70ma Mostra Internazionale d'arte Cinematografica - Pagina 4

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70ma Mostra Internazionale d'arte Cinematografica
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Judi-Dench-and-Steve-Coogan-in-Philomena-487x650Philomena di Stephen Frears è davvero un bel film. Seguendo le tracce del libro The Lost Child of Philomena Lee (Il figlio perduto di Philomena Lee, 2009) scritto da Martin Sixsmith (1954), il regista segue un’anziana madre irlandese che cerca di rintracciare il figlio avuto in gioventù, da nubile, mentre era rinchiusa in un orfanatrofio religioso le cui suore l’hanno costretta a darlo in adozione. Sono gli anni cinquanta e la nascita di un figlio fuori dal matrimonio è considerata peccato mortale, peccato su cui gli istituti religiosi speculano vendendo letteralmente i piccini a coppie americane. Tale è stato anche il destino del rampollo della donna. Una volta diventato adulto il ragazzo ha mostrato preferenze omosessuali, è diventato uno dei consiglieri del presidente Ronald Reagan ed è morto causa l’AIDS. La ricerca è condotta assieme a un giornalista che è stato appena messo fuori dell’entourage del primo ministro britannico, siamo negli anni del premierato di Tony Blair, e approda alla scoperta che l’adottato è ritornato in Irlanda anni dopo e si è fatto seppellire in quella terra. E’ il quadro allucinante dell’ipocrisia e la ferocia che attraversano le istituzioni cattoliche, travolgendo l’esistenza di migliaia di giovani madri e centinaia di bambini. Il regista offre il meglio di se, mescolando ironia e dramma, riuscendo a far sorridere e piangere nel giro di poche sequenze. Grande merito va anche a Judi Dench, qui come altre volte, al massimo della sua arte recitatoria. In poche parole un film solido, duro nella denuncia e preciso nella descrizione dei caratteri, straordinario nell’orchestrazione del racconto. Un’opera di grande forza che ci sentiamo di segnalare sin d’ora agli spettatori sensibili e intelligenti.
child of godAnche Child of God dell’americano James Franco nasce da un testo letterario di grande spessore: Figlio di Dio (1974) dello scrittore nordamericano Cormac McCarthy (1933). Grande origine ma esito modesto. Siamo al limite della messa in scena della patologia con un tipo, più simile ad un animale che ad un essere umano, che vive nei boschi come un selvaggio, aggredisce le coppiette, uccide entrambi gli innamorati e trasporta il cadavere della donna nella caverna in cui ha trovato rifugio facendone oggetto di lugubri pratiche sessuali. Il tutto dovrebbe essere motivato da un’infanzia particolarmente difficile e da condizioni sociali al limite del degradato. Ipotesi che le immagini non sorreggono per nulla consegnandoci un film banale e assai poco originale. In poche parole un’opera la cui presenza in concorso si giustifica quasi unicamente con la l’esistenza di un premio destinato al miglior interprete.
28SIC-LINO MICCICHELino Miccichè (1934 – 2004) è stato uno degli intellettuali più brillanti degli ultimi decenni del secolo scorso. Nel cinema, in particolare, eccelse il suo lavoro sia come critico e saggista, sia come organizzatore e docente universitario. I figli, Francesco (regista) e Andrea (produttore) gli hanno dedicato un documentario, Lino Miccichè mio padre. Una visione del mondo, approdato alla Mostra grazie una stretta collaborazione fra la Settimana della critica e le Giornate degli autori.  Non è solo un omaggio ad uno studioso e a un attivista culturale – fa le molte altre cose inventò, assieme a Bruno Torri, la Mostra del Nuovo Cinema di Pesaro – ma il ritratto di una stagione di speranze, creatività, sogni, idee che ha alimentato un’intera generazione. Non a caso alla proiezione del film era presenta una vasta e qualificata platea che comprendeva registi e operatori culturali, professori universitari e giornalisti. Chi scrive è fra coloro che considerano ancora oggi il lavoro di Lino una delle basi della propria cultura filmica e una pietra miliare da cui è impossibile prescindere parlando del mondo che ci ha visti diventare adulti.