73ma Mostra Internazionale d'arte Cinematografica di Venezia - Pagina 4

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73ma Mostra Internazionale d'arte Cinematografica di Venezia
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El cristo-ciego 1El Cristo ciego (Il Cristo cieco) di Christopher Murray nasce da una coproduzione fra Cile e Francia. Il film si avvale di un congruo numero di attori presi dalla strada. La storia raccontata è quella di un giovane che si crede toccato dal dono di fare miracoli e inizia a muoversi, scalzo in un arido deserto sudamericano in cerca della fede e della parola di Dio. Deriso da molti, aggredito da alcuni, accolto come un vero profeta da altri, il giovane ci porta a conoscere le miserie e la vita grama dei peones di questa parte del mondo. È un percorso fra le peggiori miserie lette con stile neorealista. Un itinerario nella povertà che affligge milioni di esseri umanai e un’accusa neppure troppo velata a quella fede dietro cui si cela l’accettazione passiva dello stato di fatto. Il film è forse più generoso che bello, più di denuncia che ispirato, ma rimane un esempio di cinema morale d’alto impegno.  
Nocturnal animals 2Nocturnal Animals (Animali notturni) dello stilista e regista Tom Ford nasce da un testo del romanziere e saggista di Austin Wright (1922 – 2003): Tony and Susan pubblicato la prima volta nel 1993 ed edito in Italia da Adelphi nel 2011. Libro e film contengono al loro interno due storie abbastanza ben distinte. La prima è quella dell’esperta d’arte Susan, separata da un aspirante scrittore e sposata con un giovane manager che la tradisce. Un giorno riceve il manoscritto di un libro che il suo ex sta per pubblicare, una torrida storia noir intitolata Animali notturni in cui si racconta il calvario di un piccolo borghese in vacanza con moglie e figlia aggredito lungo un’autostrada texana da tre bellimbusti che rapiscono, stuprano e uccidono le due donne. Lui non si dà pace e, con l’aiuto un ufficiale di polizia malato terminale di cancro, rintraccia e ammazza i due delinquenti, un terzo è morto nel corso di una rapina. La lettrice s’immedesima nella storia al punto di immaginare lei e l’ex marito nei panni degli sventurati vacanzieri. Il film ha un taglio e una costruzione molto solidi, ma non esce dai binari del thriller hollywoodiano anche se le interpretazioni, in particolare quella di Amy Adams, rasentano la perfezione. Come dire un testo professionalmente d’altissimo livello, ma assai poco originale dal punto della costruzione e del linguaggio cinematografici.
The bleederThe Bleeder (Quello che sanguina) del regista canadese Philippe Falardeau racconta la vera storia, a lieto fine, del pugile Chuck Wepner, uno degli ultimi sfidanti al titolo mondiale dei pesi massimi di Muhammad Ali, il mitico Cassius Clay. La vicenda di questo atleta, venuto quasi dal nulla e divenuto famoso essendo la fonte di ispirazione di Sylvester Stallone per uno degli avversari di Rocky Balboa, è cadenzata sulla classica falsariga successo – caduta - rinascita. Infatti gli anni d’oro sono seguiti, come da copione, dalla dipendenza dalla droga, la prigione e il divorzio. Una storia abbastanza prevedibile qui sorretta da un lito fine decisamente inusuale in questo tipo di film. In definitiva un film costruito con abilità, ma debitore di decine di suggestioni ad altri classici hollywoodiani, prima di tutto al più volte citato Una faccia piena di pugni (Requiem for a Heavyweight, 1962) diretto da Ralph Nelson (1916 – 1987) e magistralmente interpretato da Anthony Quinn (1915 – 2001).