole, nel senso sessuale e aggressivo, e una visione allucinata e allucinante delle immagini cinematografiche. Un giudizio negativo che ci porta a dubitare della necessità della presentazione in concorso di un’opera simile.
Piuma 2Ancor più negativo il giudizio su Piuma dello scrittore, regista e sceneggiatore Roan Johnson, nato a Londra da padre inglese e madre materana, ma domiciliato a Roma. È il secondo film italiano in competizione ed è stato accolto molto negativamente alla proiezione riservata alla stampa. Si tratta di un’opera leggera e ottimista che sicuramente troverà un suo pubblico nelle sale, ma che ha poche ragioni per essere stata inserita nel concorso lidense. La storia che racconta ha al centro due ragazzi non ancora diciottenni: Ferro e Cate. I due devono far i conti una gravidanza inattesa e due famiglie, quella accogliente e normale del ragazzo e quella sgangherata della ragazza. Il tutto senza trascurare gli esami scolastici, gli amici caciaroni, la carenza di soldi, la mancanza di una casa e di un vero lavoro. Tutto destinato a finire nel migliore dei modi con la rinuncia, all’ultimo minuto, a dare in adozione la nascitura, per la quale è stato già scelto il nome di Piuma, e con la previsione di una vita normale. Vale a dire fatta di separazioni, divorzi e cose simili. Una storia ipocrita che cerca risate in situazioni che dovrebbero, invece, inquietare: la mancanza di case, le malattie degli anziani, le lavoratrici precarie, le gravidanze inattese. Ancora una volta un’opera banale e assai poco qualificata a partecipare ad una grande rassegna d’arte cinematografica.